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22.12.2024

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Innocenzo XII, il buon riformatore
31 Gennaio 2014

Innocenzo XII, il buon riformatore

 

 

Riporta la Chiesa allo spirito del Concilio di Trento, avviando diverse riforme. Papa buono e caritatevole, persegue sempre la riconciliazione anche nella politica internazionale. Ultimo Papa con la barba, abolisce definitivamente la pratica del nepotismo.

Nome: Antonio Pignatelli
Data di nascita: 13 marzo 1615
Elezione: 12 luglio 1691
Incoronazione: 15 luglio 1691
Durata: 9 anni, 2 mesi, 16 giorni
Data di morte: 27 settembre 1700
Luogo di sepoltura: S. Pietro
Posizione cronologica: 243

Il conclave convocato dopo la morte di Alessandro VIII (1689-1691) è il più lungo del XVII secolo. Nulla è ancora deciso dopo ben cinque mesi di riunioni e di veri e propri scontri tra cardinali divisi in fazioni filo-imperiali e filo-francesi. A complicare ulteriormente la situazione, resa già difficoltosa dai tumulti di protesta del popolo per lo scandaloso protrarsi dell’assise, , si aggiunge un principio d’incendio che impone la sospensione temporanea delle riunioni; riprenderanno all’aperto, nonostante il caldo torrido che porrà in serio rischio la vita dei cardinali più anziani.
Finalmente, e con grande sollievo di tutti, intorno a mezzogiorno dell’afoso 12 luglio 1691, 51 dei 61 elettori indicano il settantacinquenne cardinale Antonio Pignatelli come 2420 successore di Pietro.
Innocenzo XII è un uomo pio, semplice, umile, puro nei costumi e molto caritatevole. La sua figura si presenta bella d’aspetto con fronte alta, occhi neri dall’espressione affabile. Il suo grande amore sono i poveri che considera “i suoi veri nipoti”, per i quali nutre un affetto paterno peraltro ricambiato. Si racconta che un giorno, di ritorno da Civitavecchia, una piccola folla di persone lo costringe a scendere dalla carrozza, per caricarlo su una barella e trasportarlo fino a Roma al canto di “Veni pater pauperum”. Un “Papa buono” dunque, ma dal carattere forte e rigido, soprattutto nelle relazioni internazionali.
Antonio Pignatelli nasce a Spinazzola in Puglia il13 marzo 1615 da Francesco marchese di Spinazzola e da Porzia Carafa, principessa di Minervino. Studia a Napoli e poi al Collegio Romano dei Gesuiti. Dopo la laurea in giurisprudenza in utroque jure, inizia la carriera ecclesiastica quando Urbano VIII (1623-1644) lo nomina vicedelegato di Urbino. Quindi, nel 1646, ricopre l’incarico di Inquisitore a Malta, primo gradino di una brillante carriera diplomatica.
Tornato a Roma dopo aver assunto diversi incarichi prestigiosi anche all’estero, papa Innocenza XI (1676-1689) lo crea cardinale e vescovo di Faenza nel 1681.
Entra in conclave come arcivescovo di Napoli, città nella quale si distingue per la larghissima generosità verso i poveri. Anche da Papa mantiene viva l’attenzione per gli indigenti: destina il palazzo del Laterano per le persone inabili al lavoro, potenzia ed amplia la già grandiosa struttura dell’Ospizio di S. Michele a Ripa Grande (che potrà accogliere ed educare fino a 300 giovani diseredati), oltre a concedere grosse somme di denaro per le opere di carità, soprattutto in occasione di gravi cataclismi naturali.
È sempre lo spirito caritativo verso i bisognosi che sprona Innocenzo ad investire nel commercio del grano, ammodernando con tecniche all’avanguardia i porti di Civitavecchia e Nettuno, oltre a promuovere le missioni con notevoli sforzi finanziari in Africa, in America e in Asia.
