La risposta degli adulti alle grandi domande dei bambini volte è incerta, addirittura assente nascosta dietro il falso mito del “sono troppo piccoli per capire”. Ma è davvero così? Nel primo piano di gennaio un intervento di Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, che attraverso un percorso psicologico e pedagogico condurrà a capire che le risposte alle grandi domande sono un’opportunità preziosa per dare un giudizio che orienta.
E per quanto riguarda il catechismo? Mentre troppo spesso ci si concentra sui metodi e le attività, i ragazzi cercano e chiedono del Cielo. Lo dice Don Andrea Lonardo, che alle domande grandi dei bambini ha dedicato gran parte del suo lavoro pastorale. « A volte ci si concentra troppo sulle banalità: come era fatta la capanna di Gesù, come si faceva il pane, ma ai bambini interessa altro. Interessa se Dio viene nella storia, perché sono nato proprio io, quindi il catechista, l’educatore, ma anche il genitore, deve cogliere le domande, quasi anticiparle. Come? Creando il contesto nel quale il bambino possa esternarle. Non bisogna mettere lì dentro delle attività, ma far vivere un’esperienza. L’esperienza educa, l’attività lascia il tempo che trova».
Poi ci sono i piccolissimi, ma nemmeno loro sono “troppo piccoli per capire”. Educare alla fede «fin dalla più tenera età» non è solo possibile ma anche doveroso. In primi spetta ai genitori ma anche la Chiesa offre proposte concrete, le presenta Giulia Tanel in un articolo in cui parla della necessità dei mediatori e poi presenta l’esperienza della Parrocchia Santi Angeli Custodi di Borgotrebbia (Piacenza) dove si porta avanti la “Catechesi del Buon Pastore”, metodo ideato oramai oltre sessant’anni fa dalla biblista romana Sofia Cavalletti in collaborazione con la maestra e pedagogista Gianna Gobbi. «Nel contatto con Dio», scriveva la Cavalletti nel suo Il potenziale religioso del bambino (Città Nuova), il bambino «trova il nutrimento che il suo essere richiede e di cui ha bisogno per svilupparsi nell’armonia». Perché i piccoli con la naturalezza propria della loro età, possono accostarsi e anche apprendere le cose grandi del Cielo…
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