Dopo anni di assenza dalle librerie è tornata disponibile, per le Edizioni Ares, una delle pietre miliari dell’apologetica cattolica, la trilogia firmata da Vittorio Messori che inizia con Ipotesi su Gesù, prosegue con Patì sotto Ponzio Pilato? e si conclude ora con Dicono che è risorto, opera imprescindibile per chiunque si interroghi sulle ragioni della fede, introducendoci al contempo nella profondità del mistero pasquale.
Caro Vittorio, tu hai scritto tre libri sulla storicità di Cristo: lo hai fatto per chiarire a te stesso la verità delle cose o, da credente, per rispondere a un mondo che negando Dio nega non solo la divinità, ma l’umanità stessa di Gesù di Nazaret?
«Ci sono due fasi in questa mia imprevista avventura. La prima. Frequentavo l’ultimo anno di Scienze Politiche a Torino ed ero tra gli studenti preferiti da Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone, noti maestri di laicità, di agnosticismo irremovibile. Mi imbattei nel Vangelo e mi sentii obbligato d’improvviso a credere nella sua verità. Pensai a un equivoco, a un’illusione passeggera. Sia nella dimensione familiare, sia in quella scolastica ero stato fino ad allora indifferente a qualunque religione. Quando fui costretto a confessare… (per leggere l’intervista acquista Il Timone o abbonati)
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