L’astronomia fin dalle sue origini ha dovuto confrontarsi con un limite oggettivo: quello della possibilità di osservare dalla Terra solo uno scorcio del cielo e per giunta di doverlo fare schermati dall’atmosfera terrestre. Questo confinamento epistemologico dell’astronomia si può dire sia durato fino al XIX secolo, allorché si iniziò a costruire grandi telescopi distanti dall’inquinamento luminoso.
Permaneva tuttavia la limitazione imposta dall’aberrazione ottica prodotta dalla nostra atmosfera; e per questi motivi si è pensato di realizzare telescopi ottici spaziali oltre l’involucro di gas che avvolge il nostro pianeta. Il più noto di questi è l’Hubble Space Telescope (HST), che ha consentito dagli anni Novanta del secolo scorso di ampliare enormemente le nostre conoscenze sull’universo, a cominciare dalla sua età, che oggi è fissata a 13,82 miliardi di anni. Nel XX secolo l’osservazione astronomica si è però diversificata da quella telescopica tradizionale con la radioastronomia (studio delle onde radio provenienti dal cosmo) ed entrando di recente nel campo della rilevazione delle onde gravitazionali.
Proprio per sviluppare la radioastronomia dei raggi infrarossi il 25 dicembre 2021 è stato lanciato in orbita il James Webb Space Telescope, con un programma operativo di almeno un decennio…
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