«Una generazione che ignora la storia non ha passato… né futuro», affermava lo scrittore statunitense di fantascienza Robert Anson Heinlein.
Ebbene, questa affermazione rischia di rivelarsi di estrema attualità, se si considera che «il 70% dei Millennial [americani, ndR] probabilmente voterà socialista e che un Millennial su tre percepisce il comunismo come “favorevole”». Questa, in sintesi, la conclusione che emerge dal quarto rapporto annuale sugli atteggiamenti degli Stati Uniti nei confronti del socialismo, del comunismo e del collettivismo redatto dalla Victims of Communism Memorial Foundation (Voc).
«Lo studio di quest’anno», si legge in forma più estesa sul sito della Fondazione, «ha mostrato un maggiore supporto per il comunismo (36%) tra i Millennials rispetto al 2018 [+ 8 punti percentuali, ndR]. Le opinioni del capitalismo hanno subito un forte declino dal 2018 al 2019, con solo uno su due tra i Millennials (23-38 anni) e la Generazione Z (età 16-22) con un’opinione favorevole sul capitalismo. La preferenza del socialismo è notevolmente diminuita dal 2018, tra tutte le generazioni tranne Millennials e la Silent Generation (età superiore ai 74 anni)». Accanto a questo, «il 57% dei Millennial (rispetto al 94% della Silent Generation [età superiore ai 74 anni, ndR]), ritiene che la Dichiarazione di Indipendenza garantisca meglio la libertà e la disuguaglianza rispetto al Manifesto comunista».
Queste rilevazioni si accompagnano al fatto che «il 72% degli americani afferma erroneamente che il comunismo ha ucciso meno di 100 milioni di persone negli ultimi 100 anni» e che «il 76% degli intervistati non è a conoscenza del fatto che il patto Hitler-Stalin iniziò la seconda guerra mondiale».
«L’amnesia storica sui pericoli del comunismo e del socialismo è molto evidente nel rapporto di quest’anno», ha affermato Marion Smith, direttore esecutivo della Voc. E ha aggiunto: «Quando non educhiamo le nostre generazioni più giovani alla verità storica di 100 milioni di vittime uccise per mano dei regimi comunisti nel secolo scorso, non dovremmo essere sorpresi dalla loro volontà di abbracciare le idee marxiste».
DALL’AMERICA… ALL’ITALIA
Tutte le considerazioni fin qui esposte vanno lette e considerate come un mero fenomeno d’Oltreoceano, che nulla ha a che vedere con l’Italia? Non parrebbe. Non solo in quanto, con ogni probabilità, una ricerca simile somministrata ai Millennials del Bel Paese probabilmente non darebbe risultati dissimili, ma anche perché – come evidenziato in un recente articolo da Antonio Socci – l’Italia non pare aver tratto grandi insegnamenti dagli anni passati: «Trent’anni fa, in questi giorni», scrive il giornalista, «crollava il comunismo dell’Est europeo. E – guardando alla storia successiva del nostro Paese – ci si chiede come sia stato possibile che, da allora, i (post) comunisti abbiano preso il potere in Italia. […] Quando il comunismo è stato sconfitto dalla storia, i (post)comunisti hanno preso il potere in Italia. E lo tengono stretto malgrado gli italiani». Come a dire: la storia è passata senza “fare la storia”, quantomeno quella politica.
A questo proposito non appare fuori luogo richiamare un passo del XXVII capitolo dei Promessi Sposi: «Ma cos’è la storia senza la politica? Una guida che cammina, cammina, con nessuno dietro che impari la strada, e per conseguenza butta via i suoi passi; come la politica senza la storia è uno che cammina senza guida».
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