L’arcivescovo di Parigi Michel Aupetit, intervenuto diverse volte contro la legge, ha scritto: «Nel momento dell’esame da parte del Senato del progetto di legge bioetica, è urgente una presa di coscienza»; siamo infatti prossimi ad una «deriva mercantile dei paesi ricchi che si stanno prendendo il lusso d’organizzare un commercio eugenetico». Condivide questa posizione?
Feillet: «Senza dubbio. Nella nostra società consumistica, dove dev’essere soddisfatto il desiderio di ciascuno e dove la frustrazione è insopportabile, tutto viene fatto per rispondere ai desideri. Di fatto la deriva mercantile è già qui! Quante Procreazioni Medicalmente Assistite (PMA) per ragioni non mediche e quante Gestazioni Per Altri (GPA) in ragione di un’evidente impossibilità fisiologica vengono già realizzate nel mondo. Dove c’è una domanda, lì c’è mercato e delle persone per sfruttarlo».
Ginoux: «Sono completamente d’accordo con monsignor Aupetit quando insiste sulle derive pericolose di queste nuove estensioni della legge di bioetica. Essa avalla sempre di più l’attuale posizione della società: il liberalismo in relazione alla vita umana. Questa attitudine liberale richiede peraltro di agire liberamente nell’ambito della procreazione o del fine vita. Il ricorso alla legge intende essere decolpevolizzante di fronte alla coscienza; in questo senso, non può essere rimproverato quanto viene riconosciuto legalmente. La legge civile si pronuncia in un ambito che non è il suo e fa credere ai cittadini che le loro voglie siano legittime. In questa prospettiva diventa logico trasformare il figlio in un «oggetto» desiderato, anche quando la natura (sterilità) o la nostra volontà (unione omosessuale) non ci permettono di averlo. Ora, la legge non deve giustificare il desiderio di Tizio o di Caio o di un certo gruppo di persone…»…
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