Un'opera politica che promuove soltanto una visione parziale dell'argomento». Così l'Alta Corte Britannica si è espressa all'inizio di ottobre sul film di AI Gore "Una scomoda verità", che vorrebbe essere una sorta di manifesto per far capire a tutti gli uomini la catastrofe climatica verso cui siamo avviati. I giudici britannici si sono pronunciati a causa della pretesa di rendere obbligatoria nelle scuole del Regno Unito la visione del film che, quindi, potrà essere proiettato soltanto se verrà spiegato agli studenti che in pratica non c'è nulla di scientifico o educativo. Nella sentenza, pronunciata dopo aver consultato diversi esperti, vengono elencate 11 gravi inesattezze, riconducibili a un unico metodo: quello di aver legato insieme eventi che non hanno invece alcuna relazione. Così è una grave inesattezza attribuire al riscaldamento globale lo scioglimento dei ghiacciai del monte Kilimangiaro o il prosciugamento del Lago Ciad, o peggio ancora la violenza dell'uragano Katrina e la perdita delle barriere coralline. Così come la famosa immagine dei 4 orsi polari che annegano non ha niente a che vedere con lo scioglimento dei ghiacciai, essendo invece un incidente dovuto a un violento temporale.
È evidente che tali inesattezze non sono errori casuali o frutto di semplice ignoranza (il che sarebbe già grave per qualcuno che vuole insegnare al mondo cosa si deve fare), ma sono piuttosto figlie di una deliberata menzogna costruita per promuovere una precisa ideologia e altrettanto precise politiche globali.
Ebbene, il padre di questa menzogna dopo pochi giorni viene proclamato vincitore del premio Nobel per la Pace. Probabilmente tutti i nostri lettori fanno parte di quel genere di persone che ha smesso da tempo di credere nella saggezza e nella obiettività delle organizzazioni internazionali e di istituzioni private (come quella che assegna i premi Nobel) che una ben orchestrata propaganda ha elevato a enti di moralità superiore. Malgrado ciò, l'assegnazione del Nobel per la pace ad AI Gore non può non provocare una reazione indignata: anzitutto perché se «la verità è forza della pace» (Giovanni Paolo II, 1981) e «la pace è nella verità» (Benedetto XVI, 2006), ne discende che la menzogna è guerra.
Attribuire un Nobel per la Pace a chi fa della menzogna uno stile di vita è perciò la scelta peggiore che si possa compiere.
Abbiamo parlato di Al Gore, ma non dobbiamo dimenticare che lo stesso discorso vale per l'altro co-vincitore del Nobel, l'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici), l'organismo dell'Onu incaricato di stilare rapporti sui cambiamenti climatici. Già nato, nel 1988, sotto una forte spinta ideologica, negli ultimi anni sotto la guida dell'indiano Rajendra Pachauri si è trasformato definitivamente da comitato scientifico in un'organizzazione di propaganda politica, manipolando i dati e spingendo così numerosi climatologi a prendere le distanze da questo organismo (per chi volesse maggiore documentazione su questi temi consigliamo di seguire l'agenzia online
www.svipop.org).
Che Al Gore – e chi lo segue – sia un "uomo di guerra" emerge anche da altri aspetti delle sue battaglie politiche e ambientali: la lotta ai cambiamenti climatici è in realtà una lotta contro l'uomo, ritenuto la causa di una catastrofe imminente; tanto che chi – come lui – parla a ogni occasione di «generazioni future» cui lasciare un mondo migliore, in realtà chiede e finanzia politiche di controllo delle nascite che sono il modo migliore per evitare che tali generazioni future ci siano davvero.
AI Gore è un aborti sta convinto, sostenitore fanatico anche di quella barbarie che è l'aborto a nascita parziale, una vera e propria esecuzione di un feto ormai bambino.
E come diceva con forza Madre Teresa di Calcutta – che se ne intendeva – «l'aborto è la minaccia più grave alla pace». E lo si vede dai risultati dell'applicazione – soprattutto nei Paesi poveri di leggi per il controllo delle nascite così come invocate da Gore e soci: Cina e India, soprattutto, sono i Paesi che più hanno violato in modo barbaro ogni elementare diritto umano con aborti forzati, sterilizzazioni di massa, infanticidi e così via. Così che oggi in Asia si calcola che siano 100 milioni le donne che mancano all'appello, con squilibri demografici da mettere paura.
Già oggi in Cina (dove la politica del figlio unico è in vigore dal 1979) si deve fare i conti con milioni di uomini che non hanno donne con cui sposarsi. Il risultato è un aumento dell'emarginazione e della criminalità, il fiorire del traffico di donne (vengono rapite dai villaggi vietnamiti e forzate a sposarsi con uomini cinesi) e nei prossimi anni la situazione potrà solo peggiorare.
Questa è la "pace" che gente come Gore porta al mondo.
C'è un'ulteriore considerazione da fare: l'assegnazione di questo Nobel premia chi da anni sta facendo del terrorismo psicologico spacciandolo per scienza, avallando inoltre l'idea che il cambiamento climatico sia una minaccia alla pace e alla convivenza fra popoli ben più grave del terrorismo islamico, come più volte hanno detto Gore e compagni. Ma anche più grave della povertà, delle disparità sociali, delle dittature sanguinarie, dei massacri etnici, della corruzione. Un'affermazione non solo ridicola (vogliono convincerci che una bella giornata di sole a gennaio sia più pericolosa di una bomba in metropolitana), ma anche molto pericolosa, perché in questo modo si lascia indifesa la popolazione davanti ai veri nemici dell'umanità. Non è un problema che riguarda solo l'Occidente: non si può tacere di fronte al fatto che le politiche globali chieste a gran voce da Gore e dai movimenti ecologisti puntino a bloccare in tutti i modi lo sviluppo dei Paesi poveri, impedendone anzitutto l'accesso a fonti di energia disponibili ed economiche. Un problema questo importantissimo, perché nel mondo 2 miliardi di persone non hanno accesso all'energia elettrica e sono gli stessi 2 miliardi che vivono nella povertà: bloccare o rendere molto costoso l'accesso a fonti di energia equivale a condannare gran parte dell'umanità al sottosviluppo, questo sì una fonte continua di conflitti. Non a caso da due anni i più seguiti rapporti ambientalisti (vedi WWF e Global Footprint Network) indicano la Cuba di Fidel Castro come l'unico modello di sviluppo sostenibile. Ce ne è abbastanza per rabbrividire all'idea che AI Gore e IPCC siano indicati come i profeti di pace del nostro tempo, e che i soldi delle nostre tasse vadano in parte per finanziare progetti che vanno nella direzione da loro indicata.