Tutto tornerà come prima, ripetiamo meccanicamente. Auguriamoci di tutto cuore che non sia così.
Quando finalmente usciremo dalla cattività in cui ci ha cacciato il coronavirus, il peggio che potremmo sarà infatti riprendere da dove eravamo rimasti. La vita massificata delle grandi città, la provincia stuprata per non essere da meno, un’economia ridotta a una guerra civile fra socialismi dove il frutto del lavoro e l’impresa sono sempre nelle mani di altri (Stato, oligarchie, grandi concentrazioni o monopolisti) e soprattutto una globalizzazione percepita e intesa soltanto come l’internazionalizzazione del consumismo.
Per non essere fraintesi, bisogna sgomberare subito il campo dai luoghi comuni ignoranti e pescare nei pensieri di Chesterton, Gustave Thibon e Wendell Berry…
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