di Enzo Pennetta
Che questa sia la situazione è stato dichiarato implicitamente nella premessa del celebre libro “Gli errori di Darwin” scritto da J. Fodor e M. P. Palmarini, che nel 2010 gettò scompiglio nel versante darwiniano, un libro che nelle sue prime righe affermava quanto segue:
«L’adesione al darwinismo è diventata una cartina di tornasole per stabilire chi possiede una concezione del mondo “realmente scientifica”, e chi no. “Bisogna scegliere tra fede in Dio e fede in Darwin; e se si vuole essere umanisti laici, meglio optare per la seconda”. Così ci dicono. Non siamo affatto convintiche queste due opzioni esauriscano tutte quelle possibili. Ma vogliamo decisamente aderire all’albo degli umanisti laici. In effetti entrami ci proclamiamo atei – completamente, ufficialmente, fino all’osso e irriducibilmente atei. Perciò cerchiamo spiegazioni esclusivamente naturalistiche nei fatti dell’evoluzione».
Questa fortissima dichiarazione di ateismo fu il vero punto di forza del lavoro di M. P. Palmarini, ciò che permise di aggirare le difese della teoria e fare seri danni. Ma nella società della comunicazione ad alto “turnover” se un messaggio non viene ripetuto si diluisce fino a sparire, e così più che ribattere nella sostanza alle critiche contenute nel libro è stato sufficiente aspettare che il tempo facesse il suo corso, oggi, a pochissimi anni di distanza, chissà quanti ancora ricordano quel libro o vi fanno riferimento.
Ma l’intuizione di M.P. Palmarini è estremamente valida e non va fatta cadere, dovrà essere un’azione continuativa e sempre più visibile a permettere di rimuovere quell’impedimento ad un vero dibattito sull’evoluzione di tipo darwiniano messo ad arte da chi aveva intenzione a fare della teoria un dogma di fede.