Ci sono libri, articoli e interviste in giro per il mondo che hanno messo a tema la questione del modello liberale e della sua crisi come causa dell’incertezza e del caos politico sociale che stiamo vivendo, soprattutto in Occidente.
Il modello liberale dopo la caduta del muro di Berlino sembrava l’approdo definitivo del mondo democratico, l’orizzonte ultimo del progresso sociale risultato vincitore. Invece, qualcosa è andato storto e continua a farlo, al punto che l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, la Brexit e il sorgere dei cosiddetti populismi in Europa (definizione vaga e comoda soprattutto per i detrattori) mostrano un tarlo che ormai ha scavato in profondità.
Come ha scritto il giornalista Mattia Ferraresi nel suo libro Il secolo greve ci sono due opzioni per interpretare questa crisi delle nostre democrazie liberali: l’assedio esterno dei barbari che vogliono semplicemente ribaltare la cosiddetta società aperta, oppure una implosione dell’edificio dovuto a limiti che fanno parte del modello stesso.
L’intervista che il presidente russo Vladimir Putin ha rilasciato nel cuore dell’estate al Financial Times ha il pregio di mettere il dito nella piaga. «L’ideale liberale è divenuto obsoleto», ha dichiarato. «É entrato in conflitto con gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione». Affermazioni forti che provengono da chi, ovviamente, persegue i suoi interessi e ha le sue questioni da risolvere in Russia, ma, ripetiamo, queste parole hanno il pregio di sollevare la polvere. Perché colpiscono al cuore il dramma reale del liberalismo moderno: un’idea di libertà priva di ancoraggi ad una realtà prepolitica e di conseguenza diritti soggettivi in continua e fantasiosa espansione. Il risultato? L’incapacità di bilanciare le libertà individuali con l’ordine/stabilità sociale.
Questo ci sembra il punto su cui bisogna riflettere per cercare di capire le radici profonde di un’epoca, la nostra, in cui i popoli sembrano essere in balia di altri che decidono per loro.
Quali sono le nostre libertà fondamentali? Perché le abbiamo? Cosa o chi garantisce questi diritti?
Ci siamo seduti intorno a un tavolo con il cardinale Gerhard Müller, prefetto emerito dell’ex Sant’Ufficio, il professor Marcello Pera, già presidente del Senato italiano, e il giornalista, vicedirettore del quotidiano La Verità, Martino Cervo. Il risultato è il dossier del Timone di settembre: la libertà, il diritto, la politica, la Chiesa, di fronte a domande che non si possono più nascondere…
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