Il 6 marzo 2018 papa Francesco le ha riconosciuto ufficialmente il martirio in difesa della castità. È stata beatificata il 1° settembre 2018 presso lo Stadio Lokomotíva a Čermeľ, distretto di Košice. Le sue reliquie sono venerate nella cattedrale di Santa Elisabetta a Košice e nella chiesa parrocchiale di Vysoka nad Uhom. La memoria liturgica cade il 20 novembre: si tratta della beata Anna Kolesárová.
Comunemente chiamata Anka, nacque nel villaggio di Vysoka nad Uhom, presso la città di Michalovce, nell’attuale Slovacchia. Secondogenita dei contadini Ján Kolesár, detto Hruška, e Anna Kušnírová, venne battezzata il giorno dopo la nascita. A dieci anni sua madre morì, rendendola l’unica donna responsabile della casa e del fratello maggiore, Michal. Una vita semplice, scandita da impegni domestici, senza troppo tempo libero per giocare con le amiche. Nonostante gli impegni, Anka avrebbe sempre riservato il suo tempo migliore a Dio: la bambina aveva la bella abitudine di andare ogni giorno alla Messa insieme alle sue amiche una volta terminate le faccende domestiche.
Nell’autunno del 1944, durante la fase conclusiva della Seconda guerra mondiale, la tranquilla esistenza del villaggio venne sconvolta. Durante la sanguinosa campagna sul fronte dell’Europa orientale, il villaggio di Michalovce divenne teatro di scontro, per cui i contadini locali furono costretti a trasformare gli scantinati delle loro case in rifugi a causa degli intensi bombardamenti. Il 22 novembre dello stesso anno, una truppa dell’Armata Rossa (nome ufficiale dell’esercito dell’Unione Sovietica defunta) entrò nel villaggio di Anna.
Ján Kolesár e i suoi familiari si nascosero nella cantina della loro abitazione. Ma un soldato russo ubriaco, durante la perquisizione della casa, scoprì il nascondiglio. Su suggerimento del padre, Anna uscì per dare al soldato qualcosa da mangiare e da bere, così da dimostrare che la famiglia non era pericolosa. Indossava un abito nero, ereditato dalla madre. Su indicazione dei vicini tutte le ragazze del villaggio si erano accordate per abbigliarsi così in modo da sembrare più adulte, sperando di non destare attenzioni indesiderate da parte degli occupanti.
Tuttavia, a nulla servì l’abbigliamento. Il soldato iniziò a rivolgerle proposte sconvenienti. Di fronte al rifiuto di lei, le intimò di concedersi a lui, pena la morte. Anna riuscì a liberarsi dalla sua stretta cercando di tornare in cantina, ma l’aggressore fu più veloce di lei e le chiese di dire addio alla sua famiglia: «Addio, papà! Gesù, Maria, Giuseppe!» queste furono le sue ultime parole, prima di morire, colpita dal fucile del militare. Aveva sedici anni. Nonostante i combattimenti in corso in tutto il villaggio, Anna venne seppellita la sera del giorno successivo.
Il funerale venne svolto in segreto, senza nemmeno la presenza di un sacerdote. I riti vennero compiuti la settimana seguente, il 29 novembre, da parte di padre Anton Lukáč, parroco del vicino villaggio di Pavlovce nad Uhom. Si è ritrovata una scritta in latino ad opera del parroco sul registro parrocchiale di Pavlovce: «Hostia sanctae castitatis», «Vittima della santa castità». Fu solo in seguito che padre Lukáč si mise ad indagare sulle circostanze della morte della ragazza, interrogando gli abitanti del villaggio e ottenendo deposizioni firmate da parte di cinque testimoni. Emerse che la ragazza, poco prima dell’aggressione, si era confessata e accostata all’Eucaristia.
Più tardi, nel 1957, un altro sacerdote dello stesso villaggio, il gesuita padre Michal Potocký, proseguì a raccogliere le testimonianze. Tuttavia, al termine del conflitto, la difficile situazione politica sorta in Cecoslovacchia rese impossibile la menzione dell’accaduto e le pubbliche adunanze sul luogo della sepoltura. A seguito della caduta del regime, la gente riprese a parlare di Anna e della sua eroica morte. Nel 1999 un gruppo di studenti di Košice, dopo aver conosciuto la sua storia, decise di andare in pellegrinaggio nei luoghi dov’era vissuta. In seguito, venne fondata l’associazione Domcek (in italiano “Casa”), a lei dedicata, che organizza eventi e momenti di preghiera per i giovani.
La diocesi di Košice ha avviato le fasi iniziali della causa per l’accertamento dell’effettivo martirio di Anna in difesa della castità. Il nulla osta da parte della Santa Sede è giunto il 3 luglio 2004. Il 2 aprile 2005, durante il raduno dei giovani della diocesi di Košice, si è aperta l’inchiesta diocesana, conclusa il 14 febbraio 2012 e convalidata il 14 giugno 2013. I resti mortali di Anna, prima della beatificazione, riposavano nel cimitero del suo villaggio. Sopra di essi c’era una lapide che riportava il motto di san Domenico Savio: «La morte ma non peccati». (Foto: Screenshot, TV LUX – YouTube – Pexels.com)
Potrebbe interessarti anche