Ascoltiamo i giovani! Quante volte lo si sente ripetere? Di continuo. Che si parli di politica o di economica, di lotta al riscaldamento globale o di contrasto al razzismo, il monito ritorna costantemente: ascoltiamo i giovani. Eppure, questa esortazione non sembra valere sempre, neppure nel mondo cattolico, dove la voce giovanile è sì preziosa, ma non sempre. Per esempio, non quando chiede alla Chiesa di non farsi tentare dall’omologazione alla cultura dominante. Esagerazioni? Forse.
Sta di fatto che in Irlanda, nazione fino a pochi anni fa celebre proprio per la sua cattolicità, un gruppo di giovani ha sentito la necessità di prendere carta e penna per scrivere una lettera contenente una denuncia molto pesante: quella di mancato ascolto. Le loro voci – lamentano gli autori di questo messaggio – non sono state ascoltate nel processo che ha portato al Sinodo sulla Sinodalità a Roma. Il che è già grave, ovviamente. Ma lo diventa ancor più vedendo due cose.
La prima è il numero non piccolo di firmatari di questa lettera – 500 tra ragazzi e ragazze; la seconda è il contenuto di questo appello con cui, una volta tanto, non si chiedono aperture, svolte, riforme, rivoluzioni, modifiche dottrinali né lifting pastorali. Niente di tutto questo. Quei giovani irlandesi, semplicemente, si pongono non solo nel solco dell’insegnamento cristiano, ma lo fanno con gioia e gratitudine, per quella guida fondamentale la Chiesa riesce a dare loro; e della forse neppure tutti i pastori sono spesso consapevoli.
«Come giovani fedeli cattolici», recita la lettera dei 500, «accettiamo pienamente e abbracciamo con gioia l’insegnamento e la pratica della Chiesa, e non desideriamo che l’insegnamento della Chiesa sia cambiato o riformulato. Sulla base di questo fatto, desideriamo affermare categoricamente che riteniamo che non esista un conflitto tra l’insegnamento della Chiesa e il Sensus Fidei […] Suggeriamo umilmente che queste preoccupazioni emergenti siano un invito a comunicare meglio gli insegnamenti della Chiesa».
Visto? Una dichiarazione di amore incondizionato verso la Chiesa, senza proposte più o meno indecenti né pressioni per cambiare questo e quello. Eppure, come riporta la Catholic news agency, le voci di questi giovani «non sono state ascoltate nel processo» di avvicinamento «al Sinodo sulla Sinodalità a Roma». Di qui la lettera, inviata sia ai vescovi d’Irlanda sia al Comitato direttivo sinodale, incaricato di raccogliere e sintetizzare le risposte alle domande poste nei recenti questionari per il Cammino sinodale irlandese. Tutto bene quel che finisce bene, dunque? Non esattamente.
Se infatti c’è bisogno che centinaia di giovani debbano mobilitarsi semplicemente perché il loro amore e la loro fedeltà alla Chiesa sia tenuta in considerazione, evidentemente qualcosa non torna. D’accordo, come diceva già il cardinale Giacomo Biffi, che oggi è l’ortodossia a fare notizia. Ma qui siamo un passo oltre, con il primo che passa che, di fatto, viene più ascoltato di chi invece si sforza di vivere il Vangelo ogni santo giorno. Si dirà che pure il figlio prodigo ebbe la precedenza sul figlio fedele, e in un certo senso è vero. Ma egli si pentì del suo passato; mentre chi oggi chiede alla Chiesa di cambiare pare provi sentimenti ben diversi.
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