Come i media scrivono (male) del Papa
Succede quasi sempre. È accaduto anche questa volta. Del viaggio pastorale di Benedetto XVI a Cagliari, il 7 settembre, i giornali hanno ricordato soltanto le poche righe dedicate agli uomini politici, che ci vorrebbero, competenti e moralmente ineccepibili, per realizzare uno «sviluppo sostenibile». “Paginate” sono state dedicate a questa frase da quasi tutti i quotidiani, e il Corriere della Sera ha pubblicato una improbabile sequenza fotografica sulla presenza politica dei cattolici in Italia da Gentiloni a Fanfani a Tangentopoli (povero Gentiloni). Di tutto il resto niente. Eppure il Papa, nella stessa omelia, ha raccontato la rocambolesca storia della Madonna di Bonaria, la patrona della Sardegna, ha ricordato la bellissima storia dell’evangelizzazione dell’isola, la fedeltà all’ortodossia dei suoi abitanti che ospitarono i vescovi fedeli a Roma all’epoca dell’eresia ariana. In un altro discorso rivolto ai giovani ha insistito su tre punti, la famiglia, quella di origine e quella da costruire, «antica e sacra eredità», la formazione intellettuale e morale come indispensabile (mettendoli in guardia da chi volesse fare loro degli «sconti» sul punto) e infine li ha invitati a una «fede sincera e profonda», una fede che, «in questo senso, prima di essere una credenza religiosa, è un modo di vedere la realtà, un modo di pensare, una sensibilità interiore che arricchisce l’essere umano come tale». Una fede che diventa cultura, in poche parole. Una occasione di riflessione profonda e formativa è stata sommersa da un esagerato clamore mediatico su un punto secondario. Speriamo che qualcuno se ne accorga, siamo ancora in tempo per rimediare.
Vergogna allo Yad Vashem
Una folta delegazione di parlamentari italiani ha visitato nel mese di settembre la Terra Santa. La guidava Mons. Rino Fisichella, dal 1994 rettore della Chiesa della Camera dei deputati. Oltre ai luoghi che hanno visto lo svolgersi della vista di Gesù, non poteva mancare la visita al museo di Yad Vashem, a Gerusalemme, dove sono raccolte le testimonianze di quell’immensa tragedia criminale che fu lo sterminio degli ebrei ad opera dei nazionalsocialisti tedeschi. Ma proprio in quel museo si trova vergognosamente esposta la foto di papa Pio XII sotto la quale appare una didascalia che, di fatto, lo accusa di aver taciuto di fronte all’Olocausto, dunque di esserne corresponsabile. «Perché non dite anche che il Vaticano ha aiutato molti ebrei a salvarsi?», ha chiesto Mons. Fisichella, ben sapendo che quel grande Pontefice ha contribuito a salvare la vita a centinaia di migliaia di ebrei perseguitati dal nazionalsocialismo, come documentano serissimi studi storici, anche di parte ebraica. In passato il Vaticano aveva duramente protestato, ma foto e didascalia, che le autorità del museo avevano promesso di rimuovere, sono ancora alloro posto.
FOCUS
Gli orsi contano più dei cristiani (card. Carlo Caffarra)
Il 9 settembre scorso, in occasione della giornata di preghiera e di digiuno per i cristiani perseguitati nello stato dell’Orissa, in India, il Cardinale Caffarra ha denunciato il «silenzio assordante dei media», più preoccupati degli orsi polari in pericolo di vita che dei cristiani. Secondo il Cardinale, questo vergognoso silenzio si spiega con il fatto che «il martirio disturba gravemente chi ritiene che alla fine tutto è negoziabile; chi nega che esista qualcosa di indisponibile e che non può essere mercanteggiato». E ha aggiunto: «Il martire esalta la dignità della persona in modo che non può che essere censurato da chi pensa che alla fine l’uomo è solo un frammento corruttibile di un tutto impersonale. La grandezza del martire smaschera la povera nudità del relativismo… Ricordando poi il martirio di Cristo, Caffarra ha detto che i cristiani dell’Orissa «stanno percorrendo la via del Signore».
La Messa non è del prete (don Nicola Bux)
In uno stupendo articolo sull’arte di celebrare il servizio liturgico, pubblicato su L’Osservatore Romano (4-5 agosto), il teologo don Nicola Bux, consultore delle Congregazioni per la Dottrina della Fede e per le Cause dei Santi, ricorda che «Il sacerdote è ministro, non padrone, amministratore dei misteri: li serve e non se ne serve per proiettare le proprie idee teologiche o politiche e la propria immagine, al punto che i fedeli si fermerebbero a lui invece che a guardare a Cristo che è significato dall’altare e presente sull’altare, e in alto sulla croce». E aggiunge: «Il sacerdote è chiamato ad agire nella persona di Cristo, deve perciò imitarlo nell’atto sommo della preghiera e dell’offerta, non deve deformare la liturgia in una rappresentazione delle sue idee, cambiare o aggiungere alcunché arbitrariamente». Questo perché «la messa non è proprietà del prete o della comunità».
Libertà sì. Ma nella verità (mons. Dominique Mamberti)
Parlando al recente Meeting di Rimini, mons. Dominique Mamberti, Segretario per i rapporti con gli Stati, ha detto che la libertà è un bisogno fondamentale della persona umana. Anche la “libertà religiosa”. Tuttavia «ogni libertà – ha aggiunto – non è mai fine a se stessa ma orientata alla verità». Ora, poiché la verità è Cristo stesso («lo sono la via, la verità e la vita»), ne consegue che la libertà dell’uomo, anche la libertà religiosa, ha come fine ultimo proprio il Signore.
IL TIMONE N. 76 – ANNO X – Settembre/Ottobre 2008 – pag. 8 – 9