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18.12.2024

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Niccolà V
31 Gennaio 2014

Niccolà V

 


Il suo pontificato è giudicato la linea di demarcazione tra Medioevo e Rinascimento. Considerato dal Von Pastor «L’uomo più generoso del suo tempo», si prodiga sia nel favorire la produzione artistica sia nell’aiuto caritativo ai bisognosi

 


Nome: Tommaso Parentuccelli
Data nascita: 15 novembre 1397 a Sarzana
Elezione: 6 marzo 1447
Incoronazione: 19 Marzo 1447
Durata: 8 anni, 18 giorni
Data morte: 24 marzo 1455
Sepolto: S. Pietro, Roma
Posizione cronologica: 208

Al termine del XV secolo, al tramonto del Medioevo in cui Dio e il Vangelo sono il riferimento del vivere comune, viene posto al centro dell’Universo l’uomo che diventa il soggetto principale della cultura e delle arti (da qui il nome Umanesimo). Papa Niccolò V non rifiuta a priori questa nuova corrente culturale, scorgendo in essa la possibilità di promuovere la bellezza della fede non solo con la vita concreta dei santi, ma anche con l’arte e la letteratura.
Assecondando la sua passione per la cultura e l’estetica, diventa il primo vero Papa mecenate della storia, trasformando Roma nel crocevia dei più importanti artisti rinascimentali del tempo.
Tommaso Parentuccelli nasce probabilmente a Sarzana, il 15 novembre 1397. Dopo un’infanzia difficile (perde il padre a quattro anni, si divide dalla madre dopo che quest’ultima contrae le seconde nozze e rischia di morire per una grave malattia), all’età di tredici anni si trasferisce a Bologna, avviato allo studio della cultura classica dal dotto vescovo card. Niccolò Albergati, con il quale inizia una lunga collaborazione. Presto si distingue per spiccate capacità di apprendimento e per particolare abilità nella dialettica. Deve lasciare Bologna a causa di ristrettezze economiche che lo costringono a fare da precettore a Firenze dal 1415 al 1419, prima ai figli di Rinaldo degli Albizi e poi a quelli di Palla Strozzi.
A ventidue anni torna a Bologna come responsabile dell’amministrazione della diocesi. Il vescovo Albergati lo consacra sacerdote, probabilmente nel 1423, proiettandolo nella grande diplomazia ecclesiastica. Nel 1444 diventa vescovo di Bologna; nel 1446 è nominato cardinale da papa Eugenio IV (1431-1447). Dopo soli tre mesi di porpora cardinalizia, è eletto Papa. Sceglie il nome di Niccolò in onore del suo precettore bolognese, ma indugia parecchio prima di accettare la carica pontificia, ritenendosene indegno. Confida con umiltà ad un amico: «Ne soffrirà l’orgoglio di molti a vedere che Papa sia diventato un sacerdote adatto solamente a far da campanaro».
Descritto come persona semplice, pacifica e leale, s’impone subito per la vasta cultura, per l’intelligenza e per l’apertura mentale. La naturale simpatia di cui è dotato (nonostante sia tormentato dalla podagra, tenuta nascosta ai più) non gli vieta un’energica risolutezza nell’affrontare le difficoltà, anche se spesso eccede nella collera. Vero mecenate e amante della cultura, si attornia di scienziati, letterati e artisti del calibro di Piero della Francesca, Benozzo Gozzoli e il Beato Angelico cui commissiona la realizzazione di numerose pitture per il restauro del Palazzo papale in Vaticano.
