Questi, lo si è scritto più volte recentemente, sono i tempi dell’ultracattolico, nei quali qualunque fedele rivendichi il proprio credo – senza accoppiarlo con aggettivi rassicuranti come «adulto», «moderato» o meglio ancora «progressista» – rischia. Che cosa? Ma di essere presentato come un pericoloso esaltato, se non perfino come un fondamentalista.
Sfortunatamente, a dare manforte a questa interpretazione totalmente sbilanciata e caricaturale dell’identità ci si mettono ormai anche le dichiarazioni di alcuni prelati, le cui parole sembrano strizzare l’occhio più ai titoloni della stampa mainstream che alle pecore delle quali, per dirla con Papa Francesco, costoro dovrebbero portare addosso «l’odore».
Un esempio al riguardo viene da quanto dichiarato da monsignor Ludwig Schick, arcivescovo metropolita di Bamberga, il quale, nel corso di un’intervista a domradio.de, come ha notato il sito Lifesitenews, ha espresso concetti che sembrano rafforzare quella caccia all’ultracattolico – qualsiasi cosa questo concetto significhi – che anche in Italia, come dimostrano le reazioni all’elezione del leghista Fontana a Presidente della Camera (poi chiamato e ringraziato da Papa Francesco per il suo primo discorso), la cultura dominante apertamente promuove.
Il prelato tedesco, nello specifico, ha criticato le «tendenze estremiste di destra tra alcuni difensori dei diritti della vita». «Quando si parla di dialogo interreligioso», ha poi aggiunto, «ci sono tendenze di destra radicale che rifiutano le altre religioni perché insistono esclusivamente sulla loro immaginaria posizione cattolica. Scorgo lì dei problemi, ma problemi che devono essere affrontati e superati».
A seguire, monsignor Schick si è detto preoccupato della tendenza a «limitare la libertà degli altri per salvare la nostra stessa vita, la nostra stessa libertà, il nostro stesso futuro». Ora, a parte che è curioso che un arcivescovo cattolico si concentri sulla libertà prima ancora che sulla verità – dal momento che è la seconda a fondare la prima, e non viceversa –, stupisce anche che si mescolino con tanta disinvoltura le posizioni pro life con quelle del «dialogo interreligioso». I due temi, infatti, sono diversi.
E la prima evidenza, a quanto pare dimenticata, è che per combattere l’aborto, la fecondazione extracorporea, l’eutanasia e in generale tutte le minacce alla vita la fede è senza dubbio fondamentale, ma non è necessaria. Strano che degli arcivescovi cattolici ricordino tale concetto; esattamente com’è strano che, in ogni caso, si critichino i fedeli che pensano che la fede vera sia una soltanto, dimenticano che in Germania le emergenze sembrano altre: tipo i fedeli che lasciano. Sono stati 360.000 solo 2021, come notato dal Timone. Ma forse, c’è da temere, a qualcuno tutto questo non dispiace poi così tanto (Foto: Facebook).
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