Lì per lì a un siciliano come me un libro su Torino scritto da un emiliano potrebbe non interessare.
Se quell’emiliano non fosse Messori. Infatti, aprendolo a caso, trovo che (p. 299) «c’è tutta una Torino da scoprire, tra Otto e Novecento. Ed è la Torino dei credenti». Più sotto: «Del popolo socialista e comunista di Torino sappiamo tutto, sin nelle irrilevanti minuzie; delle élite liberali quasi altrettanto; da sessant’anni, per studiare una ventina di mesi tra ’43 e ’45, è al lavoro un Istituto storico per la Resistenza, tanto che ci si chiede che cosa ci sia ancora da studiare. ...