«Ci arriva notizia che questa notte la sede degli antiabortisti a Padova ha ricevuto una magica visita inaspettata». Inizia così un lungo post Instagram di Squeert Collettivo – che si presenta come «collettivo Transfemminista di Padova» impegnato a «squeertare sul patriarcato» – con cui, appunto, si dà notizia degli atti vandalici a danno del Centro Aiuto alla Vita di Padova, attuati con diverse scritte spray e anche con del letame lasciato davanti all’ingresso della struttura.
Nell’illustrare le ragioni – ammesso e non concesso che tali possano essere considerate e chiamate – del vile gesto, il citato collettivo ha scritto che «il Movimento per la Vita anche quest’anno si è impegnato per spaventare, colpevolizzare e influenzare violentemente migliaia di persone gestanti, e in questo governo ha trovato spazio, ha trovato un megafono per le proprie istanze antiabortiste e per promuovere l’idea della famiglia tradizionale come l’unica possibile».
«Con una proposta di legge», continua il post, «queste persone vogliono farci ascoltare il battito del cuore di chi ancora non ne ha uno, il nostro cuore invece riusciamo a sentirlo forte e chiaro e ci dice che vogliamo essere libere di scegliere se essere genitorə o se non esserlo, che significa avere tutte le condizioni sociali, economiche e mediche per farlo». «Per questo», si legge ancora, «nella calza questo 6 gennaio troveranno solo letame!». Fine del messaggio, che evidentemente non serve essere Sherlock Holmes per interpretare come una rivendicazione di quanto compiuto.
Ora, anche volendo sorvolare (ed è davvero impegnativo farlo) sulla natura incivile del gesto escrementizio in questione, balzano immediatamente all’occhio alcune macroscopiche imprecisioni. La prima riguarda il fatto che l’iniziativa legislativa “Un cuore che batte” – che ha raccolto la bellezza di 106.000 firme, un po’ più, non ce ne vogliano, di quanti seguono la pagina Instagram di Squeert Collettivo – era stata in primis promossa, come anche il Timone aveva raccontato, da Giorgio Celsi, infermiere fondatore e presidente dell’associazione Ora et labora – quindi non dal Movimento per la Vita.
Non si tratta di una distinzione di lana caprina, dato che chiunque abbia una familiarità anche vaga con la galassia pro life, sa bene che ogni associazione ha le sue sensibilità e, soprattutto, i suoi ruoli. Ebbene, il ruolo del Cav di Padova – come quello di ogni Cav del resto – è semplicemente quello di prestare ascolto e aiuto alle gestanti in gravidanza difficile e indesiderata. Punto. Nessuno indottrinamento, nessuna minaccia alla libertà di nessuno, semplice e umana accoglienza, peraltro spesso e volentieri offerta alle donne da altre donne: tutto qui.
Strano che ai vandali responsabili dell’attacco al Cav padovano tutto ciò sia sfuggito, ma forse – e andrebbero capiti – erano impegnati nel copioso approvvigionamento di letame. Ad ogni modo, il gesto compiuto è davvero grave e come tale, inevitabilmente, è stato condannato dal Movimento per la Vita italiano, che ha affidato ad un comunicato stampa la sua comprensibile indignazione: «Gli attacchi ‘conditi’ anche da abbondante letame posizionato all’ingresso del Cav mostrano lo squallore e l’intolleranza della mentalità abortista che rifiuta ad ogni costo – fino a ricoprirlo di offese e sporcizia – lo sguardo sulla meraviglia della vita umana che sboccia nel seno materno.
Non solo, ma mostrano anche di essere assai lontani dalle donne che invece i Cav accolgono, mettendosi dalla loro parte nella condivisione delle difficoltà che una gravidanza inattesa o problematica può comportare. Ciò nonostante, non ci facciamo intimidire e vogliamo perseverare con amore verso tutti, nella tutela dei bimbi non nati e delle loro mamme. Il volontariato per la vita è splendido. Ad oggi ha collaborato alla nascita di 265.000 bambini, restituendo alle loro madri il coraggio tutto femminile dell’accoglienza dei figli, e restituendo loro la vera libertà.
Episodi tristissimi come quello di Padova – conclude la nota del Movimento per la Vita – non fanno altro che spronarci ad andare avanti con gioia, per costruire un popolo della vita forte e unito, che sa vincere il male con il bene». Parole, quelle della principale sigla pro life italiana, che dicono molto dello spirito di vera accoglienza e di umanità che la anima. Purtroppo lo stesso non può essere detto per chi è preda dell’ideologia abortista, oggi evoluta a nemica di un fantomatico patriarcato che sa tanto di pretesto per combattere chi le donne, come fan le volontarie e i volontari dei Centri di Aiuto alla Vita, le aiuta veramente (Fonte foto: Screenshot Instragram).
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