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12.12.2024

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La procreazione nella teologia morale
31 Gennaio 2014

La procreazione nella teologia morale

 

 

Noi non conosciamo esattamente il modo con cui Dio ha creato i primi esseri umani, ma sappiamo benissimo come li crea oggi: attraverso la pro-creazione. La procreazione è la continuità dell’agire creativo di Dio nella storia. Ne erano consapevoli gli israeliti, che vedevano nella procreazione il segno della loro particolare alleanza con Jahvè, sigillata dalla pratica della circoncisione. Essi avevano molto a cuore tutto quello che scaturiva dalla procreazione: il patto con Dio, il dono di una discendenza, la memoria delle genealogie, l’onore verso i genitori e verso gli antenati.
Nella Nuova Alleanza, e quindi secondo la visione cristiana, questi temi vengono elevati ad una dimensione più alta, e si estendono a quella che è la generazione spirituale dei figli di Dio operata tramite la Chiesa e la fecondità dello Spirito Santo. Questo non impoverisce, ma anzi arricchisce, il dono della generazione biologica, perché il credente avverte che, attraverso la sua procreazione, Dio Padre sta ancora creando: Dio crea attraverso di noi! Attraverso il nostro amore coniugale ed attraverso la nostra sessualità procreante.
L’amore degli sposi è definito indissolubile non perché la psicologia umana possa garantire perfezione di continuità, ma perché tramite questa alleanza esso poggia sull’amore indissolubile di Dio, se ne nutre, ne viene vivificato. È questo legame con Dio ad essere indissolubile, perché basato sulla sua fedeltà, più che sulla nostra. Ed è anche un sacramento generante, perché è Dio che genera, sebbene attraverso di noi. Le difficoltà che la teologia morale solleva verso le pratiche di contraccezione sono dovute al fatto che, poiché è Dio a generare, non è possibile pretendere di modificare la natura di Dio, perché Egli non può che essere liberamente generante. Senza dubbio Dio non scavalca la libertà dei singoli: li attraversa con la Sua azione creativa ma senza mai ridurli a strumento passivo. Ed è per questo che la teologia morale parla anche di paternità e maternità responsabile. Tuttavia il concepimento è per prima cosa un concepimento nella mente di Dio, una conceptio in mente Dei. Anche il rifiuto che la teologia morale nutre verso i rapporti prematrimoniali non proviene da preoccupazioni moralistiche, bensì dalla conoscenza della propria natura e della propria missione. Premesso che anche in questo caso la terminologia adoperata non è sincera, in quanto la maggior parte dei rapporti “pre-matrimoniali” si accaparrano il “pre” senza che poi ne segua il “matrimonio” (e se invece avviene, spesso non si tratta più dello stesso partner), si dimentica poi la cosa fondamentale: che è quella coniugalità.
L’esercizio completo della coniugalità senza darle il suo nome è la più grande menzogna. È come dire “ci sposiamo ma non lo diciamo”, o, peggio ancora, “ci sposiamo ma non ce lo diciamo”.
Spesso si obietta che la teologia sessuale della Chiesa sia improponibile ai giovani d’oggi. Come se il problema di fondo fosse l’età. In realtà la Chiesa non si è mai pronunciata contro i rapporti sessuali “dei giovani”, non ha mai vietato il sesso a 20 anni, o a 18, e nemmeno a 16. La questione è che per quasi due millenni dell’era cristiana a quell’età si era già “adulti” e sposati. Era assolutamente normale per la donna sposarsi a 16-18 anni, e l’uomo di 18-20 già lavorava e diveniva presto padre. Con la rivoluzione industriale, così come si è snaturato il rapporto con la Natura, si è snaturato anche quello con la propria natura sessuale. Ai giovani è stato progressivamente imposto un fardello sempre più oneroso, composto da un numero sempre maggiore di anni di studio, di specializzazioni, di ricerca del posto di lavoro, di attesa di un’autonomia economica sempre più lontana, fino all’attuale completamento del percorso a 30-35 anni, che, spesso, a causa del costo sempre più alto delle case, diventa praticabile solo verso i 35-40 anni, e per di più con molti sacrifici e debiti. Il sistema (e non la Chiesa!) ha dunque indirettamente operato verso una progressiva repressione dell’esercizio libero e completo della sessualità umana, surrogandola col pansessualismo artificiale dei suoi media per nascondere la sua azione oppressiva verso la natalità.
Stiamo assistendo al più colossale scontro mai avvenuto nella storia fra Produzione e Riproduzione. Il sistema economico-produttivo, disancorato dai valori cristiani, sta sconfiggendo su scala globale la Riproduzione, generando il ben noto fenomeno della “Peste Bianca” che tanto allarma sociologi e demografi (vera causa dell’attuale crisi economica).
L’apparente libertinaggio della porno-comunicazione nasconde ai più questa progressiva repressione della libera sessualità nei giovani, costretti ad una superficiale clandestinità mentre sono ostaggio delle attese del mondo industriale, così come le donne sono ostaggio di datori di lavoro che non gradiscono i loro matrimoni e le loro gravidanze, e così come i loro mariti sono ostaggio dell’abbassamento degli stipendi (reso possibile dal reclutamento stesso delle loro mogli come mano d’opera) e quindi impossibilitati a fruire di un’economia domestica responsabile e priva di timori verso l’accoglienza dei figli. La Chiesa si trova perciò oggi davanti al colossale compito di restituire capacità procreativa all’umanità, e di liberare, tramite la sua dottrina sociale, la sessualità umana dalla repressione del sistema, restituendole gioiosa autenticità, completezza, naturalezza, e fecondità.

 

 

 

 

IL TIMONE N. 97 – ANNO XII – Novembre 2010 – pag. 61

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