Jozef De Kesel è il nuovo arcivescovo di Bruxelles-Malines, dopo che le dimissioni del predecessore, André Leonard sono state accettate dal papa al compimento dei 75 anni di età con una rapidità certamente inusuale. Ma Leonard, aggredito anche fisicamente per la sua difesa della dottrina cattolica, era considerato evidentemente troppo conservatore. In particolare nel panorama della Chiesa belga, o di quello che ne resta.
I dati della vita cattolica belga così come di quella olandese, sono indice di un esaurimento neanche tanto lento. Nell'anno scolastico 2014-2015 ci sono in tutto il Belgio circa 100 seminaristi, di cui solo 20 al primo anno. Ad Anversa, la diocesi di mons. Bonny, la punta di diamante del progressismo stile Danneels, per un milione di abitanti ci sono 4 seminaristi di cui 1 al primo anno. I cattolici che vanno a messa la domenica sono sotto il 5 per cento; i battesimi, che nel 1967 erano al 97 per cento, ora sono sotto il 50 per cento.
C’è da chiedersi, così per curiosità, perché la creatività che papa Francesco ha dimostrato a Palermo e Bologna non sia stata esercitata a Bruxelles, dove il nuovo arcivescovo è frutto e parte integrante di una gerarchia che non sembra poter vantare molti meriti. Ma forse nelle Conferenze episcopali “progressiste” certi problemi non si pongono. E poi De Kesel, aperto alla modifica del celibato per i sacerdoti, e per cui l'ordinazione femminile è qualche cosa di negoziabile, è stato ausiliare a Bruxelles del discusso cardinale Godfried Danneels, amico e consigliere privilegiato del Pontefice. Con tali garanzie che problemi ci sono? O forse mancava il materiale perché la creatività potesse esercitarsi…