Ci mancava anche il tutorial per abortire. Dio ce ne scampi, ma è quanto è accaduto in Messico dove una donna di 35 anni ha provato ad abortire con una pillola di misoprostol (uno dei due principi attivi della RU 486, usata negli aborti chimici) salvo però andare incontro a una fortissima emorragia. È stata salvata da un medico che però adesso è finito nel mirino delle femministe locali che lo hanno accusato perché ha cercato di salvare le due vite. La donna ha perso il bambino perché è arrivata in ospedale con un aborto incompleto, ma si è salvata e ora sta bene.
Il tutorial era stato messo su Youtube da un gruppo di femministe Morras help morras e “Medicina per il diritto a decidere”, che diffondono sui social pratiche per effettuare aborti sicuri casalinghi. Sulla loro pagina Facebook si possono vedere campagne al limite del codice penale. A cominciare dai consigli per abortire con misoprostol, ibuprofene (per il dolore) e loperamide per la diarrea e inviti a non criminalizzare l’aborto casalingo che è l’unica frontiera per abortire nei paesi dove questo è illegale.
Tanto sicuro non deve essere dato che – stando all’accusa del medico – lo stesso dosaggio di misoprostol (il principio attivo che provoca le contrazioni per l’espulsione del feto) era altissimo e fuori dai limiti consentiti.
Il medico si chiama Moisés Montaño e lavora nell’ospedale messicano di Jalisco.
Tutto è nato quando ha scritto su Twitter una storia per mettere in guardia le donne che attingono proprio a questo tipo di servizi da “mammana informatica” per sbarazzarsi del proprio bambino: e ha così raccontato la storia di questa mamma che ha scritto per lui un breve pensiero.
“Le femministe dicono che dopo aver preso la pastiglia in casa “esce tutto”, ma non sempre è così. La donna infatti è rimasta – per così dire – a metà e a quel punto le emorragie hanno rischiato di mandarla in arreso cardio circolatorio. Ha salvato lei, ma non purtroppo il bambino. E ha raccontato la storia. Mal gliene incolse. Ma la cosa che più ha scandalizzato e fatto imbufalire le “satanasse” dell’aborto è stato scoprire che il medico è anche cattolico e dopo aver salvato quella donna le ha anche detto delle parole di conforto affinché potesse perdonarsi per quanto aveva fatto: «Le ho spiegato che Dio la amava e che poteva chiedere perdono a patto che non ritornasse a rifarlo».
Esto es lo que causan @MedicinaEl
Paciente 35 años sangrado abundante, cara ansiedad, arrepentimiento cervix dilatado corto, negando todoA mi no me engañan
Yo no juzgo, la apoye no levante acta vs ella pero le pedí de favor que escribiera su sentir para ser testimonio. pic.twitter.com/qTb7PrAHt7
— Dr Montaño de Tarso (@DrMoMoGa) August 5, 2020
La donna ha anche ringraziato il medico sia per l’apporto medico sia per quello spirituale fornito. Niente da fare: le femministe si sono scagliate contro di lui con una tale veemenza che la notizia è girata da un emisfero all’altro.
Tutto perché qualcuno – un medico prima di tutto e poi un cattolico – ha osato denunciare una pratica atroce all’interno della vastissima atrocità rappresentata dall’aborto: un tutorial su internet per abortire facilmente e senza troppi problemi è l’ultima frontiera della crudeltà di femministe che dicono di volerlo fare proprio per il bene della donna. Una barbarie, sicuramente, così come il sovradosaggio del principio attivo somministrato. Ma una barbarie che non è meno barbarie di quella di permettere l’aborto a domicilio come molte legislazioni – compresa l’Italia da qualche giorno – stanno ormai facendo.
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