Banner ÔÇ£Il Sabato del TimoneÔÇØ 18 genn 25_1920x280

22.12.2024

/
Il “progetto intelligente”
31 Gennaio 2014

Il “progetto intelligente”

 

 

E’ fenomeno scientifico-culturale che mostra la logicità dell'esistenza di un Creatore. Sostenuto da biochimici, studiosi di matematica, filosofi della scienza, astrofisici, biologi e giuristi statunitensi. In Italia, purtroppo, è ancora poco conosciuto.

 

Il "progetto intelligente" (traduzione corretta dell'inglese Intelligent Design) è l'idea che l'universo, e in esso l'origine e lo sviluppo della vita, sia presieduto da una causa dotata di ragione e di volontà, e non dal caso e dalla "selezione naturale" (due concetti che, a ben guardare, si contraddicono l'un l'altro) come postulato dal darwinismo classico e dalla cosiddetta "teoria sintetica" neodarwinista.
Di suo è poco distinguibile dal ragionamento, antico quanto la filosofia, che mostra, non dimostra, l'evidenza logica e reale dell'esistenza di Dio, ma oggi di grande utilità sono le nuove scoperte operate dalla scienza e dalla tecnica. I suoi propositori mantengono peraltro un sobrio "agnosticismo metodologico": non attribuiscono immediatamente identità al progetti sta, pronunciano le proprie affermazioni in termini neutrali e freddi, e soprattutto non utilizzano argomentazioni esplicitamente religiose, rimarcando una chiara distinzione rispetto al cosiddetto "creazionismo". Per la prospettiva "creazionista", infatti, l'idea del "progetto intelligente" può essere un elemento necessario, ma certo non è sufficiente.
Chiarito questo punto fondamentale, si può pure aggiungere che i fautori del "progetto intelligente" tendono personalmente a identificare, anche piuttosto assertivamente, il progettista del cosmo con Dio: ma le due cose restano in sede analitica distinte e l'una non surroga l'altra. Questo soprattutto perché l'idea del "progetto intelligente" asserisce di essere scienza e non una mera ipotesi fra le ipotesi.

Il metodo galileiano

Anzitutto bisogna però chiarire che cosa è la scienza.
La scienza è conoscenza certa di dati di fatto descritti attraverso leggi generali che spiegano il comportamento di fenomeni. Il suo ambito d'indagine è quindi rigorosamente quello fisico – la realtà misurabile – di modo che, implicitamente, quando si dice scienza s'intende sempre scienza fisica. Tutto ciò che è metafisica, ossia per definizione oltre la fisica – immateriale -, non è allora suo campo di studio. Nell'indagare il reale fisico, infatti, la scienza segue un metodo peculiare che le è proprio e questo le viene imposto dall'oggetto – appunto fisico – di sua pertinenza. È quello che viene definito metodo induttivo o "sperimentale" o ancora – dal fisico, astronomo e matematico pisano Galileo Galilei (1564-1642) – "galileiano". In base a esso, i fatti precedono sempre le idee. Per fare scienza, cioè, occorre anzitutto essere in presenza di fenomeni osservabili direttamente, quindi avere la possibilità di verificare empiricamente ogni ipotesi fattibile sul loro comportamento, infine essere in grado di riprodurre detti fenomeni con esperimenti di laboratorio ancora sotto osservazione diretta così che la costanza dei risultati possa portare all'elaborazione di una legge generale (e magari alla previsione di qualche eccezione). In assenza di tutti questi elementi il metodo scientifico viene violato e le ipotesi fattibili sui fenomeni restano non verificate, ovvero non si ha scienza. Rimangono solo speculazioni, le quali peraltro debbono, per essere prese in seria considerazione, presentare almeno un minimo di plausibilità e di probabilità. Diversamente si è solo nel campo dell'opinionismo e del relativismo più assoluti.
 

