Siamo all’ Abbazia di Santa Maria a Boulaur, un paesino miniscolo di 150 anime nel dipartimento di Gers, nella regione Occitania, sud-ovest della Francia, diocesi di Carcassonne. Qui dal 1949 vive una comunità di monache cistercensi che si è andata affievolendo nel tempo fino a quando, nel 1979, le suore rimaste decisero di pregare per avere nuove vocazioni, una supplica accolta poiché oggi le monache sono 27 (saranno 31 a settembre) e la loro età media è 45 anni, molte sono dunque nate proprio negli anni in cui le loro consorelle più adulte domandavano al cielo nuove le vocazioni.
Il convento è un monastero del XII secolo, dichiarato monumento storico nel 1972, che però necessitava di una grande opera di restauro, il cui preventivo per la spesa ammontava a 4 milioni e mezzo di euro. Da 5 anni le suore stavano pensando a questo restauro unito ad un rilancio della loro produzione, che fosse in grado di garantire loro una vita dignitosa e nello stesso tempo facesse del monastero un centro stabile e attraente. Ed è qui che è stato pensato il progetto Grangia 21. La grangia è una costruzione che, nei complessi edifici monastici medievali, aveva lo scopo di conservare i prodotti ricavati dalla coltivazione dei terreni annessi alle abbazie.
L’obiettivo di Grangia 21 non è altro che la riproduzione di un’antica fattoria monastica, che consentirà alle suore di prendersi cura di tutta la loro catena di produzione, utilizzando le risorse della loro proprietà di 112 acri: dagli alberi da frutto alle mucche e ai maiali allevati all’aperto. Il progetto include la ricostruzione di una grande stalla – che dovrebbe essere pronta ad accogliere il bestiame per Natale – e del laboratorio di lavorazione in cui vengono prodotti formaggi, marmellate, paté e farine, ma anche la costruzione di una biblioteca per ospitare i manoscritti conservati nel monastero, molti dei quali risalgono al XIII e XIV secolo e anche un servizio di ospitalità per i pellegrini.
Il progetto è stato lanciato lo scorso anno con un video che ha avuto un numero altissimo di condivisioni e si appoggia a una piattaforma di crowdfunding di ispirazione cristiana, CredoFunding, grazie alla quale ha potuto raccogliere numerose donazioni, ma molto c’è ancora da fare.
«Il nostro scopo non è solo quello di guadagnarci da vivere per i prossimi 30 anni – spiega Suor Anne, che supervisiona il progetto – Vogliamo costruire per l’eternità, costruire qualcosa che passi alle future generazioni e il Medio Evo è un esempio perfetto per questa filosofia».
In questo rilancio della propria comunità, le suore sperano anche di creare un luogo in grado di attrarre pellegrini da diverse parti della Francia e non solo, aiutando anche economicamente un territorio poco popolato e relativamente povero. Già adesso per i lavori di ristrutturazione stanno coinvolgendo manodopera locale.
«Non avremo i buoi come nel dodicesimo secolo ma i nostri amici americani saranno sicuramente orgogliosi del nostro trattore John Deere – commenta ancora suor Anne ricordando che così come il dinamismo dei monasteri medievali ha permesso alla Chiesa di crescere e modellare in il paesaggio culturale dell’Occidente, così il radicamento del Vangelo nella cultura europea di oggi può avvenire «solo attraverso un rinnovamento monastico in grado di toccare le anime moderne»
Potrebbe interessarti anche