Un disegno di legge molto pericoloso è stato approvato dalla Commissione giustizia della Camera. Prevede la condanna di qualunque presunta discriminazione in base all'identità sessuale. In realtà, finirebbe in carcere chi sostenesse e valorizzasse le differenze fra maschio e femmina, e la naturalità del solo matrimonio eterosessuale.
Il ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini vuole assicurare un'opportunità pari a quella degli spacciatori di droga di finire in galera ai cattolici che spacciano quel pericoloso oppio del popolo costituito dal magistero di Benedetto XVI. L'articolo 3 del testo di legge contro le discriminazioni sessuali e l'omofobia, di cui è la prima firmataria e che – dopo essere stato approvato in Commissione Giustizia della Camera il14 novembre 2007 – continua il suo iter in Parlamento, dove approderà alla Camera dopo essere stato stralciato dal "decreto sicurezza", prevede infatti la reclusione fino a tre anni per chi «diffonde in qualsiasi modo» «idee fondate sulla superiorità» ovvero «incita a commettere o commette atti di discriminazione» per motivi «fondati sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere».
A prescindere dal carattere vago e ideologico di nozioni come «idee fondate sulla superiorità» (per esempio: del matrimonio eterosessuale sulle unioni omosessuali?) e «identità di genere», la norma apre la strada alla persecuzione dei cattolici che vogliano fare il loro dovere, cioè diffondano "in qualsiasi modo" il magistero pontificio. Si prenda, per esempio, un testo di questo genere: «La "tendenza sessuale" non costituisce una qualità paragonabile alla razza, all'origine etnica, ecc. rispetto alla non-discriminazione. Diversamente da queste, la tendenza omosessuale è un disordine oggettivo». «Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale:
per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell'assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare». «Le persone omosessuali, in quanto persone umane, hanno gli stessi diritti di tutte le altre persone, incluso il diritto di non essere trattate in una maniera che offende la loro dignità personale. Fra gli altri diritti, tutte le persone hanno il diritto al lavoro, all'abitazione, ecc. Nondimeno questi diritti non sono assoluti. Essi possono essere legittimamente limitati a motivo di un comportamento esterno obiettivamente disordinato».
Non è in questione – ci mancherebbe il diritto di qualcuno in uno Stato laico di dissentire da queste affermazioni. La domanda è se chi diffonde un testo di questo tipo, che certamente sostiene il fondamento giuridico – in alcuni ristretti ambiti – di una differenza di trattamento in relazione alla «tendenza omosessuale», e la dichiara «un disordine oggettivo», debba farsi tre anni di galera. AlIa luce della semplice lettura della proposta di legge Pollastrini, la risposta è sì.
Il problema è che i brani citati provengono da un testo ufficiale del magistero cattolico. Si tratta del documento Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali emanato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 23 luglio 1992 e firmato dall'allora cardinale Joseph Ratzinger.
Certo, il Papa è al di sopra e al di fuori delle leggi e anche delle sciocchezze della politica italiana. Ma la legge colpisce non solo l'autore ma anche chiunque – vescovo, sacerdote o laico – «diffonda in qualunque modo» testi improntati a «idee di superiorità,) della condizione eterosessuale o che rischino di «incitare alla discriminazione».
Tutti in galera?
Di fronte all'ondata di proteste che si è levata nel mondo cattolico, il Ministro Pollastrini ha risposto che spetta ai cattolici fare un passo indietro, rispettare gli omosessuali e smettere di «ingerirsi» nella politica italiana. Ma il fatto è che i cattolici non accettano di riconoscere uguale ruolo sociale agli atti e alle unioni omosessuali rispetto all'amore e al matrimonio fra un uomo e una donna. Attenzione: «atti e unioni» omosessuali, non persone. Non conosco nessun intervento della Chiesa dove non si cominci con il sottolineare la dignità della persona omosessuale in quanto persona.
La magna charta della Chiesa sul tema, la Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali del 1986 della Congregazione per la Dottrina della Fede, firmata anch'essa dal cardinale Ratzinger, esprime la più recisa condanna delle «espressioni malevole e azioni violente» contro qualunque omosessuale, dichiarandole «lesive dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile».
Quanto alle «ingerenze», chi attacca la Chiesa ha capito poco o nulla del metodo Ratzinger. Dal momento che i cattolici – che nel mondo non sono maggioranza – devono allearsi con altri per vincere le loro battaglie, compresa quella contro il matrimonio gay, il Papa preferisce non argomentare anzitutto sulla base della teologia e del Vangelo, ma della ragione.
Anche in tema di omosessualità il documento del 1986 – seguito da una buona ventina d'interventi dell'attuale Papa – si appella in primo luogo alla "ragione umana". Se si limitasse a citare il Vangelo, parlerebbe ai soli cattolici. È invece utilizzando argomenti di ragione che Ratzinger cerca di mettere insieme credenti e non credenti, uniti dall'idea che gli atti e le unioni omosessuali non possano vedersi riconosciuto lo stesso ruolo sociale del matrimonio senza minare le basi stesse su cui si regge da secoli la società. A chi obietta che l'idea di ragione della Chiesa non è la stessa, per esempio, di Zapatero, il Papa ha risposto in uno splendido discorso del 5 ottobre 2007 scorso che non ci sono una ragione cattolica, una laica e una musulmana o buddhista. C'è una ragione capace di leggere correttamente il reale e una che sbaglia. E chi sbaglia non lo decide il Papa, ma il buon senso. Il comune buon senso – spesso più avanti della filosofia universitaria – sa che rubare, uccidere, spacciare droga è male, non perché lo insegni la Chiesa, ma perché il normale uso di ragione porta facilmente a rendersene conto. Sa anche che le unioni omosessuali non sono la stessa cosa del matrimonio: non fanno nascere bambini, non sono il luogo normale dove i minori sono educati, non hanno costruito quella famiglia che è stata per secoli, piaccia o no, la cellula fondamentale della società occidentale e ne ha garantito la sanità e la coesione. Ora questo appello alla ragione umana dovrebbe essere bandito come "omofobia".
Il documento del 1992 vedeva già la bufera in arrivo, e anticipava anche i passi successivi: «Includere la "tendenza omosessuale" fra le considerazioni sulla base delle quali è illegale discriminare può facilmente portare a ritenere l'omosessualità quale fonte positiva di diritti umani, ad esempio, in riferimento alla cosiddetta "affirmative action" o trattamento preferenziale nelle pratiche di assunzione. Ciò è tanto più deleterio dal momento che non vi è un diritto all'omosessualità che pertanto non dovrebbe costituire la base per rivendicazioni giudiziali. Il passaggio dal riconoscimento dell'omosessualità come fattore in base al quale è illegale discriminare può portare facilmente, se non automaticamente, alla protezione legislativa e alla promozione dell'omosessualità». È questa la road map del centro-sinistra italiano?
RICORDA
«Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna del pastori della chiesa, ovunque si verifichino.
Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev'essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.
Tuttavia, la doverosa reazione alle Ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata.
Quando tale affermazione viene accolta e, di conseguenza, l'attività omosessuale è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se I comportamenti irrazionali e violenti aumentano».
(Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, n. 10, Città del Vaticano, 1 ottobre 1986).
IL TIMONE N. 69 – ANNO X – Gennaio 2008 – pag. 12-13