«Non avevo deciso io di intraprendere quel viaggio a Lourdes, ormai più di mezzo secolo fa. Fu mia madre Sara ad insistere e a convincere mio fratello Francesco, allora novello sacerdote, ad accompagnarmi. Ero ingessato e sotto morfina. Mi era stato diagnosticato un tumore maligno alle ossa del bacino, considerato incurabile. Ero giovane, avevo 23 anni e quasi non mi rendevo conto della mia drammatica situazione». Parla Vittorio Micheli, oggi 74enne, il miracolato n. 63 nella non lunga lista di guarigioni ritenute miracolose dalla Chiesa per intercessione della Beata Vergine di Lourdes (finora quelle riconosciute sono in tutto 69, l’1 per cento dei circa 7mila casi segnalati). «La grotta di Massabielle era per me l’ultima speranza. Mi aggregai al pellegrinaggio della diocesi di Trento, cui appartiene il mio paese natale (Scurelle, in Valsugana), che avvenne tra il 25 maggio e il 2 giugno 1963. Non accade nulla di particolare, fino a quando mi aiutano a bagnarmi nell’acqua che sgorga dalla sorgente. Il mio “passaggio” nell’acqua benedetta è del 1° giugno 1963». Vittorio durante il viaggio di ritorno a casa si accorge di non aver più i dolori che prima lo martoriavano. Al rientro in Italia vengono compiuti nuovi controlli radiografici; però inspiegabilmente sono male interpretati e ritenuti identici agli esami precedenti. Se ne riparla soltanto sei mesi dopo, siamo alla fine del 1963, quando le sue eccellenti condizioni di salute cominciano a suscitare più di un interrogativo. Che cosa gli è accaduto?
«Un intervento speciale della potenza di Dio»
Più scrupolosi accertamenti medici mostrano una perfetta ricostruzione ossea, i cui primi segni risalgono a più di cinque mesi prima, cioè i giorni del viaggio a Lourdes! I dolori sono cessati del tutto e Vittorio può riprendere a camminare. «Non avevo più bisogno di antidolorifici. La gamba teneva. Si era rifatto l’osso», ricorda oggi un po’ emozionato. Nel febbraio 1964 viene rimosso l’apparecchio gessato. Non lo rimetterà più. È completamente e inspiegabilmente guarito e non avrà più, in 50 anni, alcuna recidiva, alcun problema oncologico. Da allora ritorna a Lourdes ogni estate. Nel 1967 il Bureau Médical di Lourdes ammette che non c’è motivo di attendere ancora a riconoscere che, nella sua improvvisa guarigione, «nessuna spiegazione medica è possibile». Nel 1973, il Comitato Medico Internazionale di Lourdes (C.M.I.L.), basandosi sulla relazione di un luminare in campo ortopedico come il prof. Michel- Marie Salmon, membro dell’Accademia di Medicina di Francia, conferma il giudizio già espresso dal Bureau Médical e dichiara che per la guarigione di Micheli «nessuna spiegazione medica può essere data». Le conclusioni scientifiche del C.M.I.L. vengono trasmesse alla Chiesa, nella persona del Vescovo della diocesi cui appartiene “il guarito”. Il miracolo sarà solennemente riconosciuto dall’arcivescovo di Trento monsignor Alessandro Gottardi 13 anni dopo, il 26 maggio 1976, nel mese mariano per eccellenza e nel giorno della festa liturgica di san Filippo Neri. Dopo aver ricevuto il parere favorevole della Commissione canonica diocesana da lui istituita, Gottardi dichiara che nella guarigione di Vittorio Micheli esistono «elementi sufficienti a riconoscere un intervento speciale della potenza di Dio, Creatore e Padre e la validità di intercessione della Vergine Immacolata».
