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21.12.2024

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Leone XIII
31 Gennaio 2014

Leone XIII

 

 

 

Propugnatore del dialogo tra Chiesa e società, promuove i diritti delle classi più umili e denuncia le insidie della modernità, specialmente il socialcomunismo. Un Papa “sociale”, tuttavia molto affine al predecessore Pio IX

 

NOME: Vincenzo Gioacchino Pecci
DATA DI NASCITA: 2 marzo 1810
ELEZIONE: 20 febbraio 1878
INCORONAZIONE: 3 marzo 1878
DURATA: 25 anni e 5 mesi
DATA MORTE: 20 luglio 1903
SEPOLTO: S. Giovanni in Laterano
POSIZIONE CRONOLOGICA: 256

Tutti avevano pronosticato per Leone XIII un pontificato breve, sia per l’età, già sessantottenne al momento dell’elezione, sia per la salute cagionevole. Ma la volontà di Dio era ben altra. Infatti, Leone terrà il pontificato per 25 anni. Il più lungo dopo S. Pietro e Pio IX, in un periodo particolarmente difficile in cui la Chiesa era minacciata dalle poderose spinte delle nuove ideologie verso il cambiamento. Per rendere più efficace la missione della Chiesa, Leone XIII muta il rapporto con la società cercando di evitare, ove possibile, chiusure e sbarramenti, ma senza transigere sui valori della Tradizione della Chiesa e sulla concezione nobiliare delle cariche.
Quando Bismark gli si rivolge chiamandolo: “Sire!”, Leone non nasconde la sua gioia.
Nonostante le importanti aperture al mondo, notevoli sono i punti di contatto con la linea certamente più rigida del precedente pontificato di Pio IX. Leone XIII farà spesso riferimento alle sue encicliche. In particolare al Syllabus, la cui stesura auspica pubblicamente già nel 1849 quando è arcivescovo di Perugia. Nella prima enciclica Inscrutabili condanna il liberismo, mentre nella successiva Quod apostolici muneris sottolinea gli errori del socialismo, del comunismo e del nichilismo. Contro la massoneria dichiara: “II cristianesimo e la massoneria sono essenzialmente inconciliabili, e aderire ad essa significa abbandonare l’altro”.
Inoltre condanna il matrimonio civile e il divorzio.
Nell’ambito della Questione romana, Leone XIII rifiuta il dialogo con il governo italiano considerato “illegittimo e usurpatore”, confermando il non expedit alla partecipazione dei cattolici alla vita politica. È lui ad introdurre l’uso della benedizione Urbi et Orbi all’interno di San Pietro, considerandosi prigioniero di uno Stato ostile. Minaccia addirittura di lasciare Roma per protesta dopo i due episodi incresciosi dell’aggressione alla salma di Pio IX durante la traslazione da S. Pietro a S. Lorenzo al Verano e l’oscena manifestazione anticlericale tenutasi in occasione dell’inaugurazione del monumento di Giordano Bruno.
Per certi aspetti, Leone XIII si può considerare un antimoderno almeno quanto il beato Pio IX e san Pio X.
Sesto di sette figli, Vincenzo Gioacchino Pecci nasce a Carpinete Romano il 2 marzo 1810 in una famiglia della piccola nobiltà anagnina.
Inizia gli studi a Viterbo, nel collegio dei Gesuiti, proseguendoli poi a Roma presso il collegio Romano con brillanti risultati soprattutto in filosofia e teologia. Già in questi anni si distingue per un quasi costante atteggiamento meditativo e per la pietà profonda, pur non nascondendo un certo interesse per la politica.
Un mese dopo l’ordinazione sacerdotale del 31 dicembre 1837, è inviato come legato pontificio a Benevento dove si dimostra un ottimo amministratore, meritando la “promozione” nella più prestigiosa Perugia. Dotato di notevole memoria e d’intelligenza elastica nell’affrontare i problemi, riesce a svolgere una gran mole di lavoro nonostante la salute delicata.
A soli 33 anni è nominato nunzio apostolico a Bruxelles. Viene a contatto con un cattolicesimo di stampo liberale che partecipa alla vita pubblica. È qui che il seme delle future encicliche sociali è gettato nel cuore di Pecci.
