Che cosa è un concordato? Quando è perché si diffonde l’abitudine di rapporti giuridici fra gli Stati e la Chiesa? Dopo l’illuminismo e le rivoluzioni, i tentativi di curare le ferite con i concordati. Così, in Italia, si arriva ai Patti del 1929.
1. Grazie al prestigio riconquistato alla Chiesa negli anni del primo conflitto mondiale dall'azione di . papa Benedetto XV (1914-1922) per abbreviare e addolcire lo scontro, la stagione del dopoguerra vede l'influenza della Chiesa in netta ripresa.
Le rigide limitazioni imposte al magistero e all'azione della Chiesa di Roma in più di uno Stato europeo – specialmente in Francia e in Italia – rimanevano immutate, tuttavia si avvertiva che la condizione non era più quella di prima.
Le enormi sofferenze e le severe privazioni patite dai popoli li avevano visti ricorrere sempre più di frequente all'assistenza spirituale dei cappellani – chi era al fronte o prigioniero – e dei parroci – chi era rimasto nelle poco confortevoli retrovie -, così come trovare sollievo nelle molteplici opere caritative che la Chiesa tradizionalmente promuoveva. Era, per esempio, un fatto che, stante il ferreo diniego del governo e degli alti comandi di sostenere i nostri prigionieri nei campi austriaci e germanici, temendo che aumentassero le diserzioni, già troppo numerose, solo la Pontificia Opera di Assistenza era riuscita a far pervenire qualche genere di conforto ai nostri soldati: fotografie ormai celebri mostrano il nunzio in Germania monsignor Eugenio Pacelli (1876-1958) presiedere alla distribuzione di pacchi-viveri davanti alle baracche.
Così pure minore insensibilità incontravano le istanze religiose presso i governi liberali, probabilmente rassicurati dall'appoggio dato dalla Chiesa prima ai governi anti-socialisti – al tempo del Patto Gentiloni, nel 1913 – e poi alla guerra anti-austriaca e, magari, persuasi che un po' di fede – ma senza esagerare – non guastasse, anzi servisse a "lubrificare" i rapporti sociali. Anche la comparsa, a partire dal 1919, di forti partiti politici d'ispirazione cristiana in diversi Paesi – in Italia i popolari, i cristiano-sociali in Germania e in Austria – sarà un incentivo a che l'istituzione religiosa ricuperi un po' di respiro: non sarà un caso il permesso concesso nel 1921 a padre Agostino Gemelli (1878-1959) – già psicologo presso l'Alto Comando durante il conflitto – per aprire in Italia un'università cattolica.
2. A questo accresciuto rilievo dell'elemento religioso nella vita pubblica contribuiva altresì la minaccia del socialismo e del comunismo, potentemente rilanciata dalla conquista del potere da parte dei bolscevichi nell'impero russo e dalla immediata spinta espansiva della rivoluzione "rossa" verso Ovest fra il 1919 e il 1921.
Di fronte a questa incalzante e radicale minaccia, molte delle classi dirigenti europee, pur ancora rigidamente laiciste, ricorreranno a operazioni – per usare un termine scacchistico – di "arroccamento", e nel ventennio fra le due guerre prenderanno forma diversi regimi, dal corporativismo cristiano salazariano in Portogallo, al semitotalitarismo mussoliniano, alle varie dittature "di destra" che si intensificheranno alla vigilia del secondo conflitto mondiale -, di cui era condizione in tutti i casi il consenso delle masse cattoliche.
3. Per tutti questi fattori la Chiesa, dunque, dove non verserà in condizioni di grave e straordinario impedimento, come nella Spagna repubblicana o nel Messico rivoluzionario, si troverà a godere di un più ampio spazio di azione. Cercherà quindi di crearsi delle garanzie concrete di tale spazio attraverso accordi formali, che impegnino lo Stato – cui la Chiesa assicura la lealtà dei cattolici – a salvaguardare e a promuovere gl'interessi del cattolicesimo.