L'evoluzionismo è solo una ipotesi

In secondo luogo va detto che l'evoluzionismo non è scienza. L'insieme di affermazioni che a partire dal naturalista britannico Charles Robert Darwin (1809-1892) viene appunto definito darwinismo (e poi neo-darwinismo), quindi evoluzionismo, pretende di spiegare l'origine e lo sviluppo della vita sulla Terra ripetendo meccanicamente l'improponibile ipotesi della "generazione spontanea" del principio vitale dalla materia inerte, e proponendo l'idea della «speciazione» per mutazione: che gli organismi viventi, cioè, si evolvano da semplici a complessi, trasformandosi da una specie all'altra per opera di una "selezione naturale" dovuta al caso.
Ora, che si tratti di un semplice assunto ipotetico è evidente giacché sia il predicato (l'affermazione evoluzionistica generale) sia l'oggetto (le specie mutanti e mutate, gli anelli di congiunzione tra l'una e l'altra, gli organi dei viventi in stadi intermedi) non sono indagabili con metodo scientifico. Il caso non è infatti osservabile direttamente, né ripetibile in laboratorio, lo stesso dicasi per la selezione naturale (le testimonianze fossili sono al riguardo mute oppure quando parlano dicono cose diversissime), idem i tempi straordinariamente lunghi implicati dall'evoluzionismo.
 

Trappole intelligenti

Ma i propositori del "progetto intelligente" si spingono oltre. Per esempio il biochimico statunitense, Michael J. Behe, cattolico, che attraverso molti scritti, ma certamente con La scatola nera di Darwin, già un classico, ne è divenuto uno dei fautori principali, assieme al noto giurista Philip E. Johnson, allo studioso di matematica David Berlinski, al matematico William Albert Dembski, al filosofo della scienza Stephen C. Meyer, all'astrofisico di origine cubana Guillermo Gonzales e al biologo John Corrigan "Jonathan" Wells, tutti statunitensi e molti legati al Discovery Institute di Seattle, nello Stato di Washington.
Behe afferma che più l'ordine della vita e dell'universo si mostra complesso, più s'indeboliscono statisticamente le probabilità della sua origine casuale. A questo proposito formula il concetto di "complessità irriducibile" e con esso descrive quei meccanismi il cui funzionamento dipende dall'interazione di molte parti tra loro, meccanismi che nell'insieme non funzionerebbero affatto se solo una delle parti mancasse o non lavorasse appropriatamente. Questi sistemi non possono affatto, dice Behe, formarsi per lenta evoluzione giacché nelle fasi intermedie essi non servirebbero a nulla. Debbono quindi necessariamente essere progettati e assemblati tutti assieme, in una volta soltanto, come però solo l'intelligenza e la volontà sanno fare.
Lo studioso la ravvisa con precisione nei sistemi cellulari, ma per spiegarsi propone il modello della trappola per topi, un meccanismo composto di diverse parti interagenti (per esempio la base e la molla). Affinché la trappola funzioni, tutti i componenti debbono essere presenti; se solo uno di essi viene rimosso, il meccanismo non funziona più. Analogamente, il funzionamento dei sistemi biochimici delle cellule abbisogna necessariamente di parti diverse, ma soprattutto del loro assemblaggio unitario, cosa questa che contraddice l'ipotesi evoluzionistica delle mutazioni lente e graduali di un organo (dei viventi) alla volta. Behe punta il dito sul flagello dell'Escherichia coli, un battero che vive nell'intestino degli animali a sangue caldo, indispensabile per la digestione. Funziona come un infinitesimo motore molecolare che compie 20mila giri al minuto ed è capace di performance al limite dell'incredibile in tempi assolutamente minimi.
Ha però bisogno di circa 50 proteine, molte delle quali essenziali: se mancassero, la funzione a cui presiedono non servirebbe a nulla. Oggi l'Escherichia coli è il modello privilegiato di studio da parte di chi si occupa di nanotecnologie, e cerca d'imitarne e di riprodurne le caratteristiche per costruire analoghi meccanismi sintetici. Un progetto intelligente.

Ricorda

 
«Nessuna scoperta scientifica ha mai messo in dubbio l'esistenza di Dio. La scienza è fonte di valori che sono in comunione, non in antitesi con gli insegnamenti delle Sacre Scritture, con i valori quindi della Verità rivelata».
(Antonino Zichichi, Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo. Tra fede e scienza, Il Saggiatore, 1999).

Bibliografia

Mlchael J. Behe, La scatola nera di Darwin. La sfida biochimica all'evoluzione, trad. it. con una postfazione aggiornata, introduzione di Giuseppe Sermonti,Alfa & Omega, 2007.
Marco Respinti, Processo a Darwin, Piemme, 2007.

IL TIMONE – N.67 – ANNO IX – Novembre 2007 pag. 14-15

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone

Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista