L’influsso del demonio sembra essere dimenticato, nonostante il perenne insegnamento della Chiesa. Eppure, i segni della sua opera sono evidenti
Oggi nella Chiesa, tranne poche eccezioni, si parla poco, molto poco di Satana. Eppure la lotta tra Satana e Dio, tra il bene e il male, affonda le proprie radici nella notte dei tempi. Non è una battaglia di oggi. È misteriosamente una battaglia che esiste da sempre, almeno da quando c’è il nostro mondo.
Dice non a caso il Vangelo di Giovanni: «Il mondo sta tutto sotto il potere del maligno». Dice il Concilio Vaticano II, la grande assise convocata nel 1962 a Roma da papa Giovanni XXIII e alla quale hanno partecipato i vescovi di tutto il mondo: «Tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo e destinata a durare, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno». E Giovanni Paolo II dice il 20 agosto 1986: «Alla vittoria di Cristo sul diavolo partecipa la Chiesa: Cristo infatti ha dato ai suoi discepoli il potere di cacciare i demoni. La Chiesa esercita tale potere vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera che, in casi specifici, può assumere la forma dell’esorcismo ».
La cosa singolare è questa: che i Papi credono nell’esistenza di Satana, ma nonostante ciò non riescono sempre a far sì che questa credenza si tramuti in decisioni concrete che coinvolgano tutta la Chiesa. In poche parole, non riescono a convincere i vescovi del mondo della necessità di nominare esorcisti. Eppure, la nomina sembra fondamentale per i destini della Chiesa e insieme per i destini del mondo.
In epoca recente, un Pontefice che molto ebbe a che fare con Satana fu Gioacchino Pecci. Ebbe il “privilegio” di vedere il regno di Satana. E poi di raccontarlo al mondo costringendo, lui sì, tutta la Chiesa a pregare per sconfiggerlo. Gioacchino Pecci è uno dei più grandi pontefici della storia. Divenne Papa nel 1878 e prese il nome di Leone XIII. Prima di Giovanni Paolo II era lui a detenere il record di secondo pontificato più lungo della storia della Chiesa dopo quello del suo predecessore, Pio IX. Un giorno, è il 13 ottobre 1884, Leone XIII sta assistendo a una messa. Sempre, infatti, dopo aver celebrato una messa ne assiste a un’altra. È una messa di ringraziamento.
A un certo punto, coloro che si trovano attorno a lui vedono che alza il capo verso l’alto. Guarda dritto innanzi a sé come fosse in trance. Cosa sta guardando? Il suo viso cambia colore. Diviene rosso. Leone XIII sembra spaventato. A tratti addirittura atterrito come se si trovasse in un mondo mostruoso. Poco dopo, come se nulla fosse, si alza e si dirige di buon passo verso il proprio studio.
«Santità non si sente bene? È successo qualcosa? », gli chiedono i suoi segretari alquanto spaventati.
«Nulla. Nulla. Lasciatemi solo. Non è successo nulla».
In realtà qualcosa è successo. Leone XIII, infatti, si siede sulla propria scrivania e s’immerge in minuti di profonda e intensa scrittura. Scrive. Scrive senza sosta. Poco dopo chiama un suo collaboratore, il segretario di un “ministero” della curia romana, la Congregazione dei riti. Senza dire nulla gli porge un foglio. «Lo faccia stampare e lo diffonda in tutta la chiesa» gli ordina.
Il segretario esce dallo studio, apre il foglio e legge scritte queste parole che lo sconvolgono. È una preghiera a san Michele Arcangelo, colui che nel testo sacro difende la fede in Dio dagli attacchi di Satana.
«San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; contro le malvagità e le insidie del diavolo sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime».
Perché questa preghiera?
Per la visione che poco prima ha avuto. È una visione che riguarda il futuro della Chiesa. Un periodo di circa cento anni in avanti quando il potere di Satana avrebbe raggiunto il suo culmine. Cento anni! Sostanzialmente la nostra epoca! Leone XIII sente due voci: una dolce e gentile, l’altra roca e aspra. Gli pare che queste voci provengano da vicino al tabernacolo. Subito comprende che la voce dolce e gentile è quella di Gesù Cristo mentre quella roca e aspra è di Satana.
Satana afferma con orgoglio di poter distruggere la Chiesa, ma per fare questo chiede più tempo e più potere. Gesù, misteriosamente, acconsente alla richiesta e gli chiede di quanto tempo e di quanto potere avesse bisogno. Satana risponde che ha bisogno di circa cento anni e di un maggior potere su coloro che si sono messi al suo servizio. Gesù accorda a Satana il tempo e il potere che chiede, dandogli piena libertà di disporne come vuole: ma non distruggerà la Chiesa.