L’amore per Dio e per gli uomini gli suggerisce la riforma del clero, istituendo nel 1694 una particolare Congregazione per la Disciplina e le Riforme dei Regolari, con lo scopo di rinnovare la condotta degli ecclesiastici secondo i dettami del Concilio di Trento: imposizione della veste talare ai preti, tonsura visibile, dovere della residenza per i vescovi e obbligo degli esercizi spirituali due volte l’anno. Con pastori più santi, Innocenzo intende risanare anche la condotta morale dei laici (comprese le famiglie romane più facoltose) senza curarsi dei non pochi malumori fatti sorgere.
Uno dei più importanti provvedimenti del suo pontificato è l’abolizione della pratica del “nepotismo”. Questa consuetudine aveva avuto in passato una qualche giustificazione, poiché un parente poteva offrire maggiori garanzie di fedeltà e di lealtà nel ruolo di stretto collaboratore; ma, spesso, fu un istituto abusato, con eccessive concessioni e dissennatezze.
La rigida costituzione Romanum decet Pontificem del 1692, sulla quale in futuro ogni cardinale riunito in conclave dovrà giurare, elimina definitivamente la figura del “cardinale nipote” (col tempo sarà sostituita dall’incarico di Segretario di Stato): d’ora in poi il Papa non può più concedere cariche o beni della Chiesa ai propri parenti, i quali devono ricevere lo stesso trattamento di chi non è imparentato con il regnante pontefice. Innocenzo sarà sempre coerente con questo provvedimento, tanto che sul finire del pontificato rifiuta la porpora cardinalizia allo stimato arcivescovo di Taranto solo perché suo nipote.
Altro ambito di grandi riforme è la giustizia. Riorganizza la struttura giudiziaria dello Stato pontificio per renderla più efficiente, imparziale e maggiormente accessibile. Decide di raggruppare tutti gli uffici nel palazzo di Montecitorio (oggi sede della Camera dei deputati), che diventerà centro della vita amministrativa dello Stato pontificio. Inoltre, venendo incontro alle esigenze dei cittadini, Innocenzo in persona, per circa quattro anni, si mette a disposizione dei fedeli che ne fanno richiesta, ricevendoli in udienza, con scadenza quindicinale, ascoltando le lamentele e le questioni legali pendenti.
Innocenzo XII, oltre alla spiccata attitudine alla vita spirituale, dimostra anche una notevole accortezza nelle numerose e complesse questioni politiche. Risolve l’annosa questione delle libertà gallicane reclamate dalla Chiesa francese fin dal Medioevo, anche se non estirpa alla radice il problema (il gallicanesimo farà sentire tutta la sua arroganza durante la Rivoluzione francese); tuttavia, evita un possibile scisma riuscendo anche a strappare importanti concessioni al re Luigi XIV (1638-1715).
Nonostante altri problemi di natura più dottrinale (questioni relative al giansenismo, al probabilismo e al quietismo), Innocenzo XII persegue con grande impegno la pace in Europa.
Si erge come mediatore nella guerra tra la Francia e la Lega di Augusta e al successivo congresso di pace di Rijswik, per la realizzazione del quale Innocenzo profonde molte energie (nonostante sarà poi escluso dalla partecipazione diretta), riesce a far approvare una clausola secondo la quale la religione cattolica deve essere mantenuta su tutti i territori che in base agli accordi di pace passano ad un sovrano protestante.
Decide con autorità anche in questioni ereditarie. Carlo Il di Spagna (1665-1700), privo di discendenti legittimi per il trono, chiede consiglio ad Innocenzo XII per evitare una possibile guerra di successione. Inizialmente Carlo propende per il principe elettore di Baviera Giuseppe Ferdinando ma, dopo che questi muore improvvisamente, designa unico erede testamentario Filippo duca d’Angiò, così come suggeritogli dal pontefice.
Innocenzo non assisterà all’insediamento del nuovo re a causa della podagra che lo porta alla morte il 27 settembre 1700, poco prima di Carlo Il e del termine dell’Anno Santo. Verrà sepolto in S. Pietro in un semplice sarcofago.

 


IL TIMONE N. 70 – ANNO X – Febbraio 2008 – pag.54-55

 

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