Mai come in questa fase storica l’Intelligenza artificiale – nota con l’acronimo AI, Artificial intelligence, e che è una tecnologia informatica che rivoluziona il modo con cui l’uomo interagisce con la macchina – è al centro di dibattiti pubblici, di attenzione da parte delle istituzioni oltre che, va da sé, da parte dell’industria informatica e di quanti vi scorgono opportunità che, oggettivamente, sono immense.
Il punto è che l’onnipotenza tecnologia che l’Intelligenza artificiale concretamente prospetta, di fatto, comporta con sé anche dei rischi. Che possono diventare serissimi e possono minacciare la stessa natura umana. Sul Primo piano del Timone di settembre, su questo riflettono approfonditamente – ciascuno con un contributo dalla propria visuale – il filosofo Marcello Veneziani, il giornalista Fabio Dragoni, la bioeticista Giulia Bovassi e il cardinale Willem Jacobus Eijk.
Ne esce un’analisi a più voci che, a ben vedere, non demonizza ingenuamente l’Intelligenza artificiale, ma tuttavia neppure la esalta a priori, cercando di bilanciare gli indubbi risvolti positivi di tale rivoluzionaria opzione con le sue altrettanto chiare insidie. Il risultato è un Primo Piano ricco di riflessioni, dati ed esempi su questa nuova frontiera tecnologica, che finisce col convergere su un concetto ultimamente spesso trascurato eppure centrale per ogni civiltà che aspiri a sopravvivere: il primato della persona umana…
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