Sabato 12 settembre, la diocesi di Fréjus-Toulon (Francia) ha aperto ufficialmente il processo per la beatificazione della piccola Anne-Gabrielle Caron. La Chiesa esaminerà quindi se questa bambina morta a 8 anni di cancro possa essere proposta come figura di santità per il nostro tempo, in particolare per i bambini malati e le loro famiglie.
Anne-Gabrielle Caron, nata il 29 gennaio 2002 a Tolone, ha avuto un’infanzia felice. Ma nel febbraio 2009, una biopsia ossea ha rivelato che il sarcoma di Ewing l’aveva colpita alla tibia. La scoperta della sua malattia è uno shock per la sua famiglia, con coraggio, Anne-Gabrielle intraprende il suo cammino verso la santità, avendo sempre l’interesse per gli altri nel suo animo.
La piccola sapeva di poter dare una dimensione superiore, una dimensione spirituale, alle sue sofferenze offrendo la sua malattia. È per questo motivo che ha detto: «Anche se non mi piace essere malata, ho la fortuna di essere malata perché posso aiutare il Buon Dio a riportare le persone a Lui»
Si concentra in particolare sulle anime del purgatorio, i bambini piccoli ammalati e i peccatori. Sapere che la sua sofferenza non era stata sprecata confortò molto Anne-Gabrielle durante la malattia. Non cercava volontariamente di soffrire ma, non potendo evitare questa sofferenza, era felice di viverla con Gesù e partecipare così alla sua passione redentrice. «Ho chiesto al buon Dio di darmi tutta la sofferenza dei bambini in ospedale». (maggio 2009). «Questa mattina ho offerto sacrifici per le anime del Purgatorio. (…). Dimmi, pensi che le anime che avrò liberato con i miei sacrifici, potranno fare qualcosa per me quando sarò morta? Pensi che sappiano che da qualche parte sulla terra c’è una bambina di otto anni che soffre per loro?» (maggio 2009)
Il giorno dopo la sua prima comunione, il 7 giugno 2009, tutta la maturità spirituale di questa bambina si esplicita in una nota scritta sul suo diario: «A volte mi dico che il buon Dio mi dà molto: angoscia, chemio, sofferenza. Vorrei sapere perché ha scelto me, me e non qualcun altro. Ma sono disposta ad accettarlo. Ti amo mio Dio». Ha solo 7 anni.
Quando, il 23 giugno 2010, i suoi genitori le rivelano che è probabile che muoia, Anne-Gabrielle è dapprima molto spaventata, ma poco dopo rassicura la madre, che è dispiaciuta di averla ferita col suo annuncio forse troppo brutale: «Tu non mi ha fatto male, mamma. Mi sono davvero spaventata. Ma ora, anche se sono ancora un po’ spaventata, mi dico che sarò con Dio (…) C’è ancora una cosa che mi spaventa. Sono troppo piccola per morire. Come sarà in paradiso? (…)». Quella stessa sera, recitate le preghiere, confida alla madre, che la abbraccia: «Mamma, ci ho pensato. Se alla fine la chemioterapia non funziona e io muoio, va bene. (…)». Vittima di un ictus all’inizio di luglio, vivrà ancora quasi tre settimane. Spesso chiama Gesù, parlandogli come se fosse presente. Restituisce la sua anima a Dio venerdì 23 luglio 2010.
Rimanendo una bambina della sua età fino alla fine, impartisce una magnifica lezione di coraggio e speranza in mezzo alla sofferenza. «Il mio sogno più grande sarebbe guarire. Addio siringhe e farmaci, addio iniezioni e chemio. Se ciò accadesse, penso davvero che sarei molto felice. Ma dopotutto, sono molto felice anche così».
Non appena morì, ma anche da prima, molte persone intorno a lei consideravano Anne-Gabrielle una santa. Uno dei primi ad esprimere questa convinzione è stato padre Arnauld, durante la sua messa funebre. Tra i sacerdoti che hanno accompagnato Anne-Gabrielle nella sua malattia, era il più vicino, essendo cugino di suo padre e parroco di una parrocchia nel Var.
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