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Abusi del clero in Belgio: il 76% delle vittime sono maschi
news
15 Febbraio 2019

Abusi del clero in Belgio: il 76% delle vittime sono maschi

Lo scandalo legato agli abusi nella Chiesa non sembra arrestarsi e, da qualche tempo, non passa quasi settimana in cui non escano rapporti o indagini sul fenomeno a livello nazionale, dei singoli Paesi. L’ultimo report in tal senso viene dal Belgio. È un documento corposo, di circa 400 pagine, che raccoglie numeri complessivamente sconvolgenti. Prima di entrare più nel dettaglio, una premessa fondamentale: si tratta di un’indagine seria, effettuata con il placet delle gerarchie ecclesiastiche e, in particolare, del cardinale Jozef de Kesel di Bruxelles. Lo si sottolinea non certo per sminuire la gravità di quanto l’indagine in questione ha rilevato – tutt’altro -, ma solo per ribadire che, se c’è una realtà interessata a far luce su questi crimini, essa è anzitutto la Chiesa cattolica.

Bene, questo documento, che va a sommarsi ad uno simile recentemente pubblicato in Germania, è una raccolta delle testimonianze e delle segnalazioni di 1.054 vittime di abusi da parte del clero che, negli anni, si sono decise a raccontare il loro tragico vissuto. La grande maggioranza di queste vittime – il 73% – al momento degli abusi subiti aveva un’età compresa tra i 10 e i 18 anni; erano dunque minorenni adolescenti. Minorenni che, per lo più, sono stati violentati nell’ambito di scuole cattoliche e parrocchie. Non che questo ne attenui la gravità, sia chiaro, ma si tratta di fatti per lo più non recentissimi: il 92% di quelli raccolti in questo volume, realizzato sotto la supervisione di Manu Keirse, professore di psicologia di Leuven, risalgono infatti a 28 anni fa e oltre.

Il dato più sconvolgente di questo rapporto, però, è un altro, e riguarda l’identità di queste vittime, che nel 76% dei casi erano di sesso maschile. Una percentuale lampante e che, a detta di alcuni, evidenzia per forza di cose una qualche correlazione tra pedofilia o, quanto meno, pederastia e tendenze omosessuali. Del resto, non è la prima volta che un dato simile viene messo in luce. Basti pensare alla risultanze del tutto simili emergenti dal report realizzato dal Grand Jury della Pennsylvania sugli abusi avvenuti dal 1947 ad oggi in sei diocesi dello stato americano. Non solo.

Come ha avuto modo di ricordare Paul Sullins, sacerdote docente di Sociologia presso la Catholic University of America, i due report – uno del 2004 e l’altro del 2011 – realizzati dal prestigioso John Jay College of Criminal Justice, ancora una volta su commissione ecclesiastica, per studiare i casi segnalati di abusi sessuali da clero tra il 1950 e il 2002, e tra il 2002 e il 2010, evidenziavano come l’80% delle vittime degli abusi non fossero né ragazze, né bambini pre-pubescenti (vera pedofilia), ma pre-adolescenti e adolescenti. Tanto è vero che Sullins, con riferimento a quei dati, ha parlato di “sottocultura omosessuale” interna alla Chiesa.

Le risultanze della nuova indagine sulla pedofilia in Belgio, quindi, così originali non sono. Sottolineano semmai qualcosa di già noto, anche se spesso non rimarcato e curiosamente ignorato pure dai media. L’auspicio – considerando che di questo documento si inizia a parlare negli stessi giorni dell’uscita di Sodoma, il libro-inchiesta del sociologo omosessuale Frédéric Martel, secondo cui l’80% dei prelati di curia sarebbe omosessuale – è che dunque nella Chiesa ci si decida, in modo risolutivo, ad affrontare la questione dell’omosessualità nel clero. Il libro di Martel, che pure si prospetta non proprio preciso e a volte chiaramente tendenzioso, quindi solleva una questione non nuova, intendiamoci, ma che troppo a lungo è stata sottovalutata, alla stregua di polvere da mettere sotto il tappeto.

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