giovedì 21 novembre 2024
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di AA. VV.
il Timone N. 207 di Giugno 2021

I padroni del linguaggio

Sarà capitato a tanti di aprire una mail e di leggere «Car* colleg*» o qualcosa di simile, e di sorvolare pensando a un refuso o a un’anomalia senza importanza. Poi, un altro giorno, magari su una chat di WhatsApp, saremo incappati di nuovo nell’asterisco dentro un messaggio collettivo: «Car* amic*». A quel punto sarà partito un altro messaggio privato di questo tenore: «Scusa, ma che significa “Car* amic*”? Perché ci mettono l’asterisco?», «Ma non lo sai? Si usa così ormai, per non escludere nessuno, l’asterisco è per la parità…». Ah certo, non bisogna escludere le persone, men che meno discriminare.

Allora si abbandona il cellulare e si accende la tv. C’è il Tg. Inizialmente l’ascolto è distratto, poi si aguzza l’udito e si comincia a cogliere «la ministra», «l’assessora», «la sindaca». «Ma come mai ora declinano tutto al femminile?

Opporsi al conformismo dominante è inutile, anche perché la prima categoria ad adeguarsi alla correctness liberal è la stampa. Nelle redazioni il progressismo acritico viene scambiato per modernità, soprattutto in una stagione in cui giornalismo non è più inteso come spirito di servizio verso il lettore ma come passerella di presunti opinion leader con la consecutio incerta ma con un solido parterre social.

Nei locali lasciati liberi dai correttori di bozze ritenuti superflui («Tanto c’è il correttore automatico», spiegano editori miopi e infatti gli strafalcioni galoppano) potrebbero insediarsi commissioni di controllo lessicale per verificare che il politicamente corretto sia rispettato. Una polizia del karma, cantavano i Radiohead…

Il Primo piano con Raffaella Frullone, Giorgio Gandola e la studiosa belga-americana Marguerite A. Peeters… [per leggere il Primo piano acquista Il Timone o abbonati]

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