In un romanzo di Niko Kazantzakis, «Il poverello di Assisi», pubblicato negli anni Settanta, si legge che un giorno, frate Leone, sempre attento a ciò che stava accadendo nella vita del padre e fratello Francesco, mentre si trovavano a La Verna, lo sentì piangere e, anche se con difficoltà, lo intese pronunciare questa frase: «L'amore non è amato, l'amore non è amato». Con grande rispetto, come si entra nel santuario della più profonda intimità di un uomo di Dio, Leone gli chiese: «Perché piangi fratello Francesco?» Francesco non rispose, semplicemente continuò: «L'amore non è amato, l'Amore non è amato».
Leone, forse per consolarlo, ma anche sinceramente convinto di quello che gli voleva dire, interruppe il pianto di Francesco e replicò: «Francesco, non credi di aver già fatto abbastanza per Gesù, lasciando tuo padre e tua madre, e indicando ai tuoi amici un futuro luminoso?» E Francesco rispose: «No, non basta».
«Ma Francesco – continuò Leone – non hai già fatto abbastanza spogliandoti dei tuoi bei vestiti e restando nudo davanti a tutti, andando a mendicare per le strade della tua città, abbracciando un lebbroso… fino al punto da essere preso per folle?» Francesco ancora rispose. «No, non abbastanza».
Per la terza volta, Leone insistette: «Francesco, non ti bastano le sofferenze nella carne che ti procurano le stimmate, la ribellione e la disobbedienza di alcuni dei nostri fratelli, la malattia degli occhi?». E Francesco di nuovo, e questa volta ad alta voce gridò: «No, non basta, non basta, non basta». E così concluse: «Scrivi e ricorda nel tuo cuore, frate Leone, Dio non è mai abbastanza».
«Dio non è mai abbastanza», questa è la risposta sconcertante di S. Francesco. Anche se per Dio e nel suo nome, egli in realtà aveva già fatto tante cose, tuttavia, questo ancora non bastava, ancora sentiva di dover gridare: «L'amore non è amato». Era il grido di un amante che sempre ha l'impressione di fare troppo poco per l'amato… S. Francesco ci insegna così la grandezza della vocazione religiosa, in cui Dio non è «soddisfatto», non si accontenta di una parte della nostra vita, di un momento di preghiera, di una parte del nostro tempo… Dio vuole tutto il nostro essere, tutto il nostro cuore, chiede di essere amato con tutto noi stessi (mente, cuore, intelligenza, forze, volontà, passione)! Solo per chi è disposto a spendersi per il Signore in tal modo, la vita consacrata e la vocazione francescana hanno senso.