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22.12.2024

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La rivoluzione cristiana (parte I)
31 Gennaio 2014

La rivoluzione cristiana (parte I)

 

 


Il cristianesimo si è giovato dell’apporto fecondo della filosofia greca senza lasciarsi deformare.
Un inventario di concetti cristiani inediti, per rispondere a chi rivendica la «deellenizzazione»

Specialmente con il Protestantesimo e, poi, anche in seguito, si è fatta strada una concezione teologica che ha rivendicato una «deellenizzazione» del cristianesimo. Questa concezione esprime diverse istanze e formula varie tesi, ma noi ci concentriamo solo su una di esse: quella secondo cui il cristianesimo sarebbe stato deformato e contaminato dall’incontro (avvenuto a partire dalla fine del I secolo d.C.) con il pensiero filosofico greco (ellenico, da cui il termine deellenizzazione). Di conseguenza, il messaggio cristiano che ci è pervenuto non sarebbe quello autentico delle origini: il vero cristianesimo lo si dovrebbe recuperare rimuovendo gli elementi filosofici che lo avrebbero stravolto.
Ora, è vero che la teologia cristiana si è avvalsa del pensiero filosofico fin dalle origini, per iniziativa dei Padri apologisti, ma l’incontro con la filosofia non ha danneggiato il cristianesimo, che anzi ne è risultato fortificato (per il reciproco vantaggio che si recano fede e filosofia cfr. Il Timone, n. 79, pp. 30-31 e n. 80, pp. 30-31).
Inoltre, questo sposalizio non ha fagocitato il messaggio cristiano, bensì ne ha lasciata intatta la dottrina. Lo si può vedere evidenziando alcuni temi cristiani che rappresentano una novità radicale rispetto al pensiero greco, i quali dimostrano che il cristianesimo ha conservato la sua autonomia marcando la propria differenza dalla filosofia greca. Vediamo (attingendo in buona parte da una trattazione di Giovanni Reale e facendo qualche aggiunta) dunque alcuni di questi temi, tramite un inventario necessariamente incompleto.

1. Monoteismo
I Greci non sono mai riusciti a guadagnare l’unicità di Dio, hanno sempre mantenuto una concezione politeista. Per esempio, Platone considerava divini sia il Demiurgo, sia le Idee, sia i corpi celesti; Aristotele si è avvicinato al monoteismo, tuttavia riteneva che oltre al Primo Motore Immobile esistessero altre 55 Intelligenze Motrici. Per contro, il cristianesimo afferma chiaramente l’esistenza di un solo e unico Dio.

2.3.4.5.6. Trinità, Amore, Incarnazione, Passione-Croce e Resurrezione
Nello stesso tempo, un’altra novità cristiana rispetto alla filosofia greca risiede nel fatto che questo Dio è Trinità: è Uno, ma anche Trino, è una Sostanza in tre Persone.
Ancora, questo Dio è Amore (come vedremo meglio fra un mese al n. 12).
Inoltre, è un Dio che, con l’Incarnazione, in
Cristo si presenta agli uomini come Uomo-Dio, muore in croce e poi risorge.

7. Il Logos
Nel solco della dottrina dell’Incarnazione viene cristianamente trasformato ed innovato il tema del Logos.
Per i filosofi stoici il Logos è un principio divino, impersonale, materiale, che è identico alle cose.
Per i medioplatonici del I secolo d.C., il Logos è, di nuovo, il principio e la ragione di tutte le cose, ma (diversamente dagli stoici) è distinto dalle cose e non è divino, ovvero è distinto da Dio. All’inizio c’è Dio, il quale, volendo far emergere il mondo, emette la sua parola eterna, il suo Logos: quest’ultimo è lo strumento attraverso cui Dio fa scaturire il mondo. Questo Logos non è Dio, come la parola umana non coincide con l’uomo che la pronuncia, bensì è distinta da lui.
Ebbene, l’evangelista Giovanni (cfr. il grandioso prologo del suo vangelo), parla in greco, scrive in greco, si rivolge specialmente ai Greci, ma da cristiano. Vediamo. «In principio era il Logos [il Verbo]» e «tutto è stato fatto per mezzo di lui». Cioè il Logos è la Parola mediante cui è stato creato il mondo.
Giovanni prosegue: «Il Logos era presso Dio». Vuol dire che il Logos esiste da sempre ed è spirituale come Dio.
Fin qui tra Giovanni ed i medioplatonici non c’è differenza. Ma subito Giovanni aggiunge: «e il Logos era Dio». Il Logos non è distinto da Dio, bensì è Dio stesso. Inoltre, per Giovanni, Dio è creatore. Inoltre Giovanni arriva a dire che «il Logos si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Infine, è vero che anche l’ebreo e platonico Filone di Alessandria (13 a.C. – 45 d.C. circa) afferma che Dio è creatore, che è spirituale ed è Persona; ma non è stato lui ad influenzare il messaggio biblico, bensì è stata la Bibbia ad incidere sul suo pensiero e sulle sue opere, dato che egli è ebreo e che i suoi lavori sono in prevalenza commenti all’Antico Testamento; sempre attingendo (sia pur con originalità)all’Antico Testamento ed al concetto di Sapienza di Dio, egli pare affermare anche l’equivalenza tra il Logos e Dio (non si può escludere un qualche influsso cristiano, dato che l’ultima parte della sua vita è coeva alla prima diffusione del messaggio
cristiano). Ma neanche Filone arriva a dire che il Logos si è incarnato. Insomma, Giovanni dice: quel Senso-Principio-Ragione di tutte le cose, che voi (Greci) chiamate Logos e che anche noi (cristiani) chiamiamo Logos è Gesù Cristo, che è una Persona, si è incarnato ed è un Uomo-Dio vissuto nella storia.
Riassumiamo dunque le differenze con il cristianesimo. Il Logos stoico non è creatore, non è Persona, è materiale, non è distinto dalle cose e non si è incarnato.
Il Logos medioplatonico non è creatore, non coincide con Dio e non si è incarnato. Il Logos dell’ebreo e platonico Filone non si è incarnato.

