Dieci anni fa, il 21 aprile 2005, il parlamento spagnolo approvò la legge che autorizza i “matrimoni” omosessuali con 183 voti favorevoli, 136 contrari e sei astensioni.
Il Codice Civile è stato così modificato in ben 16 articoli, sostituendo parole "marito" e "moglie" con l’asessuato (o così si pretenderebbe) “coniugi” nonché "padre” e "madre" con "genitori" (come se una coppia omosessuale potesse davvero generare una nuova vita senza ricorrere all’aiuto eterosessuale esterno alla coppia).
L'articolo 44 è stato poi ampliato con questa frase: «Il matrimonio avrà i medesimi requisiti e gli stessi effetti sia che le parti contraenti siano di sesso uguale sia che il sesso sia differente»,
Ebbene il Partito Popolare, all’epoca all’opposizione, in teoria più in sintonia con il diritto naturale e con il mondo cattolico, protestò mettendo in discussione l’intrinseca costituzionalità della legge, ma una volta giunto al potere non ha mosso un dito per abolirla. E così ha lasciato completamente orfana quella parte non piccola della società civile che sa benissimo che, per quante leggi possa varare il parlamento, come un carciofo non diventerà mai un semaforo così l'unione di due uomini o di due donne non sarà mai un matrimonio.