Ci siamo svegliati stamattina con Repubblica che ci comunica che dobbiamo dire «addio» all’assegno unico per i figli nelle pieghe della prossima manovra del governo Meloni, ma a pranzo abbiamo appreso dalla nota del ministro Eugenia Roccella che «finché ci saremo noi al governo i marziani sulla terra non arriveranno e le famiglie saranno sostenute».
Forse a Repubblica avranno davvero sentito qualche Ufo malinformato, visto che nel pezzo pubblicato oggi l’assegno unico per i figli, introdotto dal governo Draghi nel 2021, non solo sarebbe stato oggetto di una qualche revisione, ma addirittura nel titolo on line hanno scritto che «sparisce». Più che un Ufo allora sarà stato un mago quello che ha informato Rep, tanto da spingersi fino al dettaglio per cui l’idea del governo sarebbe quella di tagliare l’assegno base da 57 euro a figlio che oggi va alle famiglie che non presentano l’Isee o ne hanno uno troppo alto, sopra i 45mila euro. Non solo, il mago (o il marziano?) che ha informato Rep ha anche detto che cambieranno persino nome all’assegno.
«Non so se la rassegna stampa mattutina debba essere intesa come il sequel della falsa radiocronaca sullo sbarco dei marziani sulla terra di Orson Welles», ha detto Roccella, «oppure vada presa sul serio e dunque considerata come procurato allarme».
Di certo alle famiglie un po’ di allarme la notizia l’ha sicuramente procurato, perché l’Italia che lotta contro la denatalità se c’è una cosa che non può tagliare sono proprio le politiche (e i soldi) per le famiglie e i figli.
«Se c’è qualcuno che ha sollevato contestazioni sull’assegno unico non è certo il nostro governo, che anzi lo ha aumentato e ne ha corretto alcune criticità, ma è l’Unione Europea, che ha aperto sul provvedimento una procedura di infrazione», ha precisato Roccella. «La Ue», spiega il ministro nella nota, «chiede di cancellare completamente il requisito della residenza in Italia (attualmente di due anni) per i percettori dell’assegno non lavoratori, e anche quello della durata del rapporto di lavoro (attualmente di almeno 6 mesi), e addirittura di riconoscere l’assegno anche a chi ha figli residenti all’estero. Non servirebbe più quindi vivere nel nostro Paese, ma basterebbe lavorarci anche solo per un giorno per fruire del contributo. Queste modifiche, già pesanti per l’equilibrio dei conti dello Stato, avrebbero ulteriori implicazioni potenziali che andrebbero ben oltre quelle immediate, e per via giudiziaria potrebbero portare a un effetto domino incontrollabile. Dopo quello che è accaduto con il superbonus edilizio, che è arrivato a pesare sull’Italia per l’equivalente di venti finanziarie, è un’esperienza che sarebbe consigliabile non replicare».
Tutte le strade, quelle che una volta portavano a Roma, ora sembrano sempre condurre a Bruxelles. E «sulle contestazioni dell’Europa all’assegno unico», dice Roccella, «abbiamo chiesto più volte a tutte le forze politiche di esprimersi, abbiamo chiesto unità nella difesa di questo strumento perché è una questione che riguarda il bene comune». La misura dell’assegno unico così com’è, in effetti, l’ha costruita e pensata il governo Draghi con l’allora ministro Elena Bonetti, quindi sono tutti pronti a «stringersi a coorte» per difendere l’assegno alle famiglie italiane? Sono le famiglie che lo chiedono a tutti i politici italiani.
Ci vorrebbe proprio un mago. O forse un marziano, ma non quello che ha passato la notizia a Repubblica ché fa gli interessi di Marte, non certo quelli dei figli del Belpaese.
(foto Imagoeconomia, Freepik)
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