4. Benedetto XV e, poi, Pio XI (1922-1939) non dimenticheranno l'ideale della cristianità incarnatosi nel Medioevo e riproposto da Leone XIII (1878-1903) nell'enciclica Immortale Dei nel 1885: anzi, la cristianità conoscerà un re vivai nella cultura cattolica dopo l'enciclica sulla regalità sociale di Cristo Quas primas pubblicata nel 1925. Tuttavia i Pontefici si manterranno con i piedi ben per terra. La condizione di crisi della civiltà occidentale apertasi con il 1789 mostrava che la meta era lontana nel tempo: l'oggi esigeva invece di avvalersi dell'atmosfera quanto meno non sfavorevole venutasi a creare, anche a costo di evitare dichiarazioni di principio o di mettere in discussione la maggior o minor vicinanza alla dottrina sociale cattolica dei regimi suoi interlocutori.
5. La stagione dei concordati caratterizzerà le relazioni internazionali della Santa Sede fino all'incirca al Concilio Vaticano Il, quando si apriranno nuovi scenari, ma non cesserà affatto con esso.
I concordati non erano una novità per la Chiesa. In età contemporanea la serie degli accordi – per menzionare solo i più importanti – si era aperta nel 1855 con il Concordato con l'Impero Austriaco. Seguiranno nel 1924 l'accordo con la Baviera e nel 1929 quello con la Prussia, entrambi liberi Stati all'interno della Repubblica Tedesca detta "di Weimar". Vi sarà quindi il Concordato del 1925 con la Polonia, originato dalla riconquistata indipendenza di essa. Infine, nel 1929, i Patti lateranensi, stipulati da papa Pio XI con il Regno d'Italia. Vi sarà poi, nel 1933, il Concordato con il Terzo Reich guidato da Adolf Hitler (1889-1945), che metterà fine agli accordi conclusi con i vari principati germanici a partire dal 1817. Per quanto riguarda i regimi autoritari sopravvissuti al secondo conflitto mondiale, al Concordato del 7 maggio 1940 con il Portogallo di Antonio de Oliveira Salazar (1889-1970) – attualmente sostituito dal Concordato del 18 maggio 2004 – farà seguito quello del 27 agosto 1953 con la Spagna di Francisco Franco (1892-1975), che sarà sostituito, dopo il ritorno della Spagna alla monarchia costituzionale democratica, dai quattro accordi stipulati il 3 gennaio 1979. Nel 1984 anche il Concordato italiano verrà rivisto, con una maggiore autonomia dei due soggetti; lo stesso accadrà in Polonia nel 1993, mentre nella Germania di Bonn l'accordo del 1933 sarà gradualmente sostituito da accordi con i singoli Länder.
6. In Italia il processo di riavvicinamento fra Santa Sede e Stato unitario dopo i drammatici conflitti del secolo precedente avrà il suo culmine nel 1929. La Segreteria di Stato di Pio XI, guidata dal cardinale Pietro Gasparri (1852-1934), attraverso la mediazione di laici in buoni rapporti con il regime nato sette anni prima con l'avallo della Corona, riuscirà in quell'anno a chiudere l'annoso contenzioso – la cosiddetta Questione Romana – apertosi nel 1870 con l'occupazione militare italiana di Roma. La Santa Sede otteneva dallo Stato il riconoscimento della piena sovranità pontificia sulla Città del Vaticano e l'indennizzo per le spoliazioni subite durante e dopo l'unificazione. I vescovi italiani – la cui conferenza era ed è presieduta dal Papa medesimo -, in contemporanea, stipulavano un concordato che regolamentava i cosiddetti "rapporti misti": la scuola, lo status delle congregazioni religiose, i matrimoni, i tribunali, i seminari, i titoli di studio delle accademie ecclesiastiche, i cappellani militari, l'esenzione dei chierici dalla leva, il sostentamento del clero, e così via.