8. La creazione
I Greci non hanno mai sostenuto la dottrina della creazione. Per loro il mondo (o, per lo meno, la materia), esiste da sempre. Per Platone la materia viene plasmata dal Demiurgo, per Aristotele viene attratta finalisticamente dal Primo Motore Immobile: per nessuno di loro viene posta da Dio. Invece, fin dal primo versetto, la Bibbia afferma che Dio è il creatore del mondo, e la creazione è l’azione di Dio che pone delle cose che prima non esistevano per nulla, senza presupporre niente da cui esse derivino: cioè prima della creazione non c’era nulla. Ora, secondo alcuni esegeti, l’incipit della Bibbia non si dovrebbe tradurre «In principio Dio creò il cielo e la terra», perché sarebbe inesatto tradurre il termine ebraico «bârâ» con «creò», in quanto la traduzione giusta sarebbe «plasmò».
Ma la traduzione canonica è pienamente avvalorata nel Secondo libro dei Maccabei (7,28), dove, dal contesto, si comprende chiaramente che il verbo «bârâ» designa proprio la creazione.

8.1. Creazione come elargizione dell’essere
La creazione consiste nel dare l’essere alle cose. Ora, se già per alcuni filosofi greci Dio e/o il divino erano identificati con l’Essere (in Platone le Idee, che sono divine, sono l’Essere stabile e immutabile; in Aristotele Dio è l’Essere Soprasensibile e Divino), il messaggio biblico non solo afferma che Dio è l’Essere
Stesso Sussistente, l’Ipsum Esse Subsistens (cfr. la famosa autorivelazione di Dio a Mosé: «io Sono Colui che Sono», Esodo 3,14), ma aggiunge che Dio dà l’essere alle cose.

8.2. Creazione e positività della materia
Dal concetto di creazione discende un’altra novità cristiana: mentre i Greci considerano negativamente la materia ed il corpo (solo Aristotele rivaluta quest’ultimo, ma non la materia), il cristianesimo afferma la positività del mondo, del corpo e persino della materia, che è buona perché creata e voluta da Dio, il quale è buono, non è costretto a creare, bensì lo fa liberamente. Infatti, al termine di ogni «fase» della creazione la Genesi rimarca sempre: «e Dio vide che era cosa buona».

9. La celebrazione della dignità umana, l’uomo come imago Dei
Un’altra novità riguarda l’uomo. Infatti, i filosofi greci pongono l’uomo sullo stesso piano del cosmo (diversamente dai tragici greci, per esempio Sofocle), o addirittura ad un livello inferiore (per Platone e Aristotele l’uomo è inferiore agli astri). Invece il cristianesimo afferma che l’uomo è la creatura più nobile del mondo, come si vede nel grandioso Salmo 8 in cui il salmista si rivolge a Dio: «se guardo il cielo opera delle tue mani, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?». Fin qui l’uomo sembra insignificante rispetto alla maestosità dell’universo e degli spazi siderali. Ma il salmista prosegue: «Eppure lo [l’uomo] hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi». Nel nuovo Lezionario per la celebrazione della Messa la traduzione – probabilmente più corretta, già menzionata da Giovanni Paolo II (Evangelium vitae, n. 35) – dice addirittura: «lo hai fatto poco meno di Dio».
Di più, nella Bibbia, da subito (Genesi 1,26) l’uomo è «ad immagine e somiglianza di Dio», perché: 1) Dio è Ragione ed anche l’uomo ha la ragione; 2) Dio è Amore e anche l’uomo può amare; 3) Dio pensa e ama se stesso e anche l’uomo può pensare a Dio e può amarLo. Più tardi, anche Aristotele dirà (Etica Nicomachea, 1177 a 15) che l’uomo è simile a Dio, ma solo grazie alla ragione (d’altra parte, per lui, Dio non ama, come vedremo, cfr. n. 13).
Continueremo il discorso fra un mese. A tutti i lettori auguri di un Santo Natale di Gesù.

BIBLIOGRAFIA

Giovanni Reale – Dario Antiseri, La filosofia occidentale dalle origini ad oggi, La Scuola 199114, pp. 288-301.

 

 

IL TIMONE N. 88 – ANNO XI – Dicembre 2009 – pag. 30 – 31

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