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13.12.2024

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La Risurrezione di Gesù
31 Gennaio 2014

La Risurrezione di Gesù

 

 

 

È un fatto storico, non una favola. Riguarda il corpo di Cristo e non un fantasma. Ci sono i testimoni. Ecco che cosa insegna il Catechismo sulla Risurrezione di Gesù.

 

Spesso ciò che viene detto riguardo alla Risurrezione di Gesù gravita attorno a due estremi opposti, entrambi errati.
O si accetta la storicità dell’ evento, ma lo si considera poco più della rianimazione di un cadavere, o si mette in risalto il valore di questo avvenimento, ma riducendolo a un’ espressione di Fede, senza precisi riferimenti alla storia, quasi non avesse nulla a che fare col mondo fisico. In certi ambienti teologici si ama dire, per esempio, che ad essere risorta è la Fede. Oppure che il centro della teologia della Risurrezione è il sepolcro vuoto, come se dopo non fosse più avvenuto nulla, o come se le numerose manifestazioni del Cristo Risorto, attesta te nei Vangeli, non siano da intendersi come fatti storici.
Ma il corpo di Cristo non è “evaporato” come vorrebbe pensare qualcuno, che molto probabilmente ha letto poco i Vangeli e il Catechismo della Chiesa Cattolica. Eppure questo Catechismo, si noti, è stato consegnato (già dal ’92) come Costituzione Apostolica Fidei Depositum. Saltarlo a pié pari, per seguire mode teologiche o inventarne di nuove, è quanto meno poco prudente.
Nel Catechismo, che secondo le intenzioni del Santo Padre avrebbe dovuto essere “punto di riferimento sicuro” per tutti i cristiani, vengono esposte con grande chiarezza e completezza tutte le verità di Fede, tra cui quelle sulla Risurrezione.
Questa viene definita sia come avvenimento storico che trascendente.
Il Catechismo parla di “un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate”. Maria di Magdala e le pie donne furono le prime a incontrare il Risorto (Mt 28,9-10; Gv 20,1118) e ad annunziarlo agli Apostoli, a cui pure Gesù apparirà (1 Cor 15,3-5).
Apparirà anche ai discepoli di Emmaus e a numerose altre persone. Paolo parla chiaramente di più di cinquecento persone. “Davanti a queste testimonianze dice il Catechismo – è impossibile interpretare la Risurrezione di Cristo al di fuori dell’ ordine fisico e non riconoscerla come un avvenimento storico”.
Per qualche teologo, invece, la Risurrezione, meglio: il Risorto è ancora un fantasma, come accadde per quei discepoli che non credevano ai racconti altrui e che Gesù stesso rimprovera.
Il Risorto li invita a riconoscere la sua corporeità, stabilendo con essi rapporti diretti, a volte attraverso un contatto fisico (Lc 24,39; Gv 20,27), altre volte attraverso la condivisione di un pasto (Lc 24,30 e 41-43; Gv 21,9-15).
Come è possibile negare la fisicità della Risurrezione quando Cristo chiede da mangiare e davanti agli occhi sbigottiti degli Apostoli sgranocchia una porzione di pesce arrostito (Lc 24,41-43)?
Sottolineato come la Risurrezione sia stata non solo un fatto storico ma anche fisico, dobbiamo però risolvere l’altro estremo, ricordando che questa risurrezione non è la semplice rianimazione di un cadavere.
Va detto anzitutto che questa risurrezione fu ben diversa dalle altre che leggiamo nel Vangelo. Cristo non ritorna a vita terrena, sperimentando cose come il dolore fisico, la vecchiaia o la morte.
Egli risorge a vita eterna, il suo non è soltanto un corpo risorto, ma anche glorificato. Il suo corpo non è più soggetto alle leggi di causa ed effetto della materia, e non perché non sia più materiale, ma perché la sua materia è totalmente sottomessa allo spirito.
“Questo corpo autentico e reale possiede – dice il Catechismo – le proprietà nuove di un corpo glorioso; esso non è più situato nello spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando vuole, poichè la sua umanità non può più essere trattenuta sulla terra e ormai non appartiene che al dominio divino del Padre. Anche per questa ragione, Gesù risorto è sovranamente libero di apparire come vuole: sotto l’aspetto di un giardiniere (Gv 20,14-15) o sotto altre sembianze (Mc 16,12) che erano familiari ai discepoli, e ciò per suscitare la loro fede”.
“Il corpo di Gesù – dice ancora il Catechismo – è, nella Risurrezione, colmato della potenza dello Spirito Santo; partecipa alla vita divina nello stato della sua gloria, sì che San Paolo può dire di Cristo che egli è l’uomo celeste”.
Ma tutto questo ancora non basta: la Risurrezione fu una chiara manifestazione della divinità di Gesù, compimento delle promesse del Padre, irradiazione dello Spirito Santo, ed opera dalla Santissima Trinità.
Comprendiamo il senso della Risurrezione solo considerando ne il valore per noi salvifico: la Risurrezione, infatti, è compimento della nostra Redenzione.
Infine, dobbiamo ricordare che la Risurrezione è sorgente, oltre che garanzia, della nostra vita eterna, della nostra risurrezione futura. Anche a noi, tra l’altro, è dato di risorgere col corpo, come ci promette il nostro Credo.
Ma di questo parleremo un’ altra volta.

IL TIMONE n. 1 – Anno I – Maggio/Giugno 1999 – pag. 17

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