L'insieme dei due atti andrà a costituire quei Patti Lateranensi che nel secondo dopoguerra, per accordo fra le maggiori forze politiche, inclusi i comunisti, troveranno accoglienza nella Costituzione repubblicana al suo art. 7.
7. Come si era giunti al Concordato? Di certo Pio XI non era un fautore dei regimi autoritari o totalitari moderni. Egli ne intuiva lucidamente nel primo caso l'eterogeneità e la provvisorietà, nell'altro le derive neo-pagane. Tuttavia, il regime fascista proprio in quegli anni operava la svolta da movimento a regime, accogliendo non poche delle istanze del conservatorismo italiano, fra cui quelle religiose.
Nel 1929 il regime si presentava come un Giano bifronte: da un lato, in calata, lo spirito rivoluzionario, dall'altro l'influsso della monarchia e l'innesto di idee e di valori tradizionali, che vi operava la forte corrente nazionalista. Non pochi saranno quindi i paradossi. Per esempio, l'articolo sulla dottrina del fascismo redatto nel 1932 da Benito Mussolini (1883-1945) e da Giovanni Gentile (1875-1944) per l'Enciclopedia Italiana cercherà, con non pochi equilibrismi dialettici, di conciliare la critica alle correnti democratiche della Rivoluzione francese con la rivendicazione al fascismo dell'intera tradizione risorgimentale.
A questa ripresa conservatrice andavano ad aggiungersi altri elementi. L'azione compiuta dalle squadre e dalla polizia fasciste contro il nemico liberale e socialista, pur in rotta, l'incipiente iniziativa del regime a favore delle classi popolari e l'austerità morale che il regime ostentava avevano incontrato buona accoglienza presso il mondo cattolico e accresciuto la sensazione di trovarsi di fronte a una svolta rispetto al "martedì grasso" permanente dei massoni e dei libertini del secolo precedente, quando la Chiesa italiana aveva attraversato forse il suo momento più buio, sotto il duplice tallone del laicismo liberale, insediato al cuore dello Stato, e dell'intolleranza socialista fra le masse popolari.
8. Che cosa restava e che cosa mutava dopo i patti siglati da Mussolini e dal cardinale Gasparri? Restavano certo ambiti – il bando delle facoltà teologiche, i programmi scolastici uniformati alla versione fascista, e così via – in cui la separazione continuava a essere un fatto drammatico. Anzi, proprio l'accentuata natura autoritaria del regime metteva a rischio i Patti. Infatti, il fascismo cercherà quasi subito di rioccupare le posizioni oggetto di concessione, come nello spinoso campo dell'educazione della gioventù. I rapporti fra cattolici e fascisti si tenderanno fortemente già nel 1931 , quando le milizie mussoliniane attaccheranno le sedi delle organizzazioni laicali cattoliche, che daranno tuttavia prova di saper reagire con fermezza.
Mutava invece favorevolmente per i cattolici il trattamento di materie come il matrimonio – il religioso aveva ora anche effetti civili -, la nomina dei vescovi – la Santa Sede li designava, ma dovevano prestare giuramento -, la religione di Stato, la punibilità delle ingiurie al Papa, l'esenzione dal servizio militare per i chierici e altre.
Su altri punti in cui i principi cattolici erano del pari in gioco non vi era stato bisogno di accordo perché già pienamente riconosciuti e salvaguardati nel diritto ordinario dello Stato italiano, che tutelava la famiglia e bandiva il divorzio, l'aborto, il suicidio e l'eutanasia. Tutti presunti diritti che il radicalismo liberale e il materialismo comunista trasformeranno in altrettanti "obiettivi di lotta" – nella prospettiva di de-moralizzare la nazione – a partire dall'inizio degli anni1960.
IL TIMONE N. 80 – ANNO XI – Febbraio 2009 – pag. 26-27