Ma che fine ha fatto, nell’Occidente laico e secolarizzato, l’anima? C’è ancora posto per occuparsi della componente spirituale dell’uomo? Apparentemente, no. Inoltre, va rilevato come l’anima non sia affatto benvenuta nel codice linguistico del politicamente corretto, né nei diversi gerghi tecnoscientifici e neppure nella sloganistica delle diverse mode di consumo. È anche, va ammesso, malvista in molti ambienti scientifici universitari. Eppure, lo sappiamo, «non di solo pane vive l’uomo».
Per questo, il noto psicanalista e scrittore Claudio Risé firma sul Timone di aprile uno straordinario articolo nel quale evidenzia che non solo possiamo, ma dobbiamo riavviare un confronto sul tema dell’anima e della sua cura. Non ne va infatti di una moda, bensì dell’attenzione alla parte più autentica e vera della persona umana e, in definitiva di noi stessi. Fortunatamente, come sottolinea Risé, abbiamo modelli autentici che in questa riscoperta dell’anima possono aiutarci. Quali? Quelli dei santi dei nostri giorni.
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