Il 19 gennaio 1846 rientra a Perugia in qualità di vescovo, in seguito ad un contrasto con il governo belga su una questione riguardante l’insegnamento. Vi rimarrà per 32 anni. Promuove la costituzione dei Monte di Pietà e fonda la prima Cassa di Risparmio. Anche quando Pio IX lo nomina cardinale nel dicembre 1853, Leone rimane a Perugia per seguire le numerose opere assistenziali da lui create e per curare personalmente la formazione culturale e spirituale del suo clero nonché i bisogni religiosi dei fedeli. Grande estimatore di S. Tommaso d’Aquino, fonda l’accademia omonima nel 1859. In questi anni viene alla luce il suo temperamento aristocratico e autoritario. Si rivela un leader sempre sicuro di sé. Il 20 febbraio 1878, dopo solo 56 ore dall’inizio del conclave, alla terza votazione, il cardinale Pecci è eletto papa, assumendo il nome di Leone in ricordo dello stimato predecessore Leone XII. L’attività si fa subito molto intensa. Con una serie di encicliche (alla fine del pontificato saranno ben 51) richiama alla pietà i fedeli, invitandoli alla pratica del S. Rosario e alla devozione a S. Giuseppe e alla Sacra Famiglia. Inoltre promuove la venerazione al Sacro Cuore, a cui consacrerà tutto il genere umano in occasione del giubileo del 1900.
Promuove gli studi filosofici con il recupero del tomismo dichiarato, con l’Enciclica Aeterni Patris del milleottocentosettantanove, filosofia ufficiale della Chiesa Cattolica e gli studi storici con l’apertura degli Archivi Vaticani.
Per risolvere la Questione romana, Leone cerca l’appoggio degli stati europei, che però non l’aiuteranno granché. Coglie comunque l’occasione per instaurare stabili alleanze. Dotato di fine diplomazia, riporta importanti successi politici soprattutto in Germania, dove fa ridimensionare la lotta contro la religione cattolica avviata con il Kultur-kampf (lotta per la civiltà), che ha il suo culmine con l’approvazioni di una serie di leggi anticlericali chiamate leggi di maggio.
Risolve abilmente la contesa tra Germania e Spagna per il possesso delle Isole Caroline nel Pacifico.
Tutta questa attività gli permette di venire a contatto con le diverse realtà sociali europee, facendogli prendere maggiormente coscienza del problema dello sfruttamento del lavoro.
La soluzione proposta dal socialismo attraverso il riscatto degli operai con la collettivizzazione della proprietà e la violenta lotta di classe è considerata da Leone inconciliabile con il Cristianesimo. Cerca quindi di dare una risposta più rispettosa dell’uomo attraverso la pubblicazione di numerose encicliche, la più importante delle quali sarà la Rerum novarum del 15 maggio 1891. Condanna il socialismo, difende la proprietà privata fondandone la legittimità nel diritto naturale, ribadisce il concetto di uomo come persona e non come mercé sfruttabile, qualunque sia il suo ceto. Inoltre sollecita lo Stato ad assumersi le proprie responsabilità nella difesa delle classi più deboli.
L’organizzazione sociale trarrà un enorme giovamento dalle indicazioni dell’enciclica, influenzando profondamente la politica dei governi europei e dell’America del Nord.
In campo pastorale rivitalizza le missioni sopratutto in Africa, dove lo schiavismo era una piaga diffusa. Nell’ambito ecumenico da una svolta importante preoccupandosi della riunificazione delle Chiese orientali separate e della confessione anglicana.
Indice nel 1900 il Giubileo, dopo 75 anni di “digiuno” (l’ultimo, di Pio IX, nel 1875, fu celebrato a porte chiuse), rilanciando il ruolo universale della Chiesa. Nonostante non senta il peso degli anni e nemmeno la fatica del superlavoro, una brutta pleurite nell’estate del 1903 lo porterà rapidamente alla morte il 20 luglio.

 

RICORDA

“(…) i socialisti spingono i poveri all’odio contro i ricchi e sostengono che la proprietà privata deve essere abolita…Con questa trasformazione della proprietà da personale a collettiva…credono che siano radicalmente eliminati i mali attuali. Ma questa teoria non fa che danneggiare gli stessi operai…Se dunque [l’operaio] con le sue economie è riuscito a fare dei risparmi e…li ha investiti in un terreno, questo terreno non è altro che salario trasformato…Il socialismo propone una soluzione in netto contrasto con la giustizia, perché il possedere le cose come proprie è per gli uomini un diritto di natura”.
(Leone XIII, Enciclica Rerum Novarum, 15 maggio 1891).

BIBLIOGRAFIA

Fernando Fiorentino (a cura di), I cento anni della Rerum Novarum, Atti del Convegno di Lecce 1990, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1990.
Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, a cura di Ugo Bellocchi, vol. V, Leone XIII (1878-1891); vol. VI, Leone XIII (1892-1903), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1996/7.

IL TIMONE N. 17 – ANNO IV – Gennaio/Febbraio 2002 – pag. 56 – 57

 

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