La Chiesa, che è all’origine degli ospedali, vide nell’anatomia una scienza in grado di aiutare i malati e i sofferenti, e nello stesso tempo di condurre a Dio. Altro che nemica della scienza
Per fare storia correttamente, molte volte, basta cancellare dalla mente un po’ di pregiudizi, di frasi fatte, di slogan, imposti dai media, dalla cultura dominante, e farsi la domanda giusta. Che nel caso della scienza è questa: se veramente la Chiesa è nemica della scienza, come mai quest’ultima è nata proprio in Italia (per fare solo qualche esempio, Copernico, Harvey, Vesalius e Stenone studiano in Italia; Mondino, Galilei, Redi e quasi tutti i medici sono italiani), cuore del cattolicesimo, e in Europa, continente cristiano, e non altrove?
Se dalla storia della scienza in generale, passiamo alla storia dell’anatomia, la domanda rimane analoga: come mai l’anatomia moderna non è nata in Asia, in America, o in Cina?
Come mai la dissezione di corpi umani è stata praticata per la prima volta nella storia, con continuità, in Italia?
La risposta è piuttosto ovvia: perché il pensiero cristiano è di per sé capace di favorire e di promuovere il desiderio umano di conoscere la realtà, di studiarla e di agire su di essa. Perché il pensiero antropocentrico biblico dà all’uomo una dignità ed una consapevolezza grandissime ed elimina tabù e divieti presenti invece in tutte le altre culture e religioni.
Sgomberiamo dunque il campo dal pregiudizio anticristiano ed analizziamo i fatti. L’atto di nascita dell’anatomia moderna è l’Anathomia Mundini di Mondino Dei Liuzzi, medico attivo nella città pontificia di Bologna. Siamo nel 1316, in pieno Medioevo, e Mondino dimostra di conoscere la scuola dell’anatomista Galeno, greco e pagano, ma anche di aver fatto, rispetto a lui, un enorme passo in avanti: Mondino non si accontenta, come molti suoi predecessori e colleghi, di ripetere l’insegnamento di Galeno, così come gli astronomi ripetevano quello di Aristotele e Tolomeo, ma vuole vedere con i suoi occhi, e non più solo su corpi di animali, come in passato, ma su cadaveri di uomini. Ecco che li disseziona, li studia, li descrive, li mostra ai suoi allievi. Tutte cose legali, lecite, proprio perché la Chiesa autorizza la dissezione, per scopi medici, e la sostiene. Dopo Mondino, i primi grandi anatomisti sono Girolamo Manfredi, Gabriele Zerbi, Alessandro Benedetti e altri, fino ad Andrea Vesalius, cui è attribuito il merito di aver definitivamente fatto sbocciare la nuova scienza con il suo De humani corporis fabrica del 1543. Vesalius è un fiammingo, ma studia in Italia, a Padova, partendo da Galeno e dai suoi predecessori italiani e contando sull’eccezionalità del nostro paese. «Itali quidem primi corpora umana dissecuerunt» («gli italiani per primi dissezionarono i corpi umani»), scriverà il medico illuminista Haller, notando quello che gli storici oggi confermano. Per lungo tempo Bologna, Padova e Roma, la città del Papa, saranno le capitali mondiali dell’anatomia.
Ma chi si oppone alla nascente anatomia, la cui nascita precede quella dell’astronomia moderna?
Anzitutto i medici grecizzanti, quelli che non vogliono assolutamente contraddire l’auctoritas di Galeno e che non vedono alcuna utilità nell’indagine sui corpi umani. Tra questi, il vecchio professore di Vesalius, il dottor Jacob Sylvius, che, insieme ad altri seguaci di Galeno, cerca di attaccare presso l’imperatore la reputazione del suo vecchio allievo, accusando gli anatomisti come lui di praticare un’arte sacrilega. Carlo V, che darà invece al fiammingo grande fiducia, interroga i teologi dell’Università di Salamanca, i quali rispondono dichiarando l’utilità e la giustezza della pratica delle dissezioni.
La posizione dei galenisti, avversi alla nuova anatomia, è condivisa da molta gente comune, ma anche da numerosi umanisti, come Francesco Petrarca e Coluccio Salutati e dal mago Cornelio Agrippa di Nettesheim.
Qual è, invece, la posizione della Chiesa?