Leone XIII rimane così scosso da questa esperienza che scrive una preghiera in onore di san Michele per la protezione della Chiesa. È la preghiera affidata al suo segretario e, tramite lui, a tutta la Chiesa. Il Papa vuole che questa preghiera sia recitata alla fine di ogni messa. Questa disposizione viene seguita fino agli anni Sessanta, quando, con la riforma della messa attuata dopo il Concilio Vaticano II, la preghiera viene definitivamente soppressa dalla liturgia.
I pontificati che sono seguiti a quelli di Leone XIII sono stati tutti ricchi di importanti parole dedicate alla grande battaglia tra il bene e il male. Non ultimo anche Benedetto XVI ha dedicato al tema diverse riflessioni. Sono parole che è utile ripercorrere, perché mostrano come a Roma, al terzo piano del palazzo apostolico, non si vuole eludere un tema decisivo per la Chiesa. Giusto lo scorso aprile, nella messa “nella cena del Signore”, il Papa ha ricordato che tutti «abbiamo bisogno di convertirci », tutti «dobbiamo sempre di nuovo imparare ad accettare Dio e Gesù Cristo così come Egli è, e non come noi vorremmo che fosse», accettare «che Egli sia senza potere in questo mondo», accettare che «si sia legato ai limiti della sua Chiesa e dei suoi ministri», mentre «oggi constatiamo con dolore nuovamente che a Satana è stato concesso di vagliare i discepoli visibilmente davanti a tutto il mondo».
Nei messaggi di Medjugorje, la Madonna parla di “Satana slegato dalle sue catene”. Era il primo gennaio 2001 quando la Madonna disse queste folgoranti parole: «Cari figli, questa sera in modo speciale vi ho voluti qua. In modo speciale adesso, quando Satana è sciolto dalle catene, vi invito a consacrarvi al mio cuore e al cuore di mio Figlio. In modo speciale adesso, cari figli miei, vi invito a starmi vicino. Io vi benedico tutti con la mia benedizione materna».
Proprio oggi che anche molti nella Chiesa cattolica faticano a parlare e a credere all’esistenza di colui che da sempre è il nemico, l’avversario, egli, Satana, agisce con una libertà di movimento mai avuta precedentemente. Satana oggi è slegato dalle sue catene. Perché è slegato resta un mistero. Forse perché i tempi dell’Apocalisse, i tempi dello scontro finale, sono prossimi.
Dice l’Apocalisse: «Alle bestia fu data una bocca per proferire parole d’orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che credono nel cielo. Le fu concesso di fare guerra ai santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione. Lo adoreranno tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita dell’Agnello, immolato fin dalla fondazione del mondo». Sembra dunque venuto il tempo di Satana. Contro di lui, però, ci sono i magisteri dei Pontefici le cui parole, legate misteriosamente ai messaggi di Medjugorje, dicono che il male può essere vinto, Satana può essere sconfitto.
DA NON PERDERE
Padre Amorth con Paolo Rodari, L’ultimo esorcista. La mia battaglia contro Satana, Piemme, 2012.
All’età di 86 anni, padre Gabriele Amorth esegue ancora dagli 8 ai 10 esorcismi al giorno, compresi le domeniche e il giorno di Natale. In molti lo conoscono come il più autorevole esorcista a livello mondiale, intervistato dalla stampa cattolica e laica, invitato in decine di trasmissioni televisive, protagonista di migliaia di pagine sul web; pochi sanno che prima di diventare sacerdote fece la guerra, fu partigiano e prese una laurea in Giurisprudenza. Fine teologo mariano, fu per molti anni direttore della rivista “Madre di Dio”. Poi, la svolta inattesa: il cardinale Ugo Poletti, a Roma, lo invitò ad affiancare un altro grande esorcista, padre Candido, affidandogli l’incarico ufficiale. Amorth rivive in questo libro scritto assieme a Paolo Rodari (L’ultimo esorcista. La mia battaglia contro Satana, Piemme) le sue memorie: una serie impressionante di storie che testimoniano della potenza del Male e del Maligno: il diavolo si impossessa di atei e credenti, di persone pie e di peccatori, e attraverso riti e preghiere di liberazione padre Gabriele cerca di alleviare le pene di molte persone. Nel suo lungo racconto, Amorth trova il coraggio di lanciare una sconvolgente denuncia: molti, nella Chiesa, non credono più all’esistenza del Demonio, i vescovi non nominano più esorcisti nelle loro diocesi. L’ultimo esorcista sembra non avere eredi, ma la battaglia contro le potenze delle tenebre è destinata a durare fino alla fine dei tempi.
IL TIMONE N. 111 – ANNO XIV – Marzo 2012 – pag. 50 – 51
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