Il Timone n. 67 – anno 2007 –
Un monaco cistercense di nome Rodolfo, senza il consenso del Papa, cominciò a predicare la crociata, la seconda, che si sarebbe svolta nel 1145. Agendo nella zona del Reno, egli cominciò a predicare contro gli ebrei. Ne seguirono tumulti e disordini, con pogroms a danno di diverse comunità ebraiche. Le autorità spirituali e temporali dei luoghi coinvolti, incapaci di frenare le violenze del popolo, fecero appello a Bernardo di Chiaravalle, il famoso abate cistercense. Questi scrisse subito una lettera (la 365) nella quale imponeva il silenzio a Rodolfo. Ma la misura si rivelò inefficace, tanto più che il monaco disobbediente si era munito di un’altra lettera che spacciava come bernardiana. Nell’autunno del 1146 Bernardo lasciò le Fiandre per dirigersi in tutta fretta in Renania e lì riuscì a far rientrare Rodolfo in monastero e a calmare i disordini. Il rabbino di Bonn, il cronista Efraim, ringraziò pubblicamente Bernardo per quanto aveva fatto di bene per i figli di Israele. La notizia è tratta dalla bella rivista Lineatempo (n. 4, ott. 2004, pp. 25-26).
LA PRIMA SCUOLA GRATUITA
Il merito di avere fondato la prima scuola pubblica gratuita dell’Europa moderna si deve a Giuseppe Calasanzio, un prete spagnolo nato in Aragona nel 1557 e giunto a Roma nel febbraio del 1592. Il sacerdote rimase sconcertato dall’alto numero di ragazzi abbandonati a se stessi perché le famiglie non potevano permettersi la spesa di pagare la loro istruzione. Nel 1597 visitò la parrocchia di S. Dorotea in Trastevere, dove si trovava una scuola i cui allievi dovevano pagare una retta. Riuscì a convincere il parroco a rendere gratuita la scuola e ad accogliere tutti i ragazzi poveri del quartiere; in cambio egli si sarebbe fatto carico, personalmente e con alcuni collaboratori, dell’insegnamento. Stava per compiersi una grande rivoluzione, con l’affermazione del principio della gratuità dell’istruzione elementare, che solo più di due secoli dopo sarebbe divenuto legge dello Stato in Italia. L’ordine fondato da Calasanzio, gli Scolopi, sarebbe stato destinato proprio all’insegnamento nelle scuole pie, destinate in primo luogo ai figli del popolo. La notizia, come quella che segue, è tratta dall’ottimo libro di storia per la scuola secondaria di primo grado Alle radici del domani, (voI. 2, Dall’Umanesimo alla Rivoluzione Francese).
GALATEO
I cattolici c’entrano anche con le “buone maniere”. Sì, perché il “galateo”, vocabolo con cui si indica l’insieme delle norme della buona educazione, deriva da Galateo Florimonte. Questi, all’epoca vescovo di Sessa, invitò mons.
Giovanni Della Casa, che si era ritirato in una villa nella Marca Trevigiana, dopo essere stato Arcivescovo di Benevento nel 1544 e, nello stesso anno, nunzio apostolico a Venezia, a comporre un trattato di buone maniere che da lui prese il nome di Galateo. Il volume fu composto fra il 1550 e il 1555 e non costituiva un’arida elencazione di norme, ma il tentativo di proporre un modello di uomo capace di dominare gli istinti e di rispettare la sensibilità dei suoi simili.
All’inizio del secolo scorso, un industriale tedesco, l’ingegner Daimler, decise di produrre delle automobili che, come qualità e prestazioni, fossero il meglio possibile in Europa. Prima ancora di avviare la costruzione dell’auto, c’era il nome da trovare. Daimler, cattolico, scelse quello di sua figlia alla quale, malgrado fosse tedesco, aveva dato uno di quei nomi che le spagnole traggono dai titoli sotto i quali la Madonna è invocata. In questo caso, Mercedes, da Nuestra Sefiora de las Mercedes, Nostra Signora delle Grazie.
Un nome che, come tutti sanno, ha riscosso tale fortuna che persino i Papi (quelli attuali compresi) tradizionalmente usano le auto chiamate come la figlia dell’ingegnere tedesco. Ne parla Vittorio Messori in Ipotesi su Maria. Fatti, indizi, enigmi (Ares).
ELISABETTA REGINA CRUDELE
L’intolleranza religiosa e politica fu una caratteristica dei Paesi protestanti. Elisabetta, (1533-1603), regina di Inghilterra e di Irlanda, la cui politica era di pieno sostegno alla “Chiesa” d’Inghilterra, fece un uso generalizzato e spesso crudele della giustizia. Ad essere duramente perseguitati furono soprattutto i cattolici, ma anche i puritani e persino coloro che osavano esprimere non critiche, ma semplici consigli al sovrano pagarono un duro prezzo. In politica la sovrana non ammetteva alcuna forma di opposizione. «Perfino il suddito leale John Stubbs, per avere scritto un opuscolo in cui consigliava alla regina di non sposare il principe francese Alencon, fu condannato al taglio della mano destra. Agitando il moncherino insanguinato, egli dal palco gridò: “Viva la regina!”. Tale era il legame che univa quella strana donna, astuta e complessa, ai suoi sudditi, candidi e ingenui d’animo e di cuore», ha scritto lo storico Gorge Macaulay Trevelyan, favorevole alla regina, ma obiettivo nel resoconto dei fatti.
IL TIMONE – N.67 – ANNO IX – Novembre 2007 pag. 25