Le tesi dell'emozionalismo e le sue manifestazioni
Infatti, molte persone professano una, alcune o tutte le seguenti tesi:
1) le emozioni e la ragione sono antitetiche, opposte; 2) le emozioni sono irrazionali; 3) le emozioni ci governano totalmente; 4) la ragione è in grado di riconoscere il bene e il male, di formulare giudizi etici, ma non è in grado di indirizzare le emozioni, dato che queste le sono antitetiche; 5) solo le emozioni sono in grado di formulare giudizi etici, e non già la ragione; 6) non soltanto l'emozione è la sola in grado di formulare giudizi etici, ma inoltre «il cuore (l'emozione) ha sempre ragione»; 7) noi siamo un fascio di emozioni.
Ricostruire la genesi e la storia dell'emozionalismo sarebbe un'impresa gigantesca. Limitiamoci a descrivere alcune sue declinazioni nella nostra epoca.
Michel Lacroix ha scritto delle pagine illuminanti sul passaggio dall'homo sapiens all'homo sentiens. In effetti, nel nostro tempo, dopo il crollo delle ideologie, le passioni politiche sono spente o comunque molto smorzate, ma alcuni fatti di attualità (vittorie sportive, fatti di cronaca nera, massacri, catastrofi naturali) scuotono la psiche collettiva come ondate di shock e ne mettono in luce l'iperemotività. Quando l'attualità non fornisce un combustibile reale per alimentare le emozioni, l'industria dell'intrattenimento ne produce uno artificiale con film, fiction, videogiochi, pubblicità, spettacoli.
Come dice ancora Lacroix, anche l'ecologismo, non di rado, nasce da e produce sentimenti di paura e devozione perla natura, così come diverse pratiche religiose (cfr. New Age) esaltano stati emotivi che promanano dalla voluttuosa fusione con il cosmo.
Analogicamente, il paranormale e l'occultismo intercettano un desiderio di emozioni forti ed alla stessa logica rispondono anche gli sport estremi che, in certi casi (parapendio, deltaplano, surf, bungy jumping, ecc.), richiedono poco sforzo muscolare a vantaggio dell'ascolto sensoriale: il soggetto, che praticando questi sport deve compiere pochi sforzi, si concentra sull'esperienza che sta provando. Diventa una centrale di emozioni.
Anche la musica è sacra per le emozioni che produce o perché permette di liberarsi dalla rabbia accumulata in vari modi.
Per i giovani, ma anche per i meno giovani, un'altra sorgente imprescindibile di emozioni intense sono le storie sentimentali «dove fondamentale è creare un clima di continua sorpresa, perennemente nuovo». E «nell'immaginario diffuso l'incanto è legato al fare sesso – emozione per eccellenza – che si vuole piacevolissimo, senza intoppi e fatica e libero dall'impegno di costruire e rilanciare la relazione. Tutto così facile e bello come in tv o nei film» (G. Brighina). Anche le folle che si recano ai grandi concerti, allo stadio, ai megaraduni, accorrono (talvolta) perché desiderano sperimentare lo shock emotivo provocato dal senso di fusione.
E la politica fa spesso (come del resto da sempre) leva sulle emozioni per intercettare consensi e decretare ostracismi.
Non di rado, anche la religione viene coltivata se e finché produce emozioni: cosicché, al supermarket del sacro, viene assemblata una propria religione fai-da-te, vengono recepiti quegli aspetti, riti, tecniche delle religioni che producono vibrazioni interiori.
Infine, l'uso di sostanze stupefacenti nasce spesso come risposta ad un desiderio di emozioni molto intense, di sensazioni esaltanti, di stati di dissoluzione dell'io in un flusso di emozioni.
L'homo sentiens cerca di conseguire un rapporto sensitivo col mondo, che è considerato «una sorgente di emozioni da vivere» i cui costituenti ultimi non sono atomi di materia, ma particelle emozionali, cosicché esiste solo (o quasi) ciò che è sentito. Va alla ricerca di un rapporto fusionale con l'essere, in modo che «per brevi attimi siamo veramente l'essere primigenio e ne sentiamo l'indomabile brama di esistere» (Nietzsche).
Insomma, molto spesso l'uomo contemporaneo va in cerca di vibrazioni emotive, cerca di alimentare delle continue e sempre più intense emozioni, ed il suo valore-fine è essere emozionato: «essere significa sentire», sentior (non già cogito) ergo sum. " suo imperativo morale è: «libera le tue emozioni».
Dunque, se l'eroe morale greco-medievale era l'uomo virtuoso capace di armonizzare gli affetti e la ragione, quello contemporaneo è il cercatore di emozioni, che vuole liberarsi dalla ragione.
Orbene, per molti aspetti il passaggio dall'homo sapiens all'homo sentiens è un processo culturale positivo, perché fino a qualche decennio fa vigeva una messa al bando delle emozioni, un invito a dissimularle o a reprimerle. A tale scopo, alcuni psicologi erano arrivati persino ad auspicare una somministrazione generalizzata di psicofarmaci. Inoltre, le emozioni possono supportare positivamente la nostra ragione ed il nostro agire, in molti modi che non possiamo qui vedere.
Il cuore ha sempre ragione?
Qui possiamo solo esaminare le tesi 5) e 6) dell'emozionalismo.
Il punto è che le emozioni, non di rado, possono anche fuorviarci: quindi, non devono essere considerate una sorgente di giudizio indefettibile. Infatti, almeno a volte, a posteriori, noi giudichiamo fuorvianti delle emozioni passate che ci erano parse indefettibili, capiamo che hanno offuscato il nostro giudizio.
Come lo comprendiamo?
Mediante la ragione o mediante un'altra emozione?
a) se lo comprendiamo con la ragione vuoi dire che essa riesce a giudicare le emozioni;
b) se lo comprendiamo con un'altra emozione allora i casi sono due:
b.1 le emozioni passate erano fuorvianti;
b.2 l'emozione presente è fuorviante.
In tutti e due i casi, si evidenzia che una qualche emozione è stata o è fuorviante, dunque le emozioni possono farci sbagliare.
Ancora, gli esseri umani pensano e pronunciano spesso tesi che sono contraddittorie. Se tutti gli uomini pensassero e dicessero tutto ciò che dicono solo per il totale influsso delle emozioni e se le emozioni avessero sempre ragione, allora ne seguirebbe un'assurdità: una persona A e una persona B che pensano/dicono cose contraddittorie avrebbero entrambe ragione.
La stessa tesi: «l'emozione ha sempre ragione» e la sua contraddittoria: «l'emozione non ha sempre ragione», sarebbero pensate/pronunziate solo sulla scorta di un'emozione e dovrebbero essere entrambe vere.
Ovviamente, anche la ragione può cadere in contraddizione. Però, diversamente dall'emozione, in forza della sua capacità riflessiva, che la abilita a focalizzarsi sui propri ragionamenti, ha le risorse per svolgere un'autocritica che può (talvolta) essere fruttuosa.
Con tutto ciò non bisogna concludere che noi uomini dobbiamo estirpare le emozioni, bensì solo che esse debbono essere guidate dalla ragione e dalla volontà: quando ciò succede, diventano una preziosissima e straordinaria energia, che incrementa la nostra capacità di agire e di pensare.
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IL TIMONE N. 86 – ANNO XI – Settembre/Ottobre 2009 – pag. 30 – 31
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