«Quasi 900 cliniche hanno perso fondi federali dopo le norme sull’aborto dell’amministrazione Trump». Il titolo del quotidiano Usa Today è una denuncia, ma a noi restituisce i passi avanti fatti dal presidente americano sul fronte della difesa della vita. Pubblicato sei giorni fa, l’articolo riporta i dati contenuti nel rapporto redatto da Power to Decide (Potere di decidere), un’organizzazione pro choice vicina al colosso americano abortista Planned Parenthood.
Nel mirino della denuncia c’è la modifica all’accesso ai fondi del cosiddetto Titolo X, un programma da 260 milioni l’anno per la cura della famiglia. Dalla scorsa estate per accedere ai fondi gli ospedali e le cliniche americane sono tenute a separare, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista amministrativo, le loro attività originarie da tutti i servizi relativi all’aborto. La Casa Bianca ha poi fissato il termine entro cui sarà obbligatorio adeguarsi al mese di marzo 2020. Tra le ragioni di questa decisione non c’era soltanto la volontà dell’amministrazione Trump di schierarsi a favore della vita, ma anche una ragione di natura economica: la sentenza con cui negli Stati Uniti è stato reso legale l’aborto non lo ha reso contestualmente “pubblico”. Questo significa che chi vi vuole accedere deve ricorrere a realtà specializzate come il colosso Planned Prenthood. Era stato l’Obamacare di fatto a introdurre fondi pubblici per l’aborto obbligando gli americani ad assicurazioni che comprendevano il pagamento di quel servizio, Trump ha quindi operato un cambio di rotta introducendo la modifica al programma.
Di qui la denuncia di Power to Decide, secondo cui sono 876 i centri “forzati” a rinunciare ai fondi del programma Titolo X. «La perdita di finanziamenti potrebbe impedire alle donne a basso reddito di ottenere assistenza sanitaria riproduttiva a prezzi accessibili», denuncia l’associazione, «cinque Stati ora mancano di cliniche del Titolo X. I destinatari del programma nel Maine, Oregon, Utah, Vermont e Washington si sono ritirati, dicendo che la regola dell’amministrazione di Trump avrebbe limitato la capacità dei pazienti di ottenere una consulenza sull’aborto e l’aborto stesso».
«Ringraziamo il presidente Trump per aver intrapreso azioni decisive per districare i contribuenti dalla grande industria dell’aborto guidata da Planned Parenthood» ha dichiarato Marjorie Dannenfelser, presidente della realtà pro life Susan B. Anthony List, «la Protect life rule non riduce i finanziamenti per la pianificazione familiare di un centesimo, ma dirige i dollari delle tasse verso entità che forniscono assistenza sanitaria alle donne ma non eseguono aborti. Il programma del Titolo X non intendeva essere un fondo fangoso per le attività abortive di Planned Parenthood, che pone fine violentemente alla vita di oltre 332.000 bambini non nati all’anno e riceve quasi 60 milioni di dollari all’anno dei contribuenti».
Paloma Zuleta, direttore delle relazioni con i media di Power to Decide, ha dichiarato alla NBC che i cambiamenti interesseranno soprattutto le donne a basso reddito: «Se le cliniche non possono più aprire, tenere aperto lo stesso numero di ore perché non hanno i finanziamenti, o se devono licenziare le persone, è un deterrente per le donne poter accedere alle cure sanitarie di cui hanno bisogno».
Cure sanitarie, le chiamano. Come se uccidere fosse una terapia.
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