La Chiesa americana non sta a guardare. Così, a pochi giorni dalla notizia della terrificante approvazione nello Stato di New York, avvenuta il 22 gennaio scorso, del cosiddetto Reproductive Health Act (RHA), legge fortemente voluta dai democratici – e in particolare dal governatore Andrew Cuomo, che ha apposto la sua firma nella stessa giornata – che consente di abortire fino al nono mese di gravidanza praticamente per qualsiasi ragione, il mondo cattolico americano reagisce con forza. E reagisce, cosa assai significativa (e per nulla scontata), guidata dai propri vescovi, decisi a non far passare sotto silenzio questo abominio. Per brevità, ci limitiamo a riportare due esempi a questo proposito.
Il primo è quello di monsignor Thomas Tobin, vescovo di Providence, nello Stato del Rhode Island (da non confondersi con il cardinale e arcivescovo di Newark Joseph Tobin, sostenitore delle idee a favore del mondo Lgbt di padre James Martin), il quale su Twitter ha diffuso un cinguettio a dir poco esplosivo. «Ci sono politici pseudo cattolici simili a Cuomo in quasi tutti gli stati», ha infatti affermato Tobin, spiegando che ciò accade perché la «Chiesa ha perso la sua capacità/volontà di disciplinarli molto tempo fa, ed è difficile ripristinare quella disciplina ora». La definizione di Andrew Cuomo come politico «pseudo cattolico» è pesantissima e inedita se si pensa al tono flautato degli interventi cui ci hanno abituato tanti pastori, ma utile a far capire lo stato d’animo di Tobin, e non solo.
Sì, perché un altro che non le ha mandate a dire al governatore dello Stato di New York c’è, è monsignor Robert Barron, vescovo ausiliare di Los Angeles, il quale – per chi non lo sapesse – risulta uno dei cattolici più seguiti al mondo sui social media. I suoi video su YouTube sono infatti stati visualizzati oltre 30 milioni di volte e ha oltre 1,5 milioni di follower su Facebook e il suo sito, WordOnFire.org, raggiunge milioni di persone ogni anno. Ed è proprio sul suo portale che mons. Barron ha pubblicato un lungo intervento con cui ha preso di mira non soltanto il RHA, definito «ripugnante», ma anche l’esultanza dei democratici alla sua approvazione, apostrofata come «un’esibizione deprimente» e «particolarmente irritante», con l’uccisione dei bambini macabramente elevata a «questione di celebrazione».
La soddisfazione politica per questa legge, ha aggiunto Barron, altro non è che la conseguenza di «un’ideologia, che è una struttura concettuale che rende ciechi alla realtà». Per esplicitare meglio questo concetto, il vescovo americano ha poi fatto anche un esempio, tirando in ballo Mario Cuomo (1932-2015), padre di Andrew ed anch’esso governatore newyorkese dal 1983 al 1994. Ebbene, una volta, in un discorso tenuto nel 1984, Cuomo ebbe a presentarsi come un «cattolico modello» ma, quando toccò il tema dell’aborto, da un lato si dichiarò contrario a tale pratica ma, dall’altro, si disse contrario anche a perseguirla essendo rappresentante non dei soli pro life ma di «tutto il popolo».
Un ragionamento che fa acqua da tutte le parti, secondo il vescovo ausiliare di Los Angeles, utile però a capire come mai «nell’arco di una singola generazione si sia passati, per quanto riguarda l’aborto, da una tolleranza riluttante ad una celebrazione sfrenata». Il che suona come un evangelico invito a considerare che dai frutti si conosce l’albero, con l’albero che in questo caso – per riprendere Tobin – è quello di una Chiesa che sta perdendo e in diversi ambiti ha purtroppo già perso la sua capacità di formare ed educare come si deve.
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