«Preghiamo e auspichiamo – ed è un auspicio di misericordia e di amore – che Dio non dia più pace alle loro coscienze sviate e le tormenti con i rimorsi più insopportabili, fino a che essi ritrovino la via del pentimento e della salvezza». Poco dopo esserci presentati e seduti nel parlatorio del Convento di San Domenico a Bologna, la signora Marina Orlandi (nella foto in alto con il marito in uno scatto dall’album di famiglia), dopo vent’anni dall’uccisione del marito Marco Biagi da parte delle Brigate Rosse, cita queste parole.
Sono quelle che l’allora cardinale della città, Giacomo Biffi, pronunciò nell’omelia funebre. Erano passati pochi giorni da quel tragico 19 marzo 2002, quando il giuslavorista bolognese, aveva 51 anni, stava rientrando a casa dopo una giornata di lavoro all’Università di Modena e fu freddato da sei colpi di pistola, una Makarov marcata Carl Walther calibro nove di tipo corto, la stessa arma che aveva ucciso Massimo D’Antona a Roma, in via Salaria, nel 1999.
«Mi sentii capita e consolata dalle parole del cardinale Biffi», dice la signora Marina…
Per leggere il Primo piano con l’intervento di Maurizio Sacconi e una pagina del cardinale Giacomo Biffi acquista Il Timone o abbonati