Uno studio condotto a settembre dal Wall Street Journal avrebbe mostrato come l’uso di Instagram, fosse collegato al peggioramento della salute mentale delle ragazze. Non solo, Facebook, possessore di Instagram dal 2010, ne sarebbe a conoscenza.
La stessa società di Zuckerberg aveva commissionato degli studi interni che hanno rivelato la triste verità: la salute mentale degli adolescenti, già in declino, è messa in pericolo dall’uso dei social. Recentemente, il New York Times ha poi dato voce ad alcune ragazze del liceo che non sarebbero rimaste sorprese dai risultati dello studio, ammettendo quanto il social dei filtri e delle interazioni facili avesse sviluppato in loro disturbi di percezione del proprio corpo.
Lo studio di settembre è stato ampiamente discusso e non fornisce i dati per una correlazione certa tra uso dei social e salute mentale degli adolescenti. Certamente, però, lascia spazio a riflessioni e interrogativi.
Dati alla mano: dal 2001 al 2017, i tassi di depressione adolescenziale sono incrementati del 60%, con maggiori aumenti tra le donne. Il numero di ragazze di età compresa tra 12 e 17 anni che richiedono consulenze o cure per disturbi di salute mentale tra cui ansia, depressione e pensieri suicidi è aumentato dell’11% tra il 2005 e il 2018. Il suicidio, la seconda causa di morte per i giovani in età scolare nel 2018, è aumentato del 62% tra il 2009 e il 2018 in questa fascia di età. Anche le visite al pronto soccorso per lesioni autoinflitte sono in aumento tra i giovani. Dal 2009 al 2015, i tassi di autolesionismo sono aumentati del 18,8% all’anno nelle ragazze di età compresa tra i 10 e i 14 anni e del 7,2% per le donne di età compresa tra i 15 e i 19 anni tra il 2008 e il 2015.
Lo scenario è chiaro, ma esiste realmente un’associazione tra questi dati e l’uso dei social?
Una cosa è certa: numerosi studi mettono in correlazione quantomeno il tempo trascorso sui social e la salute mentale dei ragazzi. Tra i tanti, compaiono i dati di un’indagine statunitense effettuata su oltre un milione di giovani che ha misurato il benessere psicologico sulla base di indicatori quali l’autostima, la soddisfazione di vita e la felicità. Dai dati si evince come gli adolescenti che trascorrono più tempo sugli smartphone abbiano maggiori probabilità di avere problemi di salute mentale rispetto a quelli che ci trascorrono meno tempo.
È interessante anche evidenziare la differenza che intercorre tra ragazzi e ragazze. Uno studio del 2021 scritto da Cooper McAllister, sulla base di una ricerca britannica rappresentativa a livello nazionale, ha esaminato gli effetti della tecnologia digitale sugli adolescenti di età compresa tra 13 e 15 anni. È stato scoperto che, mentre il 7-8% dei ragazzi ha mostrato sintomi depressivi clinicamente significativi o ha commesso atti di autolesionismo, ben il 20% delle ragazze ha mostrato sintomi depressivi o ha commesso atti di autolesionismo.
La discriminante sembrerebbe rappresentata proprio dall’uso dei social: i ragazzi hanno trascorso meno tempo sui social rispetto alle ragazze, anche se i primi hanno trascorso più tempo in altre attività online, come i giochi.
Di fronte a tutto ciò non credo si debbano aspettare dati certi per iniziare a concentrarci sul problema e tentare di trovare una via d’uscita. Vengono chiamate all’appello parrocchie, comunità e famiglie. Innanzitutto informando e informandosi. Proprio dai luoghi frequentati dai giovani potrebbero partire le informazioni necessarie alle famiglie per riflettere sui potenziali rischi dei social. L’organizzazione di movimenti quali #devicefreedinner (il quale inviterebbe le famiglie a metter via il telefono durante la cena) aiuterebbe alla sensibilizzazione.
Occhio però a pensare che un semplice hashtag possa fornirci la soluzione definitiva. Alla base rimangono sempre la cura, l’attenzione e il bisogno impellente di guardarsi negli occhi prima che attraverso gli schermi. La migliore fonte di orientamento rimane sempre un’autostima fondata sulla bellezza del reale, che mai potrà essere sostituita da filtri o like. Non basta stabilire un limite di tempo o curiosare tra le chat degli adolescenti, urge il bisogno di diventare noi per primi i custodi di quella Bellezza. (Fonte)
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