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22.12.2024

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La saggezza
31 Gennaio 2014

La saggezza

 

 

 

Un’analisi di compiti cruciali di una virtù senza la quale è impossibile agire moralmente bene. Perché le norme non sono sufficienti

 

 

Esistono due grandi classi di norme etiche: 1) le norme negative assolute (per es. «non assassinare», «non ridurre in schiavitù», «non commettere adulterio», «non torturare», ecc.), che prescrivono di non compiere mai quegli atti che sono sempre malvagi (per una dimostrazione di questa intrinseca malvagità di alcuni atti cfr. il Timone, n. 68, pp.32-33); 2) le norme affermative relative (per es. «aiuta il prossimo», «servi la tua patria», «mantieni le promesse», ecc.), che prescrivono di compiere certi atti, ma non in ogni occasione, meno che mai se tali atti sono proibiti da norme negative assolute (per es., non posso aiutare i poveri assassinando i ricchi).
Ma per individuare il bene, per compiere un'azione virtuosa, non basta essere solo provvisti di norme-regole, bisogna invece aver acquisito la virtù della saggezza, o prudenza (da non intendere, secondo il significato odierno, come mera cautela) o phronesis, perché le norme sono solo indicazioni generali, che, ad eccezione delle norme negative assolute, non possono da sole orientare la nostra ragione nella multiformità delle situazioni: sono come una mappa geografica che riporta solo l'indicazione delle località principali.

Il compito della phronesis rispetto alle norme negative assolute
Rispetto alle norme assolute, la phronesis non ha alcun compito di fissare delle eccezioni, però ha pur sempre il compito di identificare l'azione che si pensa di compiere, deve capire se essa ricada sotto la norma assoluta oppure no. Questo compito è a volte molto difficile (come abbiamo visto a lungo su il Timone, n. 82, pp. 30-31, e n. 83, pp. 30-31). Per esempio, posto il principio morale assoluto «non assassinare», come bisogna comportarsi se un aereo è stato dirottato e punta diritto sulle Twin Towers? Abbattere l'aereo (prima che colpisca il suo bersaglio) su cui viaggiano decine di persone innocenti è un assassinio e quindi è un atto malvagio, oppure non è un assassinio e quindi è moralmente giusto?

Il compito della phronesis rispetto alle norme affermative relative
Abbiamo detto che le norme affermative, che comandano di compiere un'azione, non obbligano sempre; pertanto [lei loro riguardi la hronesis ha un compito molto vasto. Vediamo solo alcune delle sue funzioni.
1. La ragione deve, talora, dirimere i conflitti tra quelle norme (affermative relative) che, in certi casi, confliggono tra di loro (come nell'esempio, fatto da Sartre, dello studente che deve scegliere se rispettare il dovere di assistere la propria madre anziana o il dovere di servire la propria patria, che è occupata dai nazisti).
2. Per applicare le stesse norme (affermative relative) è necessaria una speciale percezione dei particolari salienti di una situazione, è richiesta una «visione» che si affina formando la phronesis, la volontà e le emozioni.
Una norma, una regola del tipo «fai attenzione a tutti i particolari salienti della situazione» non ci consente affatto di notarli tutti, né ci indica come individuarli.
3. Per applicare le norme (affermative relative) è necessaria la capacità di individuare quali atti ricadano sotto di esse, bisogna saper identificare le azioni, e quest'attività è molto difficile, come si è già detto.
4. Per capire se una norma mi riguarda devo (a volte) possedere la phronesis: le norme prescrivono alcuni atti che sono doveri solo di alcuni soggetti, perché la loro osservanza non può essere richiesta a tutti (es., il dovere di devolvere delle somme in beneficenza non sussiste per chi è indigente): la phronesis mi consente di capire se appartengo alla categoria di persone a cui è richiesta l'osservanza di una norma.
5. Per applicare le norme, mi è necessaria anche la capacità di comprendere quando in un particolare momento bisogna applicarle (una volta assunta la regola «si devono aiutare i bisognosi», resta il problema di determinare quando aiutarli: per es., devo aiutarli in ogni momento della mia vita? Tutte le volte che chiunque me lo domanda? Se non devo aiutarli tutte le volte, in quali occasioni devo farlo?).
6. Dopo aver compreso che è per me il momento di applicare una norma, essa, non di rado, non mi dice precisamente quale azione devo compiere (una volta assunta la regola «si devono aiutare i bisognosi», resta il problema di determinare come aiutarli: dando loro dei soldi, comprando loro da mangiare, insegnando loro come uscire dallo stato di indigenza, ecc.).
7. Esistono atti virtuosi che non ricadono sotto delle norme (per esempio molti atti dell'amicizia) che nessuna norma può dirmi di compiere, né come, né quando, e che vengono invece individuate dalla ragion pratica, quando essa è informata dalla phronesis.

