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7 dritte perché tuo figlio ritorni alla fede (e ad andare a Messa)
NEWS 19 Settembre 2024    di Manuela Antonacci

7 dritte perché tuo figlio ritorni alla fede (e ad andare a Messa)

Brandon Vogt è un ingegnere industriale, vive in una fattoria vicino a Orlando, in Florida, con sua moglie e otto figli. Si è convertito  al cattolicesimo nel 2008, cosa che ha rivoluzionato la sua vita, spingendolo, innanzitutto, a fondare una scuola superiore cattolica, la Chesterton Academy di cui è anche preside e ad elaborare sempre nuove strategie per l’evangelizzazione. Ha anche creato Return, un programma per aiutare i genitori a ricondurre i propri figli nell’ovile della santa madre Chiesa.

Uno degli articoli sul suo blog si riferisce proprio a ciò: si tratta di 7 dritte che permetterebbero di raggiungere questo scopo. Ovviamente non si tratta di ottenere una conversione “fast”: ciascuno di questi passaggi potrebbe richiedere mesi o anche anni, ma tutto sta ad incominciare. Preghiera, digiuno e sacrificio, come premessa assolutamente necessaria, al punto che, secondo Vogt, se non si parte da qui, tutto il resto del programma è inutile.

1) Riguardo la preghiera, il consiglio è quello di iniziare a pregare ogni giorno per 5 o 10 minuti per la conversione del proprio figlio. Ciò che si raccomanda è soprattutto la costanza, così come si afferma nel vangelo, nella parabola sulla “vedova importuna” che prega con insistenza (Lc 18,1-8). Riguardo il digiuno e i sacrifici, ci si può privare di un pasto, ma si può anche fare il sacrificio di non utilizzare Facebook o Netflix per una settimana o decidere di sopportare volontariamente un po’ di dolore, offrendo tutto a Dio e unendole alla croce di Gesù, affinché Egli riempia nuovamente di grazia la vita del proprio figli.

2) La formazione è il secondo passo necessario. In particolare conoscere la Bibbia e il Catechismo della Chiesa Cattolica. «Non puoi offrire ciò che non hai. Sicuramente l’idea di condividere la tua fede ti entusiasma, ma l’entusiasmo e la buona volontà non ti porteranno molto lontano. Devi conoscere la tua fede. Le due migliori fonti sono la Bibbia e il Catechismo. Familiarizza con loro e leggili ogni giorno, a piccole dosi» esorta Vogt. È importante cercare buoni libri cattolici che  aiutino a spiegare e difendere la fede, in modo da poter rispondere ai dubbi del proprio figlio sulla dottrina della Chiesa.

3) Piantare i semi è il passo ulteriore. Prima di iniziare a discutere di Dio o della Chiesa col proprio figlio, bisogna piantare piccoli semi di fede e di fiducia nella sua vita. Il primissimo seme non è altro che l’amore incondizionato. Il proprio figlio deve sapere che è amato nonostante tutto: nonostante le sue scelte morali o la sua lontananza dalla Chiesa e che, il suo genitore per lui desidera solo il Bene. Solo allora si predisporrà all’ascolto. Piccoli semi possono essere anche dei doni, come DVD, libri o CD, che gli facciano riconsiderare la sua posizione nei confronti della Chiesa.

4) Ulteriore passo: iniziare il dialogo. Ad un certo punto bisognerà avviare un dialogo su Dio e sulla Chiesa. «Potresti dire: “Posso chiederti una cosa? Mi chiedo se un giorno potrai parlare di argomenti spirituali. So che il tuo rapporto con la Chiesa non è chiaro, ma sarai disposto a parlarne con me un giorno? Voglio solo sentire quello che hai da dire”. E fai proprio questo: ascolta!» L’ obiettivo, infatti, è quello di sapere perché il proprio figlio ha lasciato la Chiesa. Le sue ragioni potrebbero  essere diverse da quelle che ci si aspetta, sostiene Vogt. Per scoprirlo, sicuramente è importante chiedergli in cosa crede e perché; e cosa lo ha portato via, senza rispondere subito alle obiezioni o alle critiche, ma accettandole e mostrandosi aperti all’ascolto.

5) Promuovere il dialogo, sicuramente è il quinto passo, dopo aver compreso le ragioni per cui il proprio figlio ha abbandonato la Chiesa. Parlare in modo allegro e positivo per chiarire eventuali malintesi è fondamentale. «Ad esempio, se dice: “Non sono mai cresciuto spiritualmente come cattolico”, è probabile che non abbia mai compreso appieno l’Eucaristia o che non gli sia mai stato insegnato nulla sui grandi maestri spirituali della nostra tradizione». Per questo è importante spingerlo all’approfondimento e a riconsiderare, su queste basi, le proprie idee.

6) Dopo aver finalmente creato un varco col dialogo e la formazione, il passo successivo è sicuramente invitarlo ad un evento parrocchiale, come una catechesi o un ritiro o un gruppo di studio biblico. L’obiettivo, infatti è quello di accompagnarlo nella vita della parrocchia, affinché possa ristabilire, con essa, il suo legame comunitario. Il legame comunitario non è infatti qualcosa di accessorio o marginale, ma costitutivo di chiunque voglia riaccostarsi, appunto, alla comunità cristiana.

7) E infine, ciliegina sulla torta, “chiudere il cerchio”. Bisogna aiutare il proprio figlio a riconciliarsi formalmente con la Chiesa. «Molte persone, quando arriva questo momento, rimangono bloccate, sottolinea Vogt, «un sacerdote una volta mi raccontò il caso di una donna che aveva lasciato la Chiesa quando era adolescente ed era rimasta lontana per più di trent’anni. Il suo motivo? Non sapevo come tornare indietro. Non lasciare che ciò accada. Quando tuo figlio è pronto per tornare, parla con il tuo prete e determina i passi giusti per chiudere il cerchio».

La chiave di tutto è, comunque, non perdere mai la speranza. «Disperazione», dice Vogt, «non è una parola contemplata nel dizionario di Dio. Finché tuo figlio respira ancora, c’è speranza. Dio ama tuo figlio più di te stesso. Per quanto tu possa desiderare che tuo figlio torni a casa, Dio desidera infinitamente di più il suo ritorno e lavora incessantemente affinché ciò accada, anche quando la situazione sembra impossibile» (Fonte foto: Pexels.com)

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