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A Messa «Per lo Ius soli, preghiamo». A Messa per lo Ius soli, preghiamo? Ma facciamo il piacere…
NEWS 28 Giugno 2017    

A Messa «Per lo Ius soli, preghiamo». A Messa per lo Ius soli, preghiamo? Ma facciamo il piacere…

dal blog di Giuliano Guzzo

 

Che l’approvazione dello ius soli stia a cuore a settori importanti della Chiesa italiana è cosa, ormai, abbastanza nota. Lo prova un numero notevole di dichiarazioni, tra cui quella del presidente della Cei, cardinal Gualtiero Bassetti, che ha apertamente parlato di «provvedimento da sostenere e favorire». Certo, forse prima di schierarsi così apertamente alla Cei avrebbero dovuto pensarci bene, dal momento che non manca chi – sulla base di argomentazioni tutt’altro che polemiche – mette in luce come il disegno di legge (DDL S. 17) in discussione in queste settimane in Senato, volto a modificare la vigente Legge 91/1992, introducendo in Italia una forma temperata dello ius soli, sia iniziativa, in realtà, non rispettosa della Dottrina sociale della Chiesa.

Tuttavia, dato che la Cei, attraverso i suoi più autorevoli esponenti, ha preso una determinata posizione al riguardo, non resta che prenderne atto. Una simile constatazione non può però portare ad accettare che si arrivi, a Santa Messa, addirittura a pregare per lo Ius soli. Perché è esattamente questo che è successo, come racconta il quotidiano La Verità oggi in edicola. E’ accaduto alla chiesa di Bellaria Centro, parrocchia S. Cuore di Gesù, dove i fedeli, ieri mattina, si sono imbattuti in una preghiera dei fedeli che li ha lasciati di stucco. In particolare, il mio amico Francesco Giacopuzzi, da quelle parti in vacanza, non voleva infatti credere ai propri occhi ed è arrivato a fotografare il foglietto che, incredulo, si è trovato tra le mani, con una preghiera dei fedeli col seguente passaggio:

«Per coloro che ricoprono incarichi di governo e di responsabilità civili, perché si adoperino in tempi rapidi a far approvare la riforma sullo “ius soli”, consentendo ai giovani di origine straniera, nati o cresciuti nel nostro paese, di diventare cittadini italiani non solo di fatto, come già sono, ma anche per la legge. Preghiamo». Ora, che la preghiera dei fedeli risulti talvolta il momento meno ispirato della Santa Messa – riducendosi a concentrato di aria (quasi) fritta in luogo delle sentite intenzioni di orazione dei parrocchiani – non costituisce purtroppo una novità. Tuttavia, da qui a trasformare questo passaggio in un’invocazione affinché si approvi una determinata legge, francamente, ne passa. Anche perché, a ben vedere, non si ricordano precedenti.

O forse qualcuno rammenta una preghiera dei fedeli per l’approvazione di un disegno di legge X a favore delle famiglie numerose? O contro il divorzio breve, le unioni civili e il testamento biologico apripista dell’eutanasia? Niente di tutto questo, dato che – si dice – la Chiesa non fa politica. Benissimo. Ma perché allora, quando c’è di mezzo lo ius soli tanto caro al Pd, si scomoda persino la Santa Messa? Non sarà un po’ troppo? Non si starà perdendo completamente la bussola? Ha senso chiederselo tenendo presente che qui, evidentemente, il punto non è l’unità pastorale di Bellaria, bensì la piega presa da parti importanti del mondo cattolico, le quali oggi sembrano scambiare il Vangelo come vademecum dell’accoglienza dell’immigrato e Gesù come poverello migrante.

La realtà invece è ben diversa, a partire dal Presepe che – se si escludono i Magi – non rappresenta affatto l’incontro fra “culture diverse”, essendo popolato esclusivamente da ebrei. La stessa condizione di Gesù, analizzata storicamente, non pare quella di una persona socialmente svantaggiata dal momento che, ad un esame attento, «conoscenza delle lingue, abilità professionale, formazione intellettuale offrono un quadro personale sufficientemente delineato per considerare Gesù un imprenditore» (StoriaLibera, 2015; Vol.1:45-100). Questo significa che accogliere il forestiero o aiutare il povero non siano doveri cristiani? Certo che no, lo sono eccome. Ma l’approvazione dello ius soli, con tutto ciò, c’entra ben poco, anzi non c’entra nulla. E pare il caso, almeno durante la Messa, di evitare trovate a dir poco fuori luogo.

Il Cristianesimo è infatti qualcosa di troppo importante per essere ridotto a concentrato di buoni sentimenti, cosa che tantissimi fedeli hanno ancora ben chiaro ma che – incredibile ma vero – oggi sfugge ad un numero crescente di pastori. Anche la Cei, mi permetto di osservare, dovrebbe riflettere su questo, nella consapevolezza che se un cittadino – legittimamente, sia chiaro – è favorevole allo ius soli, all’accoglienza illimitata dei migranti, alla costruzione dello moschee e quant’altro, ha già un’opzione chiarissima e del tutto coerente dinnanzi a sé: farsi la tessera del Pd sostenendone il programma, candidandosi, organizzando convegni, cortei, manifestazioni. Tutte cose, lo si ribadisce, che in un regime democratico sono del tutto lecite. Ma il Vangelo e la Messa – fino a prova contraria – sono e restano una cosa diversa. Completamente diversa.