Non dovrebbe servire alcuno studio, per capirlo. Nel 1316, se la Chiesa volesse ostacolare
l’anatomia, lo farebbe sicuramente, e con successo. Invece non lo fa. Anzi, la Chiesa, che è all’origine degli ospedali, vede nell’anatomia una scienza in grado di aiutare i malati e i sofferenti, e nello stesso tempo di condurre a Dio. Scrive Giovanna Ferrari: «Secondo studi recenti la presentazione del corpo umano come meravigliosa opera del Creatore, che la lezione di anatomia permetteva di apprezzare e glorificare, sarebbe stata promossa da settori ecclesiastici per rafforzare la Chiesa attraverso una filosofia naturale centrata sui principi cristiani. Un clamoroso rovesciamento di prospettiva, rispetto alla vecchia tesi di una Chiesa oscurantista nemica dello studio anatomico, che avrebbe il merito di spiegare come mai proprio al centro della cristianità si sia potuto per secoli dissezionare più che in qualsiasi altro paese d’Europa e del mondo!».
La lettura dei primi trattati di anatomia, infatti, ci dice che gli stessi anatomisti sono rispettosi credenti, mettono in luce «il valore filosofico e quasi teologico dell’anatomia» ed ammirano nel corpo «il tempio di Dio». Nell’anatomia – scrive ad esempio Alessandro Benedetti nel 1502, nel suo Anatomice, sive historia corporis umani – «scorgiamo la mirabile, divina opera di Dio Creatore, il corpo, che secondo Platone è come il veicolo temporaneo dell’anima». Egli continua invitando alla contemplazione della «potenza creatrice di Dio» e nel contempo della «caducità» umana.
Dopo Vesalius, inoltre, molti dei più importanti fondatori della scienza anatomica moderna troveranno onori, protezione ed accoglienza presso vari pontefici: tra questi Realdo Colombo, che succederà a Vesalius sulla cattedra di Anatomia di Padova, prima di insegnare presso l’Università pontificia La Sapienza, dal 1551 al 1555, e Bartolomeo Eustachi, laureato in medicina a Roma, protomedico pontificio e docente di anatomia, sempre a La Sapienza, dal 1555 al 1567.
Che cosa fa, allora, la Chiesa, per giustificare le menzognere invenzioni di alcuni odierni calunniatori? Mentre è in prima fila nell’autorizzare la dissezione, ben prima e con più influenza dei poteri laici, provvede però a mettere delle regole, perché il desiderio di conoscenza non divenga arbitrio: vieta la violazione delle tombe e il traffico di corpi umani; impedisce che qualcuno sperimenti la dissezione addirittura su corpi vivi. Tutti i provvedimenti risultano necessari, se è vero, come è vero, che ancora nell’Ottocento vi sarà uno scandalo di risonanza europea: l’acquisto da parte del celebre anatomista scozzese Robert Knox (1791-1862) dei cadaveri di due individui appositamente uccisi da malfattori perché i loro corpi servissero per gli studi anatomici.
Perché stupirsi di Knox? Mancano forse, oggi, coloro che chiedono di poter usare i corpi ancora vivi delle persone in stato vegetativo (che loro considerano «non persone»), per espiantare organi o testare farmaci?
«È stato il cristianesimo a creare la civiltà occidentale; (senza la sua influenza) la maggior parte di noi non avrebbe imparato a leggere e gli altri leggerebbero ancora papiri scritti a mano. […] il mondo intero sarebbe oggi più o meno dove le società non europee erano, diciamo, nel 1800: un mondo pieno di astrologi e alchimisti, ma non di scienziati. Un mondo di despoti, senza università, banche, fabbriche, occhiali […]. Un mondo dove la maggior parte dei bambini non raggiunge i cinque anni di vita e molte donne muoiono dando alla luce un figlio, un mondo che vive veramente in secoli bui».
(Rodney Stark, La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza, Lindau, 2006, p. 343)
BIBLIOGRAFIA
Giovanna Ferrari, Tra medicina e chirurgia: la rinascita dell’anatomia e la dissezione come spettacolo, in AA.VV., Il Rinascimento Italiano e l’Europa: le scienze, Angelo Colla, 2008, vol. V.
Mirko Grmek [a cura di], Storia del pensiero medico occidentale, Laterza, 1996, vol. I, pp. 294-295.
Giorgio Cosmacini, La religiosità della medicina, Laterza 2007.
Andrea Carlino, La fabbrica del corpo: libri e dissezione nel Rinascimento, Einaudi, 1994, cap. III.
Valverde, Juan de Hamusco, soprannominato Huescanus, dalla città di Huesca, regno di Léon, dove nasce nel 1520. Chiamato a Roma dal Cardinale Tolet, studia anatomia alla scuola di Realdo Colombo, che lo inizia e lo guida alla pratica della dissezione. Valverde ha soprattutto il merito di aver incoraggiato e facilitato, una volta rientrato in Spagna, lo studio dell’anatomia fino ad allora osteggiato.
IL TIMONE N. 94 – ANNO XII – Giugno 2010 – pag. 28 – 29