Di recente è tornato all’attenzione dell’opinione pubblica il tema del porno e delle ricadute profondamente diseducative che esso può avere – e spesso purtroppo ha – nelle vite in particolare dei giovani. La delicatezza dell’argomento e il vento culturalmente edonista che soffia da tempo rendono però difficile questo dibattito, che ha visto figure di spicco del mondo a luci rosse, come Rocco Siffredi, intervenire proprio per evitare una presunta demonizzazione del porno, appunto.
Al re dell’hard e a quanti come lui minimizzano i rischi della pornografia risponde sulle pagine del Timone Maria Rachele Ruiu, mamma, moglie e nota attivista pro family laureata in psicologia, la quale – riflessioni e ricerche alla mano – sul Timone di ottobre mette in luce le devastanti ricadute dell’eros vissuto e consumato senza limiti. Una prospettiva che, se da un lato pare appagare a 360 gradi, dall’altro degrada l’essere umano, rendendolo schiavo anziché libero.
Urgono pertanto dei rimedi, argomenta Ruiu, che siano anzitutto di carattere educativo, certamente. Ma non bisogna neppure aver paura, aggiunte l’Autrice, di spingersi ad immaginare nuovi divieti nell’accesso al consumo del porno, in particolare verso l’utenza giovane. Perché ne va, letteralmente, del futuro dei nostri giovani e della loro crescita sana ed equilibrata. In una parola, della loro libertà: quella vera, però.
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