«Io, scienziata atea, credo nei miracoli»
«Anche se sono ancora atea, io credo nei miracoli, fatti sorprendenti che accadono e per i quali non riusciamo a trovare alcuna spiegazione scientifica». L’ha affermato, convinta e stupita, la canadese Jacalyn Duffin, illustre ematologa e storica della medicina, coinvolta nel 1986 dal Vaticano nell’analisi di un campione di sangue, ma senza saperne il motivo. La scienziata, in effetti, ignorava che quel campione appartenesse a una donna che sosteneva di essere stata miracolata da Marie-Marguerite d’Youville (1701-1771), la fondatrice della Congregazione delle Suore della Carità (le “suore grigie”). La testimonianza della Duffin sarà fondamentale per elevare alla massima gloria degli altari Marie-Marguerite, che sarà effettivamente canonizzata da Giovanni Paolo II quattro anni dopo, il 9 dicembre 1990. E alla cerimonia di canonizzazione è presente anche Jacalyn Duffin, che in seguito pubblicherà, dopo numerosi viaggi negli archivi vaticani, due libri sul rapporto tra medicina e religione. Giungendo alla conclusione che «la Chiesa non mette mai da parte la scienza per pronunciarsi su ciò che è miracoloso». Questo è ciò che avviene sempre quando si è di fronte a una guarigione inspiegabile. Ed è avvenuto anche nel caso di Vittorio Micheli.
Si stava “sbriciolando”
Vittorio Micheli, giovane alpino di leva, era stato ricoverato la prima volta nell’ospedale militare di Verona il 16 aprile 1962, a causa di dolori atroci all’anca sinistra. Dopo molti esami, cure infruttuose e una biopsia, il 4 giugno dello stesso anno gli viene diagnosticato un temibile tumore, un sarcoma all’anca. Radiografie, nonché l’esame istologico sul prelievo bioptico, analizzato da tre Scuole anatomopatologiche, italiana e francesi, confermano la diagnosi di osteosarcoma del bacino. Tale patologia causa al giovane uno “sbriciolamento” dell’osso, dei tendini e dei muscoli. «Ormai la gamba del signor Micheli era attaccata al corpo solo mediante la pelle», conferma il dottor Mario Botta, già cardiochirurgo dell’ospedale Niguarda di Milano e membro autorevole dell’Amil (Associazione medica internazionale di Lourdes), che parla di «guarigione medicalmente inspiegabile». Che la situazione di Vittorio fosse gravemente compromessa, senza alcuna possibilità di miglioramento, è confermato dal fatto che, prima di recarsi alla Grotta, non gli erano stati somministrati farmaci antitumorali e neppure era stato sottoposto ad alcuna radioterapia, in quanto gli onco-radioterapisti avevano ritenuto che questa sarebbe stato completamente inutile, addirittura dannosa! Invece – al ritorno da Lourdes – ci si accorge con meraviglia che l’osso, i muscoli e i tendini si sono formati ex novo, al punto che l’uomo può riprendere a camminare e a fare una vita normale e, fatto eclatante, addirittura Vittorio è in grado di stare sulla sola gamba sinistra dove prima esisteva il sarcoma !
«Non avevo fatto nulla per meritarlo»
«Oggi conduco un’esistenza normale, da pensionato, mi piace occuparmi del giardino», confida Vittorio, che nella sua vita ha lavorato in prevalenza nel settore edilizio. È un tipo schivo, riservato, ma non si tira indietro. «Quando mi chiamano, racconto la mia esperienza». Nel frattempo ha sofferto per due gravi perdite in famiglia. La mamma, che tanto si era prodigata per lui e aveva gioito per la sua guarigione, muore nel 1967 ancor giovane, a soli 61 anni, per problemi cardiaci. E pochi anni fa, nel 2008, muore anche Lidia, la moglie di Vittorio, per un tumore al pancreas. Non hanno avuto figli. Il fratello sacerdote Francesco, che l’aveva accompagnato a Lourdes, ha oggi 82 anni. Non abitano lontani uno dall’altro. Vittorio non ha una spiegazione per quanto gli è accaduto 51 anni fa: «Non riesco ancora a capire perché è successo, e soprattutto perché a me. Non avevo fatto nulla per meritarlo; potevo anche morire». Ma è cambiato qualcosa nella sua vita? «Avevo fede prima, l’ho mantenuta dopo. Forse è cresciuta in me la sensibilità per chi soffre, questo sì. Al punto che ho fatto per tanti anni il barelliere a Lourdes». Cos’è per lei un miracolo? «Non è un dogma. Per chi crede, è una conferma. Per chi non crede, è qualcosa che fa pensare, che fa riflettere». Insomma, che colpisce. Come ha colpito la dottoressa canadese Jacalyn Duffin, scienziata atea affascinata dai miracoli.
IL TIMONE – Aprile 2014 (pag. 50-51)
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