Merito particolare di Niccolò è il recupero delle opere di Aristotele, Tucidide, Erodoto e altri che affida a qualificati traduttori. Tra questi troviamo Lorenzo Valla, creatore della moderna scienza della filologia, noto per aver smascherato nel 1440 l’antico documento del Costitutum Constantini che faceva risalire l’origine del potere temporale dei Papi alle presunte donazioni che l’Imperatore Costantino (274-337) avrebbe fatto a Silvestro I (314-335) per ringraziarlo della guarigione dalla lebbra. In realtà, il documento risale al pontificato di san Leone III (795-816), mentre il potere temporale nasce nel 728 con la donazione da parte di Liutprando (712-744), re dei Longobardi, del castello di Sutri a papa Gregorio II (715-731). Per questa rivelazione, il Valla è costretto all’esilio, ma Niccolò coraggiosamente lo invita a ritornare a Roma come latinista di Curia.
Ancora cardinale, Niccolò V usava dire che «due cose farebbe s’egli mai potesse spendere, che era in libri e in murare»: divenuto Papa, crea biblioteche e costruisce edifici grandiosi. Si può considerare il vero artefice della Biblioteca vaticana, nonostante questa si costituirà ufficialmente solo con Sisto V (1520-1590). Non bada a spese per acquistare il maggior numero di testi, tanto che ben presto costituisce una delle più grandi biblioteche d’Europa con più di milleduecento tra codici latini e greci.
Fortifica Castel Sant’Angelo, restaura il Palazzo del Campidoglio, la Città leonina e, soprattutto, incarica Leon Battista Alberti, già restauratore della Fontana di Trevi, di progettare in sostituzione della vecchia dissestata basilica costantiniana, una nuova cattedrale (l’attuale San Pietro).
Ristruttura strade, acquedotti e monumenti, ma la morte, sopraggiunta a causa della podagra il 24 marzo 1455, tronca molti progetti.
Il gusto classicheggiante del tempo gli fa reintrodurre il titolo di “Pontifex maximus” per i Papi, ponendo l’accento sul loro particolare ruolo di “ponte” dagli uomini verso Dio. Tuttavia, la passione per l’arte non gli fa dimenticare di essere un pastore di anime. Con maggior frequenza rispetto ai predecessori, incontra direttamente gente del popolo concedendo udienze senza troppe formalità. È molto attento ai bisogni dei poveri, tanto da organizzare una “elemosiniera” capace di nutrire 900 affamati ogni settimana.
Intensa è l’attività politica. Eredita la delicata questione del “piccolo scisma” prodottosi nel 1439 durante il concilio di Basilea, durante il quale Amedeo VIII di Savoia (1383-1451) è eletto antipapa il con il nome di Felice V. Nell’aprile del 1449, Niccolò V riesce a sottometterlo alla sua autorità, trattandolo poi con benevolenza nominandolo cardinale nelle sedi di Losanna e Ginevra.
Nel 1448 conclude con Federico III d’Asburgo (1440-1493) l’importante “concordato di Vienna”, che regola i rapporti tra Santa Sede e Impero. A suggellare l’idillio con la casata asburgica, il Papa benedice le nozze tra Federico III ed Eleonora di Portogallo il 16 marzo 1452 e tre giorni dopo incorona lo stesso Federico III Imperatore. È questa l’ultima incoronazione imperiale da parte di un Papa a Roma.
Niccolò promulga il Giubileo del 1450. È un successo, anche se un paio di avvenimenti tragici funestano la letizia delle celebrazioni il cui apice è la solenne canonizzazione del predicatore francescano Bernardino da Siena, morto solo sei anni prima.
Verso il termine del pontificato, viene ordito un complotto per uccidere alcuni cardinali e lo stesso Papa. Ma, a seguito di una soffiata, è neutralizzato e i responsabili impiccati.
La notizia più dolorosa per Niccolò è la conquista di Costantinopoli il 29 maggio 1453 da parte del sultano Maometto II, con relativa devastazione della cattedrale di S. Sofia e il massacro di cinquantamila persone. È una tragedia epocale: dopo undici secoli, l’Impero d’Oriente crolla cancellando l’ultima traccia del Sacro Romano Impero. Il Papa tenta subito di radunare la cristianità per una crociata, ma il suo sforzo non avrà esito.

 

 

 

IL TIMONE  N. 112 – ANNO XIV – Aprile 2012 – pag. 54 – 55

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