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Altolà di 100 femministe alla Schlein sull’utero in affitto
NEWS 13 Aprile 2023    di Federica Di Vito

Altolà di 100 femministe alla Schlein sull’utero in affitto

Elly Schlein messa alle strette sull’utero in affitto. È tempo che dica la sua. Ed è una lettera aperta firmata da oltre 100 femministe indirizzata alla leader dem nella giornata di ieri a chiederlo. L’appello alla leader del Pd non arriva da ambienti molto lontani dalla Schlein – delle cui difficoltà di leadership abbiamo raccontato anche nell’ultimo numero della rivista (qui per abbonarsi) -, bensì piuttosto rappresentativi del progressismo, perché si tratta di attiviste del movimento delle donne di tutta Italia, dell’Udi, di Arcilesbica, della Libreria delle donne di Milano, della Casa delle donne di Pesaro, di alcuni centri antiviolenza e operatrici della salute delle donne.

Nella lettera, le attiviste chiedono alla leader un incontro esprimendo il loro «profondissimo dissenso contro la surrogazione di maternità (gpa), oggi da troppe parti raccontata come solidarietà quando invece consiste in un mercato dannoso e degradante». Non fanno mistero di accusare il Pd, che in queste ultime settimane si è prodigata per la causa della registrazione dei figli delle coppie omogenitoriali, di legittimare di fatto la pratica dell’utero in affitto – anche se la Schlein non ha mai espresso con chiarezza la propria contrarietà in tal senso.

Chiedono apertamente di «non lasciare questo tema alla destra, che lo distorce per piegarlo a un progetto di riaffermazione della famiglia tradizionale», spiegando poi in una nota: «I nati da gpa sono protetti dalla legge italiana, benché i committenti si siano recati all’estero aggirando la legge italiana la vieta. Infatti l’adozione in casi speciali (a seguito della sentenza n.79 del 2022 della Corte Costituzionale) garantisce alla creatura lo stato di figlia/o dell’adottante, realizzando il suo pieno inserimento nell’ambiente familiare».

La loro richiesta sarebbe quella di «disincentivare il ricorso alla surrogazione di maternità all’estero, proponendo una legge che permetta alle coppie etero e omosessuali e alle/ai single che lo desiderano l’adozione in tempi ragionevoli». È poi notizia di questi giorni che una coppia di Novara, che ha fatto ricorso alla pratica dell’utero in affitto in Ucraina, andrà a processo.  Anzi, sarà precisamente il padre biologico – che aveva “donato” il seme – a doversi presentare in tribunale, la madre è stata prosciolta probabilmente per non avere alcun legame biologico con la bambina.

La coppia, dopo aver commissionato tramite una clinica in Ucraina una gestante per la gravidanza, ci ha ripensato non “ritirando” mai la bambina e affidandola alle cure di una tata. Aveva accusato la clinica di non aver usato il seme del padre, ma perfino dopo un test del Dna che ha confermato la paternità si è rifiutata di prendersi cura della bambina, che oggi ha due anni e mezzo e vive con la famiglia adottiva in Piemonte. La tata ucraina ha denunciato la coppia facendo scattare le indagini che oggi accusano il padre di abbandono di minore. L’uomo rischia da sei mesi a cinque anni di reclusione.

Se non bastasse il buon senso, sono questi fatti a mettere a nudo la realtà che si cela dietro ai “genitori intenzionali” e alla “gravidanza solidale”. La realtà è che si tratta di un contratto commerciale, niente di più. Non sono rari i casi in cui le coppie scelgono solo uno tra due gemelli – ovviamente quello sano e non il bambino con la sindrome di Down -, oppure rifiutano l’onere di genitori, quella carica prima tanto desiderata, quando scoprono che il figlio commissionato non gli somiglia abbastanza.

Proprio per questo, le agenzie più specializzate hanno inserito un premuroso «riavvio del programma scelto in caso di decesso del nascituro entro il 7° mese e fino a 20 giorni dopo la settimana 36, senza nessun costo aggiuntivo». Soddisfatti o rimborsati, a tutti gli effetti. Si tratta di capricci, di desideri irrefrenabili che non tengono conto del bambino, e che la società è pronta a sostenere a fronte del valore di 130 miliardi di dollari che il mercato dell’utero in affitto stima di raggiungere entro il 2032. Allora ai giornali mainstream che in questi giorni sembrano strapparsi le vesti per i bambini abbandonati negli ospedali, sarebbe bene ricordare che ce ne sono centinata ogni giorno di bambini per cui prodigarsi. Quelli silenziosamente abortiti o accantonati come merce sulla cassa, nell’indifferenza generale. (Fonte foto: Imagoeconomica)

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