L’anno che si chiude spinge a fare bilanci e quello che si apre a fare bilance. Fra i propositi più gettonati c’è infatti quello che riguarda proprio la forma fisica: mettersi a dieta, iniziare a correre o comunque a fare esercizio. Segno che quello con il nostro corpo – sia esso giovane o meno giovane – è sempre un rapporto fatto di alti e bassi e che l’accettazione di questa carne che ci costituisce è il processo di una vita. Forse per questo Vanesa Zuleta Goldberg ha scelto questo momento per fare un appello: «Ci stiamo avvicinando a questo nuovo anno, possa essere quello in cui imparerai ad amare il corpo in cui vivi e a dargli la gratitudine che merita».
Ma quello pubblicato il 27 dicembre su American Magazine è più di un augurio. È una sorta di confessione in cui la donna – laureata in teologia, da 13 anni impegnata nella pastorale giovanile – per la prima volta parla apertamente dei disordini alimentari con cui ha convissuto fin da bambina: «Sono cresciuta cattolica in una famiglia ispanica dove la fede e il cibo erano profondamente integrati nella nostra esperienza quotidiana. Il cibo però era un’arma a doppio taglio: dovevo mangiare tutto quello che avevo nel piatto, ma nel momento in cui ho iniziato a diventare più formosa, il dono del cibo è stato come una maledizione sul mio corpo». Vanesa è passata attraverso l’anoressia quando non era ancora un’adolescente, la bulimia quando era al liceo, per poi approdare al binge eating che fa vivere a chi lo sperimenta una sorta di dissociazione nel momento in cui avviene l’abbuffata. La donna ammette: «Avevo sperato di trovare conforto nella mia fede, ma ho imparato rapidamente che anche per molti cattolici il concetto “il tuo corpo è un tempio” significava “il tuo corpo è un tempio se hai braccia sottili e cosce che non si toccano” – poi prosegue – Comunque, anche se i miei disturbi alimentari avevano il controllo assoluto sulla mia vita, nascondevo la mia lotta»
Vanesa spiega di aver deciso di parlare ora poiché sa che il periodo delle Festività Natalizie è una prova particolarmente pesante per chi vive questi disturbi, quindi ha deciso di lanciare un messaggio alle donne: non siete sole. Oggi infatti questi disturbi sono molto diffusi, si stima che siano 2 milioni le persone che hanno un rapporto difficile con l’alimentazione nel nostro Paese, tra gli ultimi a parlarne anche Ambra Angiolini che ha da poco dato alle stampe un romanzo ispirato alla sua vita dal titolo InFame.
Alle donne che precipitano in questo baratro, soprattutto quelle cattoliche, Vanesa regala tre consigli: «Primo, il tuo corpo è davvero un tempio. E le sue dimensioni, le sue curve, le sue smagliature, le sue fossette, la sua cellulite, la sua forma – tutte le cose che il mondo considera imperfezioni – sono segni belli della tua esistenza marcata in questa vita. Segni che vivi, respiri e ti muovi con grande scopo. Chi siamo per limitare dove Dio può risiedere? Secondo, è giusto cercare aiuto. Per anni ho vissuto isolata, nascosta nel segreto del mio disturbo alimentare. C’è stato un tempo in cui ho pensato che avrei potuto semplicemente pregare per eliminare il mio disturbo alimentare. In realtà, la preghiera non è e non dovrebbe essere la nostra unica risorsa per la guarigione. Dio non limita la nostra guarigione a un solo sentiero. Infine non cadere nella trappola che devi perdere peso o ingrassare per essere una persona migliore o per meritare l’amore. I nostri corpi sono templi a causa del grande amore ristoratore che viene da Cristo, un amore che considera ogni singolo corpo degno di essere liberato qualsiasi vergogna».
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