In definitiva, per riuscire a capire quale sia l'azione buona in una situazione concreta e per acquisire il sapere morale non basta imparare delle norme, bensì dobbiamo acquisire la phronesis. Infatti, la risoluzione dei conflitti tra norme, l'identificazione dei particolari salienti, ecc., non possono essere governate da regole: tutte queste attività sono il compito della phronesis. Se esistessero tali regole per l'esercizio della phronesis avremmo bisogno di ulteriori regole che ci dicano come applicare queste prime regole; ma, per applicare queste ulteriori regole avremmo bisogno di una capacità distinta da esse, appunto la phronesis, oppure di una serie di altre regole, e così via all'infinito. Non esiste un sistema di regole per condurre a termine un buon ragionamento morale. È un po' come nei romanzi gialli: molti personaggi ed il lettore conoscono gli stessi fatti conosciuti dal detective, e possono avere anche notevoli abilità intellettuali e magari conoscere le regole del ragionamento deduttivo e di quello induttivo; eppure ciò non è loro sufficiente per riuscire a risolvere il caso.
Naturalmente, dire che per agire bene non basta essere provvisti di regole-norme non vuoi dire che non esistano norme o che si possa fare a meno di esse: esse restano molto utili. Semplicemente, esse non hanno il primato e non sono sufficienti per agire moralmente bene.

 
DA NON PERDERE
 
Giacomo Samek Lodovici, Il ritono delle virtù. Temi salienti della Virtue Ethics, ESD, 2009, pp. 126, € 12,00.

La virtù è l'eccellenza umana. È una difficile-facilità, senza cui, per vari motivi, è spesso Impossibile agire moralmente bene: perciò Il tema della virtù è centrale per la filosofia morale. Eppure è stato minimizzato dalla filosofia moderna, ed è stato rilanciato solo negli ultimi decenni.
L'autore – Ricercatore In filosofia morale all'Università Cattolica e collaboratore del Timone – ha esplorato una letteratura vastissima, quasi sconosciuta In Italia, e rende conto, In un breve e prezioso testo, accessibile anche al non addetti al lavori, di alcuni del temi salienti degli autori anglofoni contemporanei della cosiddetta Virtue Ethics, che ha appunto rilanciato il tema della virtù. Vengono cosi trattati i seguenti temi: la necessità di non enfatizzare il dovere e di preservare Il ruolo dell'amore nell'etica, l'Insufficienza delle norme per dirimere le questioni morali, l'Importanza delle emozioni e delle comunità di appartenenza, la natura delle virtù, la funzione dell'arte nella vita morale, la valenza cruciale della phronesis.
Infine, l'itinerario segnala alcuni problemi ed abbozza alcune interessanti piste di approfondimento circa problemi come l'individuazione delle virtù, Il tema delle Inclinazioni della natura umana e degli atti sempre malvagi, l'Importanza di valutare eticamente anche le conseguenze dell'agire e H rapporto tra l'azione virtuosa e Dio.

 
 
 
 
 
 
 
BIBLIOGRAFIA
 
Giacomo Samek Lodovici, Virtù e ragion pratica, in Francesco Botturi (a cura di), Prospettiva dell'azione e figure del bene, Vita e Pensiero, 2008, pp. 73-97.
Tommaso d'Aquino, Somma Teologica, II-II, qq. 47-56.
 

 

IL TIMONE  N. 85 – ANNO XI – Luglio/Agosto 2009 – pag. 50 – 51

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